Democrazia diretta,sorteggio: ed è subito Atene, quinto secolo a. C.

-di GIULIA CLARIZIA-

Quest’aria d’estate sembra essere di stimolo per la riflessione politologica. I due big del Movimento Cinque Stelle, Casaleggio e Grillo, nel giro di pochi giorni ci hanno regalato due perle sulla democrazia che hanno già fatto discutere le più importanti testate giornalistiche.

La democrazia rappresentativa, figlia del secolo scorso, è superata. Nel giro di qualche decennio, il Parlamento, sua istituzione simbolo, potrebbe anche sparire. E se così non fosse, perché eleggerne i rappresentati? Ormai anche il voto è obsoleto. Alle urne non va più nessuno. Un bel sorteggio e non se ne parla più.

Il tutto reso possibile, signore e signori, dai fantastici strumenti che la tecnologia ci concede, la quale ci potrebbe permettere di prendere le più alte decisioni dello Stato con un bel click comodamente da casa. Nel futuro a cinque stelle, qualche nostalgico forse continuerà ad andare in bagno col giornale, ma i più instancabili vi voteranno le leggi.

Tralasciando le infinite possibilità che ci apre il mondo del web, il “cambiamento” ineluttabile in corso somiglia più ad un ritorno alle origini.

Democrazia diretta, parlamento sorteggiato, è subito Atene, secolo quinto avanti Cristo. Non lo avevamo capito, ma Grillo è la reincarnazione di Pericle.

Ironia a parte, c’era una volta una polis in cui, per superare le lotte intestine all’aristocrazia, si giunse a una forma di governo che conferiva a tutti i cittadini il dovere di partecipare direttamente all’assemblea, l’ecclesìa, dove venivano votate le leggi per alzata di mano o con dei sassolini. La boulé, invece, era composta da membri sorteggiati fra i cittadini. Essa, tra le varie funzioni, preparava i lavori dell’ecclesìa e aveva diverse funzioni di controllo sulle finanze e la magistratura della città. E il metodo del sorteggio non si utilizzava solo per la boulé, ma per tutti gli incarichi pubblici, fatta eccezione per un centinaio di funzioni particolarmente delicate e complesse il cui incarico avveniva su base elettiva.

La ratio dietro tutto questo era dare a tutti la possibilità di governare ed essere governati, senza distinzioni. Certo, quando si dice tutti si parla dei maschi adulti nati da entrambi genitori ateniesi. Lo straniero, che spesso era anche uno schiavo, infatti, non aveva diritti. Ma è meglio non continuare su questo aspetto, dovesse essere ulteriore spunto per qualcuno che siede al Viminale!

Questa parentesi della democrazia diretta finì con la guerra, la peste e il declino di Atene. Nonostante ciò, ha profondamente influenzato la moderna cultura politica occidentale. È da lì che siamo arrivati, adattando i metodi democratici alla società

Fatta questa semplificazione estrema e forse, come tutte le semplificazioni, un po’ imprecisa, dalla prima forma di democrazia, torniamo al presente.

Siamo tutti d’accordo sul fatto che -come cantava Gaber- per fare i complimenti alla democrazia italiana ci vuole fantasia. Ma invece di paventare rivoluzioni neanche tanto fantasiose, cerchiamo di capire dove sono i problemi e poi, di proporre soluzioni ad essi. Ne suggeriamo alcuni: ignoranza, arroganza, maleducazione, egoismo. Se si vuole veramente partire dal basso, ricordiamo che le istituzioni sono solo scatole vuote. Se fossimo una società di luminari, potremmo serenamente eleggere i parlamentari con i numeri del lotto. Visto che non è così, teniamoci quanto meno il beneficio di scegliere chi deve rappresentarci in quella giungla che è diventato il Parlamento. Già le capacità di confronto e dialogo sono al minimo. Se si inizia a pensare che anche quel poco di spazio che resta, in cui per parlare bisogna metterci la faccia- e non l’emoticon😊- sia superato, siamo rovinati.

 

 

 

giuliaclarizia

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