Troppi ragazzi dislessici bocciati a Trieste

-di FRANCESCA VIAN-

I ragazzi dislessici sono tutelati a scuola dalla legge 170 del 2010. Eppure l’istituzione ‘Scuola’ fatica a istruirli davvero. Dovrebbe applicare quanto previsto dalla legge, ma troppo spesso non è capace: i ragazzi, oltre ad imparare di meno, si trovano addirittura non ammessi a fine anno. E’ la denuncia di oggi del quotidiano ‘Il Piccolo’ di Trieste, che titola a tutta pagina: ‘Crescono i bocciati fra i dislessici e scatta il ricorso’.

Danneggiati prima e bocciati dopo. Addirittura in una terza media triestina ne sono stati bocciati due su due all’esame (li chiameremo Paola e Paolo). Gli altri ragazzi della classe sono stati promossi. In quella scuola si applicava la legge 170? Non è verosimile neppure sperarlo. Un istituto tecnico di Aprilia ha invece chiesto cinque euro per ogni foglio, ad uno studente maggiorenne dislessico, che voleva fare ricorso per la sua bocciatura. Della serie: la legge ti permettere di vedere i tuoi atti, ti permette di difenderti, ma la pubblica amministrazione calpesta i principi stessi della Costituzione, anzi li irride, costringendo ad arrendersi coloro che ‘sono privi di mezzi’.

E’ un sistema difficile da scardinare, nonostante la legge sia chiarissima, perché per molti docenti italiani il pregiudizio è più forte dell’orgoglio professionale: l’intelligenza vivace di questi studenti andrebbe veicolata su piste diverse, ma la pigrizia pedagogica impedisce a molti professori di esplorare nuove strade. Si fa prima a catalogarli così: ‘Sono svogliati, demotivati, menefreghisti, indifferenti, e forse – perché no – anche un tantino maleducati, visto che ci mettono due ore a svolgere un esercizio! E se studiano un altro anno non guasta, che poi la vita è difficile. E’ meglio che se ne rendano conto subito, e anche i loro genitori’. ‘Troppe carte da fare’, qualcuno borbotta. Ma quali carte? Una carta all’anno non può fermare la corsa di un ragazzo verso il futuro. E soprattutto le ‘carte’ devono essere applicate. Questi studenti hanno già compreso, certamente fin troppo, che le loro strade sono in salita: le porte sbattute in faccia, le bocciature, le sgridate non fanno che acuire il malessere di apprendere, il senso della propria inadeguatezza e del proprio fallimento. Creare delusi non è mai un buon investimento sociale, tanto più se si parla di scuola, che dovrebbe educare, e abbracciare tutte le diversità come risorse. Perché la scuola rifiuta i ragazzi dislessici? Perché non li fa entrare nei propri ingranaggi? Non ne rispetta i linguaggi, così come imporrebbe la legge?

Paola e Paolo, compagni di classe del capoluogo triestino, sono stati dunque bocciati all’esame di Terza media. E’ difficile non pensare in questo caso ad un accanimento specifico verso chi presenta la dislessia.

Gli errori nell’esecuzione delle prove d’esame non sono certamente di Paolo e Paola, ma sono stati dei loro professori. Richiamando il grande maestro di scuola Gianni Rodari, ci sono errori ed errori: in questo caso, gli sbagli dei professori sono molto più gravi. Perché devono rimetterci ragazzi già ‘messi alla prova’ dalla sfida della sorte, e per di più protetti da una apposita legge?

La scuola di Trieste ha perciò dimostrato metaforicamente di costruire una scalinata davanti alla carrozzina di un disabile e di bocciarlo perché non è riuscito a salire le scale. Fuor di metafora: la scuola può interrogarsi sulla propria missione, e togliere le scalinate davanti alle carrozzine dei disabili? Può farli entrare a scuola da un altro ingresso: quello che la legge propone e che la scuola – nel caso degli studenti dislessici di Trieste e di molti altri – non dispone? Sarebbe proprio una questione di civiltà. Una civiltà che la scuola italiana ha dentro già dalla Costituzione della Repubblica, che la scuola italiana testimonia ogni giorno, quando la legge viene applicata e l’individuo viene rispettato, con i suoi stili di apprendimento. Certo, non quest’estate a Trieste. Qualcosa non deve essere andato nel verso giusto.

Così, in ottobre, mentre i compagni giocano a pallone dopo la scuola, con gli zaini appoggiati sopra le prime foglie cadute dai rami, Paolo si trova a riflettere, chiuso dietro ai vetri di casa sua: devo credere a uno stop che non ho meritato, o mi sento già uno studente delle scuole superiori, affacciato al mio domani? Un domani possibile anche grazie alla legge italiana? Anche Paola sta dietro i vetri di casa: alle ragazzine più piccole della sua classe non sa proprio cosa dire.

Laddove non è arrivato il rispetto della legge, laddove non è arrivato neppure il buon senso dei professori, cosa rimane? Si spera nel futuro. O perché no? Anche nella giustizia del Tribunale amministrativo regionale, che è già noto per avere risanato molte ingiustizie perpetrate nella scuola, e per avere chiesto la rimozione delle “scalinate”, edificate davanti alle difficoltà. Anche per i dislessici.

Che ripetano l’anno i loro professori, dal momento che hanno certamente commesso una grave ‘sbadataggine’ professionale, non i ragazzi (nella foto di copertina, Monumento ai caduti, Trieste)

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

6 thoughts on “Troppi ragazzi dislessici bocciati a Trieste

  1. Anche alle superiori se e’ per quello …..Adhd …discalculia disgrafia … cercare soluzione e non trovare niente e nessuno che ti indirizzi al posto giusto … uno schifo.

  2. Grazie a Francesca Vian, perché riusciamo a sapere della scuola quello che spesso viene occultato. Quanti degli insegnanti hanno letto “Lettera a una professoressa” di don Lorenzo Milani? Sarebbe quasi obbligo portarlo agli esami di abilitazione ..
    Grazie per questa bella pagina.

  3. Ho semplificato il lessico, per maggiore chiarezza, perché in genere le persone conoscono soltanto la dislessia. Si intendono studenti che presentano dei disturbi specifici di apprendimento, che possono essere diversi, fra i quali la dislessia e quelli che hai citato anche tu. Certamente il problema, come dici tu,è in tutti gli ordini della scuola di base, anche se ovviamente non in tutte le realtà. Alcune fanno il possibile. Siamo ancora molto lontani comunque, a mio parere, nella scuola, dal rispetto delle specificità individuali. E non è una questione di risorse, come protestano molti docenti.

  4. mi dispiace contraddirla ma l’AID di Trieste sta lavorando per aiutare i bambini e ragazzi con disturbo specifico d’apprendimento. Basta informarsi direttamente con la presidente della sezione di Trieste. Il suo recapito telefonico lo può trovare sia sulla pagina fb di AID sezione di Trieste sia sul sito dedicato.

  5. Gentile signora Nadia, non ci sono dubbi che l’AID di Trieste lavori per coadiuvare le famiglie dei ragazzi con DSA, dal momento che è un’associazione sorta a questo scopo. Non ha pertanto responsabilità di quanto è accaduto dietro le quinte delle scuole. Non capisco, signora Nadia, con cosa Lei non sia d’accordo. Non è d’accordo che ci siano troppi ragazzi dislessici bocciati? E’ la stessa presidente dell’AID che ha denunciato il problema, non solo al Piccolo, ma anche alla televisione. Tra l’altro la stessa dirigente scolastica, cioè la controparte, non ha potuto evitare di ammettere che è così. Non capisco il motivo del suo dissenso su quanto espresso nell’articolo, perché l’Aid non può che essere su queste posizioni, dal momento che si auspica il rispetto della legge.

  6. Grazie, signora Maria. Purtroppo non credo che ‘Lettera a una professoressa’ sia conosciuto da tutti gli insegnanti. Sono d’accordo. Andrebbe portato agli esami di abilitazione, e poi tenuto nel cuore per tutta la vita.

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