Ius Soli, il triste voltafaccia di una politica senza dignità

 

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Ci siamo spesso occupati su questo Blog della questione dello Ius soli. Vale la pena fare un piccolo riassunto delle puntate precedenti, a beneficio di coloro che ignorano cosa sia questa legge, chiarimento essenziale dopo la dichiarazione con la quale il Premier Paolo Gentiloni ha dichiarato non prioritario il provvedimento rimandandolo a… settembre (di fatto lo ha bocciato). La scelta di Gentiloni è motivata dalla necessità di evitare una crisi di governo (i centristi erano in subbuglio e i numeri del Senato consentono sempre ricatti e imboscate).

La legge che è stata subito impugnata come una clava propagandistica dalle destre e dal Movimento 5 Stelle agitando lo spauracchio della famosa “invasione”, in realtà con l’immigrazione ha poco a che vedere muovendosi, semmai, sul terreno dell’integrazione. Può piacere o meno, ma almeno inquadriamo il dibattito e il confronto nel suo reale contesto. Perché strumento di integrazione (più che mai necessario visto quello che accade in Belgio, Francia, Gran Bretagna sul fronte dell’islamismo)? Perché riguarda oltre un milione di persone che non sono sbarcate ieri a Lampedusa. Infatti, 650 mila sono i nati e cresciuti in Italia, gli altri sono arrivati nel nostro Paese che erano bambini e ora sono già abbastanza grandicelli. In sostanza, ragazzi considerati stranieri fino al diciottesimo anno di età, pur parlando italiano (semmai riescono anche a coniugare il congiuntivo meglio di quanto non facciano alcuni dei parlamentari che con maggiore vigore si sono lanciati all’assalto del provvedimento), pur avendo imparato sui banchi delle nostre scuole la storia del nostro Paese (e siamo convinti che la sappiamo molto meglio di tanti importanti personaggi di primo piano della Lega Nord, Salvini compreso), pur avendo uno stile di vita in tutto simile a quello di un coetaneo vicino di casa. Insomma, stranieri nel loro Paese. Si sarebbe potuto discutere sull’eccessiva o scarsa generosità della legge, sui limiti imposti o da imporre, sulla oggettività delle procedure. Si è preferito, invece, fare campagna elettorale e trasformare un milione di persone che vivono pacificamente tra di noi da molti anni in un “esercito di invasori” al servizio del Feroce Saladino che poi feroce non era affatto.

Ovviamente nessuno sa cosa contenesse il provvedimento. In breve sintesi: cittadinanza per i nati in Italia da genitori stranieri (almeno uno in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo); per lo straniero nato e residente in Italia legalmente senza interruzioni fino a 18 anni, il limite per richiedere la cittadinanza sarebbe passato da uno a due anni dal raggiungimento della maggiore età. La grande novità della legge era lo ius culturae: i ragazzi nati in Italia o arrivati nel nostro paese prima del compimento del dodicesimo anno d’età, avrebbero ottenuto la cittadinanza avendo frequentato uno o più cicli di studio presso le scuole del nostro paese per un periodo di almeno cinque anni.

La legislazione italiana prevede diversi modi per l’acquisizione della cittadinanza, disciplinati dalla legge n.91 del 1992 secondo la quale la cittadinanza si trasmette dai genitori ai figli, secondo il criterio dello ius sanguinis. Vi sono inoltre sia il principio dello iure communicatio che dello ius domicilii. È possibile ottenere la cittadinanza italiana, da un lato, attraverso il matrimonio con un cittadino o tramite l’adozione, dall’altro lato, in seguito ad una stabile ed ininterrotta permanenza sul territorio dello stato italiano per almeno dieci anni. Anche se per dovere di precisione da quest’ultima modalità matura solamente un interesse legittimo che consente di presentare la domanda di cittadinanza essendo, poi, la risposta soggetta alla valutazione discrezionale dell’autorità amministrativa.

Insomma, una questione di civiltà. Soprattutto perché alla fine non si tratta solo di norme ma di persone. In queste settimane si è ascoltato un po’ di tutto. Personaggi che sino all’altro giorno parlavano di secessione mostrando ben poco affetto nei confronti dell’Italia che hanno avuto la faccia tosta di affermare che solo chi ama l’Italia può definirsi italiano. Altri che non volendo perdere il centro del palcoscenico a cui sono legati per antica familiarità professionale, si sono imbarcati in polemiche su un inesistente “ius soli” europeo prendendo serissimi a fondatissimi schiaffoni da chi, conoscendo forse poco le arti comiche ma molto meglio quelle giuridiche, ha spiegato che in realtà ogni paese si regola come vuole (e non potrebbe essere altrimenti). Sono stati trasformati in immigrati, ragazzi che forse hanno viaggiato su un traghetto per motivi di piacere ma non hanno mai conosciuto un barcone in vita loro. Insomma, uno spettacolo indegno fornito da una politica che non sa nemmeno dove siano di casa i diritti e i doveri dei cittadini (anche perché loro si sentono al di sopra di quei diritti e, soprattutto di quei doveri), una indecente sceneggiata che ha avuto al momento un solo e chiarissimo epilogo: la lievitazione di un clima di odio e intolleranza. Gentiloni dice che alla ripresa dopo le vacanze estive si tornerà a parlarne. C’è da dubitarne. Gentiloni come Bruto è uomo d’onore. Appunto.

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