La Fondazione Nenni incontra Antonio Padellaro

-di PIERLUIGI PIETRICOLA-

È un momento difficile, difficilissimo per l’Italia. Dopo le elezioni, sono più le incertezze che le sicurezze. Si riuscirà a formare un nuovo governo? E come sarà composto? E quanto durerà?

Le riforme: quali e di che tipo? E che impatto avranno per la società?

E infine: si tornerà presto a nuove elezioni? E quando?

Abbiamo chiesto ad Antonio Padellaro (fra i giornalisti italiani migliori e di spicco), Presidente de Il Fatto Quotidiano, di riflettere insieme con noi su questa intricata situazione e sui possibili scenari che a breve potrebbero delinearsi. 

Dott. Padellaro, il momento politico italiano è molto delicato, soprattutto dopo le elezioni. Secondo lei il Presidente Mattarella come si regolerà per la formazione del nuovo governo?

Io credo che Mattarella abbia un vantaggio dalla sua parte. E cioè l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato. Lui inizierà a ragionare dopo che verranno eletti.

Perché?

Perché solo allora il Parlamento comincerà a funzionare nel senso tecnico del termine. Tenga anche presente che, oltre ai due Presidenti, bisognerà eleggere gli organi di presidenza e le commissioni parlamentari. In questo contesto, la Lega e il Movimento Cinque Stelle troveranno – dovranno trovare – un accordo sulle nomine dei due Presidenti. Per quanto riguarda, invece, le commissioni di garanzia, queste dovranno spettare all’opposizione.

Quale?

Appunto. Quale opposizione? Ancora non è ben chiaro. Non del tutto almeno.

Secondo lei quello che si sta per formare sarà un governo di scopo, oppure potrà durare in carica per tutta la legislatura?

Escludo che in queste condizioni ci siano le premesse per una conclusione naturale della legislatura.

Ne è certo?

Con un Parlamento così ridotto, viene a mancare quella che una volta si chiamava la “maggioranza organica”. D’altro lato, ho anche dubbi che possa sciogliersi in tutta fretta in modo da tornare alle elezioni il prossimo Ottobre.

E quindi?

Una prima scadenza utile la si può individuare nelle Europee del 2019. Le elezioni nazionali potrebbero coincidere con quest’altro appuntamento.

Una delle urgenze del nuovo governo sarà un’ennesima legge elettorale…

Assolutamente sì.

E questa nuova riforma che caratteristiche dovrebbe avere secondo lei?

Lega e Movimento Cinque Stelle dovrebbero trovare un accordo per una legge con un vero premio di maggioranza, in modo da determinare l’effettivo vincitore delle future elezioni. Si badi, però, che questo premio di maggioranza dovrà essere misurato, altrimenti si rischia l’incostituzionalità.

Quindi non dovrebbero esserci grandi difficoltà…

Una difficoltà, e non da poco, c’è invece.

Quale?

Berlusconi, il quale ha capito il disegno di Salvini.

Che consisterebbe in cosa?

Nel voler annettere alla sua leadership Forza Italia. E questo Berlusconi non lo permetterà tanto facilmente.

Quindi Berlusconi preme per un accordo col PD?

Non gli dispiacerebbe! Peccato che manchino i numeri per questo accordo.

E invece, venendo a Renzi, lei come interpreta la frase: “Il futuro torna” posta a conclusione della sua lettera di dimissioni?

Renzi ha un progetto ben preciso: vuole assistere al fallimento del Movimento Cinque Stelle. E questo dal suo punto di vista è ragionevole, non è del tutto infondato: vuol far governare Di Maio e aspettare sulla sponda del fiume il cadavere del suo nemico che passi – se vogliamo riprendere la famosa metafora.

Il Movimento Cinque Stelle lo vede compatto nella sua azione politica?

A me pare che sia diviso in due. Per metà è governista, e per l’altra metà invece vuole mantenere un’anima movimentista. Essendoci queste contraddizioni, Renzi vuole farle emergere per poi prenderli in castagna.

E una volta presi in castagna, che farebbe?

Tornerebbe alla ribalta dicendo: “Visto cosa combinano quelli a cui avete dato così tanti voti?”. E da lì iniziare a recuperare i consensi perduti. È un strategia. Più o meno discutibile, ma comunque è la sua strategia.

Venendo al discorso sulle riforme, l’Italia ha delle urgenze a cui deve porre mano nell’immediato…

Nell’immediato vi è la clausola di stabilità.

Che tradotto in cifre sta a significare?

Sta a significare che entro un paio di anni bisognerà porre mano a due manovre per un totale di ben 32 miliardi di Euro, di cui una di 12 miliardi da farsi nell’immediato.

Altrimenti?

Altrimenti ci sarà lo scatto di aumento dell’IVA. Che vorrebbe dire: catastrofe assoluta! Quindi, bisogna fare attenzione.

L’Unione Europea, di fronte a questa situazione, come si comporterà?

L’Europa non sta col mitra spianato. Però, certamente, non appena si sarà formato questo nuovo governo ci chiederà di far fronte ai nostri impegni.

Cioè rispettare la clausola di stabilità di cui parlava prima…

Esattamente.

E se non si riuscisse a rispettarla, cosa potrebbe accadere all’Italia?

Quello che successe alla Grecia.

Senta dott. Padellaro, immaginando di andare al voto fra un anno o poco più, secondo lei il voto dei cittadini potrebbe polarizzarsi su Lega o Movimento Cinque Stelle, oppure potrebbe differenziarsi ulteriormente?

Chi lo sa? Fare previsioni è difficile. Soprattutto in questo momento storico.

Perché?

Perché l’elettorato italiano, ora come ora, ha una mobilità assoluta. Non ha più vincoli di ideologie o di appartenenza. Ma stiamo attenti a non cadere nell’ingenuità di considerare questa come una situazione degli ultimi anni. Ha radici più lontane.

Lontane quanto?

Individuando un preciso ed emblematico momento storico, direi dalla caduta del Muro di Berlino nell’89. Da allora la scelta di campo, sul piano del voto politico, si è esaurita.

E le persone sulla base di cosa votano?

Ormai le scelte avvengono sulla base dei rispettivi interessi individuali. Ciò che non è del tutto sbagliato. La dimostrazione ce l’abbiamo sotto gli occhi vedendo le differenze di voto ottenute dal PD e dal Movimento Cinque Stelle alle elezioni Europee nel 2014 e a queste ultime. Nessuno sa, con precisione, cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi.

Con una situazione sociale così difficile, potrebbe verificarsi un ulteriore disamoramento delle persone dalla politica?

Una quota di disamore, in tal senso, già è stata pagata. Io non credo aumenterà ancora. Anche perché stanno venendo fuori uomini nuovi sulla scena politica (non so quanto Salvini sia del tutto nuovo, comunque…). E questo catalizza un certo interesse, una curiosità da parte degli elettori.

Secondo lei quali sono le riforme a cui bisognerebbe subito porre mano?

Il lavoro giovanile e l’immigrazione.

Queste due?

Direi di sì.

Perché proprio queste due?

Sul piano del lavoro, le politiche renziane hanno prodotto precariato e, di conseguenza, tanta insicurezza – specie nel mondo giovanile. Questa è una situazione che si avverte in modo sensibile soprattutto al Sud, dove il Movimento Cinque Stelle ha avuto tantissimi voti. Per quanto riguarda l’immigrazione, invece, bisognerà porre un rimedio serio al fenomeno degli immigrati clandestini. Problema molto sentito soprattutto al Nord (dove la Lega è stato il partito più votato). Io credo che ci dovranno essere delle risposte: serie, adeguate e attuabili.

E se non ci dovessero essere?

Ci saranno dei fenomeni di ribellione. Sicuramente! Non nella stessa misura con la quale avvennero nel ’78, all’epoca di Moro (di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni dal rapimento e dall’uccisione). Anche perché allora vi era un disagio evidentissimo soprattutto per quella che era la condizione lavorativa nelle fabbriche. Ma certamente, ci saranno reazioni da parte della popolazione. Per cui: attenzione!

 

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