Lavoro, i piani di Padoan ma manca il salto di qualità politico

-di SANDRO ROAZZI-

A Cernobbio il ministro Pier Carlo Padoan ha ripetuto che parte (buona parte…) della crescita è dovuta alla ripresa mondiale, mentre c’è una parte strutturale di essa di cui il Governo è a buon titolo un… azionista di maggioranza. Insomma le riforme avviate con Renzi stanno “dentro” la crescita e Padoan ritiene che il lavoro da fare sia appunto quello di irrobustire il profilo strutturale sia pure con risorse limitate. Anche perché, aggiunge, le riprese cicliche hanno un termine e, si può dire, l’economia italiana avanza comunque con un passo più lento dei nostri competitori. Economia mondiale e governo, dunque. Rimane poco spazio per… gli imprenditori, ottimi beneficiari, ma ancora deficitari in termini di propensione ad investire come pure a valutare una diversa politica salariale dopo aver ottenuto una montagna di risorse. Ma fra le righe si legge nelle parole di Padoan anche un messaggio preciso i cui destinatari sono proprio quelli però che hanno più propensi a fare promesse di sapore elettorale, vale a dire i partiti: perdere questa opportunità in una fase economica meno inquieta di altre sarebbe davvero un madornale errore.

Servirebbe insomma un salto di qualità, anche perché lo sforzo riformatore fino ad ora si è avvalso di… mezze riforme, vedi quelle sul lavoro con effetti contingenti come i primi incentivi e con un Jobs act che finora ha appena scalfito lo zoccolo duro della precarietà, mentre paradossalmente ha facilitato l’iter dei licenziamenti. Ma resta del tutto inesplorato il futuro delle politiche attive del lavoro dal quale dipende soprattutto il destino delle giovani generazioni. Per non parlare della flessibilità da lavoro a pensione davvero in grado di far cessare gradualmente il paradosso di una occupazione che aumenta soprattutto per… merito degli ultracinquantenni.

La ristrettezza delle risorse inoltre non è un problema marginale. sia che si affronti il nodo del cuneo fiscale o della scomparsa dell’Irap, oppure che ci si occupi finalmente di riforma fiscale o che si ritorni ad una strategia di politica industriale che impedisca un impoverimento di quelle produzioni strategiche nei prossimi anni. il ministro dell’Economia parla di interventi selettivi, bene se però la selezione non voglia indicare solo una spruzzata di risorse qua e là.

È indubbio che il Governo mostri sensibilità verso i problemi sociali più acuti. Ma anche in questo caso non pare che sia in grado di affrontare di petto il disastro determinato dalla lunga recessione e che ha approfondito le diseguaglianze.

Se il passo felpato sul piano politico del Governo è, viste le condizioni politiche, l’unica tattica possibile, non altrimenti lo sarebbe sul piano economico. Ci vorrebbe più coraggio. Un coraggio che fosse in grado di ricreare consenso, almeno sul piano sociale, per tracciare un percorso valido anche per il dopo elezioni. Invece la frase secondo la quale “lasceremo al prossimo Governo una situazione migliorata”, sembra voler mettere l’accento più su una (legittima) autoassoluzione del proprio operato che su una svolta voluta ed avviata. Tanto più che fra qualche mese ci si dovrà interrogare sulle conseguenze del progressivo ritiro dell’ombrello protettivo della Bce.

E prima ancora si farà il consuntivo del ritorno al lavoro nella speranza che i cancelli si riaprano e le serrande vengano tirate su. L’autunno politico e quello economico faranno parte di una sola storia, ma è proprio questo il passaggio stretto che si dovrà affrontare.

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2 thoughts on “Lavoro, i piani di Padoan ma manca il salto di qualità politico

  1. Analisi ed opinioni molto precise e corrette. Aggiungo che Padoan non dovrebbe essere uno sprovveduto. Gli imprenditori investono laddove trovano le convenienze effettive e sanno che qualsiasi business costruito con gli aiuti di stato non regge la competizione globale e la sfida dei mercati. Le ns difficoltà dipendono dall’assenza delle condizioni per attrarre investimenti ed il denaro va dove ci sono maggiori convenienze. Puoi spingere gli imprenditori ad investire ma serve a poco. Al riguardo c’è un’esperienza istruttiva, il caso Alitalia. Quando Berlusconi fece un appello ai cosiddetti Capitani coraggiosi trovò una risposta di imprenditori e di finanziamenti. Abbiamo visto quale è stato l’esito. Si investe se c’è fiducia in un paese e nella sua classe dirigente: si investe se la valutazione reddituale del progetto. Chi ha soldi e finanziamenti ha la possibilità di investire anche altrove! Purtroppo la nostra classe dirigente ha ancora una cultura imprenditoriale superata e non ha nessuna intenzione di cambiarla!

  2. Scusate non so come si può fare una modifica. Dopo valutazione del progetto va aggiunto È POSITIVA.

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