Un ricordo di Eugenio Colorni

-di DANILO DI MATTEO-

Contattai il compianto Leo Solari dopo aver letto due suoi articoli su Le ragioni del socialismo, il mensile diretto da Emanuele Macaluso. Scoprii così la figura di Eugenio Colorni, gravemente ferito a Roma dalla polizia fascista il 28 maggio 1944, appena trentacinquenne, e deceduto dopo due giorni, poco prima della liberazione della città. Tanti sono gli aspetti del suo impegno culturale e politico: dai primi rapporti con Giustizia e Libertà a un ruolo di primo piano nel Centro Interno Socialista, dal contributo all’elaborazione e alla diffusione del Manifesto di Ventotene alla partecipazione attiva alla Resistenza. Tra gli animatori della Federazione giovanile socialista, dà voce al dissenso rispetto alla maggioranza del Psiup, in nome di una linea di autonomia da Mosca e dal Pci. Per non dire dei suoi studi, che spaziano da Leibniz a Freud.
Leggendone gli scritti, si riesce a intuire come possa aver condensato pensiero e azione, concretezza e slancio visionario. E si riesce a comprendere pure come la lotta a un regime tirannico non fosse caratterizzata solo da un anelito di libertà, bensì da analisi e progetti. Ecco: tante volte si prova a scorgere nei secoli addietro la traccia di un altro socialismo, umanitario, libertario e utopico. Eppure Colorni vive nel Novecento, e i suoi argomenti toccano controversie e nodi più che mai in primo piano: si pensi all’ “ideale di una federazione europea, preludio di una federazione mondiale”.
La sua concezione della vita e la sua sensibilità si coniugano alla perfezione con la sua tensione ideale e politica e con il suo acume di filosofo. Egli scrive: “La vera intelligenza acuta, scrupolosa, instancabile, indagatrice, è una forma di moralità, anzi la moralità stessa”.
E ancora: “Il vero modo di presa effettiva riguardo all’altro uomo è di lasciarlo esistere, non di trasformarlo, ma di godere del suo essere diverso da me. Ѐ quello che io chiamo amore, e comprensione di un altro uomo. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, ma fa all’altro ciò che l’altro vorrebbe fosse fatto a lui. Non per conoscere gli altri, guarda dentro te stesso, ma per conoscere gli altri guarda gli altri (…). Cerca di imparare la loro lingua senza usare sempre la tua come termine di paragone”. Amare, insegna Colorni, significa desiderare la libertà dell’altro: l’amore è “ciò che ci avvicina ad un altro essere, dimenticandoci di noi stessi e desiderando che esso viva nella sua essenza profondamente diversa da noi”.

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