Dijsselbloem, se questo è un socialista…

Durante la crisi dell’euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti. Come socialdemocratico do molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto”. Queste parole sono state sillabate dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, olandese e socialista esponente di quel partito che gli elettori hanno nei giorni scorsi praticamente azzerato. A ospitarle il quotidiano tedesco, Frankfurter Allgemeine Zeitung. Evidentemente indebolito dal fallimento elettorale che porta anche la sua autorevole firma, va in cerca di protettori per non essere costretto a lasciare la poltrona e così accentua la sua vocazione da “falco” cercando la sponda nel nido dei “falchi” e nel cuore del capo-stormo, Wolfgang Schaeuble. Un’intervista che lo rende incompatibile con il ruolo istituzionale che ricopre e che richiede un equilibrio che lui dimostra di non avere. Ma soprattutto lo rende incompatibile con la militanza in un partito che non dovrebbe considerare la solidarietà con i più deboli come un’elemosina, una forma pelosa di generosità, ma come un impegno morale prima ancora che politico. L’arroganza dell’olandese spiega ampiamente la crisi, il quasi fallimento del progetto europeo. La sua presenza al vertice delle istituzioni non fa altro che accetntuare la scarsa considerazione che i cittadini europei nutrono nei confronti dei burocrati occhiuti di Bruxelles. E, soprattutto, se questo è un socialista…

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