La scommessa laica del sindacato dei cittadini: “quando l’impegno sociale diventa stile di vita”

-di CARLO FIORDALISO-

Nel 1985 non si viveva un clima di valorizzazione dell’unica esperienza laica di comunità terapeutica nel nostro Paese.

Muccioli ideatore, fondatore, animatore e anima di San Patrignano era costantemente inseguito da “attenzioni” della magistratura riminese per una infinità di ipotesi di reato ai danni dei giovani ospitati in comunità.

Da vecchio sindacalista convinto delle buone intenzioni di Muccioli mi ritrovai spontaneamente schierato al suo fianco insieme a Giorgio Benvenuto allora Segretario Generale della UIL.

Ed è in questo contesto che dovendo organizzare il Congresso Nazionale della UIL Sanità cominciai ad ipotizzare di celebrarlo nella Comunità di San Patrignano.

L’idea piacque a Benvenuto, alla Segreteria e a tutti gli organi dirigenti del Sindacato della Sanità. Ci ritrovammo quindi per tre giorni in comunità insieme agli ospiti di Muccioli che ci aiutavano in tutti i problemi logistici che comportava la presenza di circa 500 delegati.

Ci furono scene che non dimenticherò.

Per esempio il primo giorno dopo l’apprezzamento di tutti i delegati per la struttura e per l’accoglienza ci fu un momento di sbandamento quando si ritrovarono i 500 delegati, nella mensa della comunità serviti a tavola dai ragazzi e dalle ragazze ricoverati.

In quegli anni c’era il terrore dell’AIDS di cui non tutti conoscevano i veri mezzi di trasmissione e quindi non dimentico gli sguardi di smarrimento dei miei colleghi ospedalieri, compresi medici e infermieri, quando furono serviti a tavola dai giovani di San Patrignano.

Devo dire che al terzo giorno conclusi i lavori congressuali e venuta l’ora degli addii ci furono molti commoventi abbracci, fraterne strette di mano e perché no qualche lacrimuccia di commozione.

I ragazzi ci avevano fatto conoscere il complesso e articolato mondo della comunità, le regole di vita interna, gli stimoli e gli esempi per ritrovare la strada della vita.

Ancora più toccante fu il momento in cui più d’uno dei partecipanti al congresso mi avvicinò perché perorassi la causa di un proprio figlio bisognoso dell’esperienza della comunità. Richiesta che Muccioli con grande generosità non ebbe difficoltà ad accogliere.

Una cosa importante fu anche la visita durante i lavori congressuali dell’allora Ministro della Sanità on. De Lorenzo che raccolse tale consenso che dovetti intervenire per far cessare gli applausi prolungati dell’assemblea.

Il Ministro era pur sempre la nostra controparte.

 

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