Primo via libera al Rosatellum: ecco come funzionerà

-di FEDERICO MARCANGELI-

Il Rosatellum Bis si appresta ad approdare alla commissione “Affari Costituzionali” del Senato, dopo la contestatissima approvazione alla Camera: 375 favorevoli e 215 contrari e 66 franchi tiratori: questo il risultato delle consultazioni (a scrutinio segreto) presso Palazzo Montecitorio.
L’obiettivo del governo è quello di portarlo nuovamente in aula il 24 Ottobre, forzando la mano con dei tempi più rapidi del previsto. Tralasciando le varie reazioni politiche, occorre tracciare un quadro di questa nuova legge elettorale. Il modello è quello già visto del misto proporzionale/maggioritario, ma in una salsa italiana abbastanza confusionaria.
La componente proporzionale contribuirà alla distribuzione di due terzi dei seggi e sarà su base nazionale per la Camera, mentre regionale per il Senato. Ogni partito costituirà la sua lista (bloccata) e da quella verranno selezionati gli eletti, ovviamente in proporzione ai voti ricevuti.

La componente maggioritaria si baserà invece su collegi uninominali, quindi su una competizione diretta tra i candidati (uno per partito o coalizione). Qualunque candidato arrivi “primo” nel collegio andrà direttamente a sedere in una delle due camera, in pieno stile anglosassone. Circoscrizioni uninominali e plurinominali non combaceranno, ma dovranno essere definite con una successiva legge delega. Ogni collegio plurinominale ne conterrà 7-8 uninominali, ma in alcuni casi saranno anche meno (in base alla regione). Circa il 2% di deputati/senatori sarà poi eletto nella circoscrizione estera. I numeri possono spiegare meglio questa legge. Per la Camera la ripartizione dei 630 seggi avverrà così: 232 eletti in collegi uninominali, 386 in collegi plurinominali (circa 65) e 12 nella circoscrizione estera. Per il Senato i 315 rappresentanti avranno una identica modalità di elezione: 102 in collegi uninominali, 207 in collegi plurinominali e 6 nella circoscrizione estera.

In tutto ciò, non potevano mancare le soglie di sbarramento: 3% per i partiti e 10% per le coalizioni. Per i partiti rappresentanti delle minoranze linguistiche, la soglia si abbassa al 20% su base regionale. Questi sbarramenti non influenzeranno gli eletti in collegi uninominali: se il candidato vince, viene eletto. Le coalizioni potranno sostenere un unico candidato nei collegi uninominali, ma le singole liste dovrebbero rimanere separate nei plurinominali. Le uniche limitazioni per la formazione delle suddette liste sono rappresentate dalle “quote rosa” e le “pluricandidature”. Nessuno dei due sessi potrà coprire più del 60% del listino o degli eletti.

Per quanto riguarda la candidatura in più circoscrizioni, essa incontrerà dei limiti (non molto stringenti). Ogni candidato potrà presentarsi in 3 collegi plurinominali e 1 uninominale. Si perde però la possibilità di scelta in caso di molteplici risultati positivi. In caso di vittoria nell’uninominale, sarà vincitore nel suddetto; nel caso vinca in più circoscrizioni plurinominali, risulterà vincitore in quella in cui il partito ha ricevuto la minor percentuale di voti. L’ultima domanda da porsi è: come si voterà? Saranno rilasciate all’elettore due schede, una per ogni camera. Ogni scheda sarà ripartita in 2 aree: una per il maggioritario (i vari candidati, con annessi i partiti o le coalizioni che li sostengono) ed una per il proporzionale (con partiti, coalizioni e nomi dei candidati nei listini bloccati). Non sarà possibile però effettuare un voto disgiunto. Se si vota un candidato nel maggioritario, nel proporzionale non si potrà votare un partito/coalizione che non lo sostenga.

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