Vendita Ilva: è fatta; oltre 4000 in cassa integrazione. E poi?

 

L’ilva ha ormai un altro “padrone”: AM Investco Italy e l’Amministrazione Straordinaria dell’Ilva hanno siglato un accordo per l’acquisizione degli asset del gruppo siderurgico. L’intesa prevede l’affitto dei complessi aziendali con obbligo di acquisto a conclusione della fase di negoziazione in esclusiva. Tutta l’operazione dovrebbe concludersi entro il 30 giugno. Prima di quella data, Intesa SanPaolo si unirà formalmente al consorzio al momento composto da Arcelor Mittal e Marcegaglia. L’accordo prevede un prezzo d’acquisto pari a 1,8 miliardi di euro, con canoni di locazione annui pari a 180 milioni. I canoni di affitto sono quantificati come anticipo sul prezzo d’acquisto e saranno versati con cadenza trimestrale. L’inizio dell’affitto è previsto per la fine del 2017 ed è soggetto all’autorizzazione delle autorità competenti. Il periodo dell’affitto avrà una durata minima di due anni

I Commissari Straordinari dell’Ilva Corrado Carrubba, Enrico Laghi e Piero Gnudi si sono affrettati a sostenere che l’accordo raggiunto con Am Investco è “in conformità con quanto previsto dalle regole di gara” e “soddisfa tutte le indicazioni prioritarie contenute nel decreto dello scorso 5 giugno attraverso il quale il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la cessione del complesso aziendale del Gruppo Ilva”. In particolare – sottolineano i Commissari – le indicazioni accolte sono relative al livello occupazionale del gruppo, che dovrà essere costituito da almeno 10mila unità; alla riduzione dei tempi della realizzazione degli interventi di copertura dei parchi primari; alle soluzioni a minor impatto ambientale valutando anche l’impiego del preridotto; alla realizzazione di un centro di ricerca nel sito di Taranto; alla definizione di clausole contrattuali idonee a garantire la piena esecuzione delle obbligazioni, anche nell’ipotesi di limitazioni dell’autorità antitrust”

In particolare l’accordo fra Am Investco e i Commissari Straordinari prevede che la forza lavoro riferibile complessivamente al gruppo Ilva sia costituita da “almeno 10.000 unità per l’intero periodo di riferimento del piano industriale” tenendo conto che l’accordo sindacale potrà ulteriormente incrementare tali livelli occupazionali. Oggi l’organico delle società ILVA è composto da 14.220 lavoratori e il ricorso alla cig straordinaria riguarda complessivamente un massimo di 4.100 addetti. “I lavoratori che non verranno assunti dall’acquirente – dice l’Ilva nella nota – rimarranno in capo all’Amministrazione Straordinaria per tutta la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di bonifica e decontaminazione. Nessun lavoratore sarà dunque, in ogni caso, lasciato privo di protezione”. A questo si aggiunge il rafforzamento delle iniziative sul territorio previste nell’offerta, a partire dalla realizzazione di un centro di ricerca nel sito di Taranto, per un investimento pari a 10 milioni di euro e con un ulteriore impiego di lavoratori locali; mentre per le famiglie disagiate nei comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra, e Montemesola sono previste delle attività di sostegno assistenziale e sociale, per la durata di 3 anni, con le risorse già previste dalle norme.

Tutto risolto? Chissà. Al momento intorno la vicenda Ilva sembra essere avvolta da una fitta nebbia. Il ministro della difesa, Roberta Pinotti, sostiene che non dovranno esserci perdite di posti di lavoro e che per l’Italia la produzione dell’acciaio è strategica. Ma restano i dubbi sugli obiettivi reali di Arcelor Mittal e sul ruolo che in questa vicenda giocherà in futuro Marcegaglia. E, in ogni caso, la questione ambientale, la salute delle persone, dei cittadini tarantini, sembra avere un posto marginale nelle preoccupazioni sia dei commissari che del ministro. Resta solo da augurarsi che non finisca come con Riva. Errare è umano, perseverare sarebbe molto più che diabolico, addirittura offensivo per l’intelligenza di tutti i soggetti coinvolti.

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One thought on “Vendita Ilva: è fatta; oltre 4000 in cassa integrazione. E poi?

  1. il problema è che i tecnici incaricati di valutare le due proposte avevano dato un parere negativo all’offerta di Am Investco, la Marcegaglia ha un debito di parecchi milioni nei confronti dell’Ilva, non paga il debito ma compra l’azienda? Un’altro problema è a Genova, quando avevano fatto spegnere l’altoforno circa dieci anni fa, cinque ministeri, la presidenza del consiglio, enti locali,Ilva, autorità portuale, prefettura e non ricordo quanti altri ancora, si erano impegnati a non far perdere il posto di lavoro ed il reddito ai lavoratori firmando un’accordo di programma che ha il valore di una legge e adesso?

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