Il nuovo patto europeo: parole scritte sull’acqua

-di ANTONIO MAGLIE-

“Agiremo congiuntamente a ritmi e con intensità diversi se necessario”. È questo il passaggio fondamentale del nuovo patto sottoscritto miracolosamente da tutti i ventisette partner. Era il passaggio che più interessava ad Angela Merkel (che ha dovuto accetare un certo annacquamento) ma è anche la conferma dell’incapacità di queste leadership di immaginare “visioni” nuove capaci di sostituire quelle grandi ma invecchiate dei padri fondatori. E a guardare le foto, le immagini le perplessità aumentano. Chi dovrebbe rianimare una istituzione che non ha bisogno di un semplice maquillage ma di una vera rivoluzione, che non va semplicemente ristrutturata ma ricostruita sin dalle fondamenta, rivoltata come un pedalino? Forse Jean Claudio Junker che ha dimostrato di essere buono per tutte le stagioni, esattamente come quel pezzo di carta firmato in Campidoglio che dice tutto superficialmente e nella sostanza non dice nulla di impegnativo (fatta eccezione per quella singola riga)? E come può rinascere un’Europa solidale, senza confini stretta tra Orbàn e Kaczynski (il quale attraverso il suo primo ministro, Beata Szidlo, inserendo un riferimento ai parlamenti nazionali, ha sabotato dall’interno la spinta europeistica del documento)? E l’Europa sociale di cui si parla nel documento chi dovrebbe garantirla, Wolfgang Schaeuble e Jeroen Dijsselbloem tra un insulto e un altro ai paesi mediterranei?

Come si fa a credere a leader che scrivono e sottoscrivono delle amene bugie? Secondo il documento l’Unione “può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare”. Qualcuno se la sente di convincere i greci che questa è la verità? Ma anche molti italiani sarebbero perplessi. Sarebbe stato molto più sincera un’altra affermazione, anzi una ammissione: l’Europa che ha prevalso in questi anni e che ha gli stessi volti che oggi fanno da cornice al trattato firmato in Campidoglio, la protezione e il welfare lo ha letteralmente massacrato. E fanno paura alcune parole che abbiamo ascoltato molto in questi anni e che ci hanno regalato questa Unione “asociale”. Un esempio? Eccolo: “Un’Unione che promuova una crescita sostenuta e sostenibile attraverso gli investimenti e le riforme strutturali”. Appunto, le riforme strutturali. Come quelle del governo guidato da Mario Monti e firmate da Elsa Fornero in Italia (ma anche quelle di Matteo Renzi e siglate da Giuliano Poletti che hanno lasciato poca occupazione aggiuntiva ma in compenso stanno regalando, come era prevedibile, molti licenziamenti). Abbiamo imparato in questi anni che dietro il riferimento alle “riforme strutturali” c’è sempre una fregatura che ci impoverirà.

Difficile, insomma, credere a una nuova Europa Sociale, a leadership capaci di “dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini”. Parole scritte sull’acqua da persone che si sono barricate nel loro bel Palazzo di Bruxelles, che si sono alimentate con l’autoreferenzialità, che hanno la sordità iscritta nel proprio codice genetico, che si sono guardate bene dal raccogliere i segnali di sofferenza (non solo materiale ma anche psicologica) che arrivavano dai “nostri cittadini”, che alle strade fredde, buie e pericolose hanno preferito gli uffici ben climatizzati. Ieri a Milano, Papa Francesco ha invitato i suoi “diretti collaboratori”, suore e preti, ad andare nelle periferie. “Tornate alla Galilea”, ha detto con un riferimento evangelico. Ebbene, tra quelli presenti nella consueta foto di gruppo non ne riusciamo a individuare uno che voglia “tornare alla Galilea”.

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