L’Aquila, 6 aprile 2009, ore 3:32. Una tragedia da non dimenticare

-di ALESSANDRO ROSSI-

Il 6 aprile del 2009, alle ore 3:32, i cittadini de L’Aquila e dei paesi vicini ebbero un drammatico risveglio. Un terremoto di una potenza devastante cambiò per sempre le loro vite.

L’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) registrò un sisma con una magnitudo momento di 6.3MMS, 5.9 gradi secondo la scala Richter e il picco dell’attività sismica raggiunse una magnitudo di circa 7,2/7,4 gradi. 30 secondi che sembrarono un’eternità. 309 morti, circa 1600 feriti ricoverati negli ospedali limitrofi alla città ormai distrutta, 48818 sfollati. Una ferita difficilissima da rimarginare. Un ricordo che non si dovrà affievolire negli anni.

Oltre a L’Aquila i comuni colpiti furono 39 nell’omonima Provincia, 5 in quella di Teramo e 7 in quella di Pescara, l’elenco dettagliato si può trovare nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 16 aprile 2009.

Dopo la scossa delle 3:32 ce ne furono molte altre. Lo sciame sismico durò mesi.

La macchina dei soccorsi si mosse in maniera rapidissima già dai primi minuti successivi all’evento tellurico. Vigili del fuoco, Esercito, Protezione civile, volontari, tutti uniti per un solo scopo. Persone comuni che cercarono di fare il massimo per le popolazioni colpite da quella devastante calamità naturale.

Tante vittime. I ragazzi della casa dello studente caduta su sé stessa come fosse un castello di carte. Vite spezzate di persone che rimasero sotto le macerie sia a L’Aquila sia nei comuni vicini. Con il ricordo si può mantenere viva la loro memoria, solo il ricordo può fare da monito affinché si intensifichino i controlli sulle strutture esistenti e quelle di nuova costruzione.

Alle 3.32 ogni anno la campana rintocca 309 volte. Una per ogni persona scomparsa quella notte. Tutto ciò per non dimenticare.  La ricostruzione non è finita, qualcosa è stato fatto ma molto c’è ancora da fare.

Basta farsi un giro per le vie del centro de L’Aquila per vedere che la situazione è cambiata pochissimo da quel 6 aprile 2009. Chi c’è stato in quei giorni ed ha avuto modo di tornarci successivamente, ha potuto constatare che i passi avanti ci sono stati ma sembrano quelli di una formica piuttosto che quelli che si sarebbero dovuti fare ormai a 9 anni da quella grave tragedia. Gli aquilani, da buoni abruzzesi, si sono rimboccati le maniche ed il loro sforzo si vede tutto, le attività hanno ripreso a funzionare, le iniziative culturali hanno contribuito a rinforzare quel tessuto sociale proprio della città.

Chi c’era, in quei giorni così difficili, ricorda quando le sere si cantava e scherzava nel campo di piazza d’armi per scacciare il fantasma del dramma appena vissuto, ricorda la forza d’animo della popolazione tutta che voleva ripartire subito per cercare di tornare ad una vita “normale”, ricorda che ogni piccolo gesto valeva più di quanto si potesse immaginare.

La popolazione ce l’ha fatta, L’Aquila sta tornado a volare, ci vorrà del tempo affinché tutto torni come prima, ma i cittadini non demordono e fino a che l’Italia intera continuerà a far sentire il proprio appoggio, senza lasciarli soli, saranno ancora più forti di quello che già sono.

 

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