In ricordo di Bruno Buozzi: politico, sindacalista e martire antifascista

-di ILENIA ABBONDANZA-

Roma, 4 giugno 1944. Bruno Buozzi cade vittima dei colpi di arma da fuoco delle SS. Dopo 74 anni dal tragico episodio è doveroso ripercorrere le tappe fondamentali della vita di una figura storica straordinaria, protagonista della lotta sindacale e politica, nonché della Resistenza contro il nazifascismo.

Nascita e primi passi

Buozzi nasce nei pressi di Ferrara, a Pontelagoscuro, il 31 gennaio 1881. A soli dieci anni rimane orfano di padre e per poter aiutare la madre nel mantenimento dei suoi quattro fratelli minori, decide di abbandonare gli studi, iniziando a lavorare in una bottega artigiana. Qui, si fa largo nella sua mente la consapevolezza che sarebbe stato necessario trovare un modo per combattere lo sfruttamento dei padroni, a danno dei lavoratori. Si rende conto, altresì, che ciò non sarebbe mai stato possibile per lui, senza un’adeguata preparazione culturale. Così, a quindici anni, emigra a Milano per lavorare alle officine Marelli e, una volta completato il servizio militare, comincia ad intensificare i suoi studi. Nel 1905, dopo essere passato alla Bianchi, si iscrive al Partito Socialista, militando nella frazione riformista turatiana e mostrando un importante grado di preparazione sui temi del lavoro. Nello stesso periodo, entra anche nel sindacato degli operai meccanici e metallurgici, di cui diviene presto membro del consiglio direttivo. Nel 1911 viene eletto, a soli trent’anni, Segretario generale della FIOM e proprio grazie al suo operato, l’organizzazione riesce a superare la crisi interna dovuta alle varie lotte di corrente, acquisendo una maggiore forza contrattuale e politica. Per la prima volta, nel 1920, entra da deputato alla Camera, tra le file del PSI. Nello stesso anno, è il principale promotore della battaglia operaia per l’occupazione delle fabbriche.

Gli anni del fascismo

Nel 1921 viene rieletto alla Camera dei Deputati ma, di lì a poco, inizierà la scalata al potere di Mussolini. La sede di Torino della FIOM, nel dicembre del 1922-due mesi dopo la marcia su Roma- viene bruciata, mentre Buozzi è brutalmente picchiato durante un comizio a Trento. A seguito della crisi politica determinatasi con l’omicidio di Matteotti, nel giugno 1924, Bruno Buozzi si mostra apertamente in contrasto col regime, aderendo alla “secessione dell’Aventino” e rappresentando con Turati il Partito Socialista Unitario all’interno del “Comitato dei sedici”. Benché minacciato e assalito più volte dagli squadristi, nel dicembre 1925, egli diventa segretario generale della Confederazione Generale del Lavoro. Grazie all’elaborazione delle Leggi Fascistissime, la dittatura mussoliniana inizia ad acquisire una forza sempre maggiore, al punto che Buozzi opta per stabilirsi con la sua famiglia in Francia, a Parigi, dove ha la possibilità di denunciare le violenze e i soprusi fascisti. Qui, infatti, fonda il Segretariato degli operai italiani e un giornale settimanale denominato “L’Operaio italiano”. Inoltre, nel 1927, entra a far parte della appena costituita Concentrazione di Azione Antifascista, un’organizzazione aggregante le varie forze di opposizione al fascismo in esilio, assieme, tra gli altri, a Pietro Nenni. Nel 1940 si trasferisce a Tours ma, nel 1941, una volta tornato a Parigi, viene arrestato dalla Gestapo per poi essere trasferito in Italia al confino a Montefalco.

La liberazione e la morte

A seguito della caduta del fascismo, nel luglio 1943, Bruno Buozzi viene liberato. Le sue prime preoccupazioni sono di assicurarsi che tutti i carcerati e confinati politici ritrovino la libertà e il rispristino delle Commissioni nelle fabbriche. Così Badoglio, nuovo Capo del governo, sotto minaccia di uno sciopero generale di tutti i lavoratori, dà l’ordine di scarcerazione. Nel settembre 1943, Buozzi combatte con i gruppi di Resistenza socialisti per impedire l’ingresso delle truppe tedesche nella Capitale ma, dopo l’occupazione tedesca di Roma, è costretto a vivere sotto falso nome in clandestinità. In questo periodo, getta le basi per la realizzazione della Confederazione del Lavoro Unitaria insieme con Grandi, per i cattolici e Di Vittorio, per i comunisti. Ecco che emerge, ancora una volta, il tema centrale e il filo conduttore dell’impegno politico e sindacale di Buozzi: l’unità del mondo del lavoro. Malauguratamente, però, egli viene arrestato il 13 aprile 1944 e condotto alla prigione di Via Tasso, mentre viene accertata la sua identità. Il CLN tenta più volte di organizzarne l’evasione, ma senza successo: nelle prime ore del 4 giugno, in località La Storta, si consuma il sacrificio di un grande uomo, morto per gli ideali di libertà e giustizia in cui credeva e per i quali si era prodigato tutta la vita.

fondazione nenni

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