Dal canone tanti soldi alla Rai. Ora se li meriti

 

La novità del canone Rai in bolletta si è rivelata per la tv di Stato una gallina dalle uova d’oro: un miliardo 793 milioni, l’incasso finale, cioè ben oltre le già rosee previsioni che parlavano di un miliardo e 766 milioni. Ricavi che consentiranno alla televisione che un tempo era la più amata dagli italiani di passare da un bilancio in rosso a un bilancio in utile. Ma quei soldi adesso tolgono ai dirigenti di viale Mazzini qualsiasi alibi.

La Rai da molti anni, anzi da molti decenni, non si rinnova. I concorrenti che hanno fatto irruzione sul mercato (prima Mediaset e poi Sky) hanno portato prodotto novità, hanno modernizzato lo spettacolo e, a volte, anche l’informazione (in molti casi l’hanno pure peggiorata). La Rai li ha inseguiti sullo stesso terreno tradendo la mission che l’ha resa grande negli anni in cui contribuiva in maniera decisiva a unificare il paese dal punto di vista del linguaggio. Non ha costruito l’idea di un nuovo servizio pubblico e contemporaneamente ha prodotto pessima televisione commerciale, scadenti programmi di informazione e pochissime rubriche realmente di pubblica utilità. Col tempo ha sempre più fornito l’immagine di un “animale preistorico” sfuggito per miracolo alla glaciazione.

I partiti, ovviamente, si sono preoccupati di peggiorarla piegandola costantemente (ancor di più di quanto non si facesse nella vituperata Prima Repubblica) ai propri interessi con un continuo spoil system che ha premiato i più lesti e agili nel salto sul carro del vincitore di turno e penalizzato i più bravi (in molti casi non li hanno nemmeno cercati).

Un tempo la Rai faceva scuola anche giornalisticamente parlando, adesso non sembra fare nemmeno doposcuola. I suoi talk show (soprattutto quelli domenicali condotti da improvvisati e sguaiati Masaniello) non aiutano certo a migliorare la pubblica narrazione di una società che sta attraversando una evidente fase di declino (culturale e politica). Questa Rai così premiata dal canone in bolletta sinceramente non merita quell’obolo quasi bimiliardario prodotto dalla “forzata” generosità dei cittadini. Colpita da improvviso benessere, viale Mazzini dimostri di essere degna di tanta grazia.

fondazione nenni

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