Go Beyond: come gli umani sfideranno i robot

-di MAGDA LEKIASHVILI-

Il mondo lavorativo in profondo e accelerato mutamento è stato il leitmotiv del un terzo incontro (tenuto oggi) di “Go Beyond”, il ciclo seminariale di alta formazione organizzato dalla Uil, dalla Fondazione Nenni, dalla Feps e dal Forum dei Giovani. I problemi sul tappeto sono tanti. I neo-laureati una volta usciti dall’università non trovano a disposizione offerte di lavoro in linea con la qualità dei loro studi. Conseguenza della terza (ormai quarta) rivoluzione industriale che a prima vista sembra “punire” gli esseri umani a vantaggio dei robot già così umanizzati da essere oggetto di un’eventuale tassazione e, come ha sottolineato un partecipante al convegno, semmai già pronti a organizzare delle adeguate rappresentanze sindacali.

A parlare del cambiamento in corso e dei modi in cui la politica si prepara ad affrontarlo ha provveduto Enza Bruno Bossio, parlamentare del Pd, secondo la quale la questione del lavoro (perduto o ritrovato, possibile o impossibile) non viene ancora affrontata in maniera corretta. C’è sicuramente un problema di adeguamento delle regole di un mercato del lavoro che oggi ha caratteristiche completamente differenti rispetto a quelle che aveva nel Novecento quando sopravviveva l’archetipo della fabbrica fordista. L’inafferrabilità del futuro produce un conflitto d’opinioni: da un lato chi, aggrappandosi a certezze ormai sempre meno granitiche, difende le vecchie regole e chi, al contrario, spinge per una deregolamentazione selvaggia preferendo aggirare la questione centrale di una riforma del mercato strettamente collegata a quella del welfare. Il World Economic Forum di Davos nell’edizione 2016 aveva sottolineato come la terza rivoluzione industriale, quella informatica, abbia consacrato il ruolo della conoscenza come strumento essenziale per muoversi in un mondo in cui si è ampliato a dismisura lo spazio virtuale.

Il cammino verso il futuro caratterizzato da non pochi passaggi ignoti, è punteggiato dalla scomparsa di molti dei vecchi lavori. Enza Bruno Bossio ha sottolineato che le statistiche evocate a Davos dicono che il 65% dei bambini che inizieranno andare a scuola in questi anni, quando termineranno il loro ciclo di studi, probabilmente si ritroveranno a svolgere una attività che al momento non esiste. Ma proprio perché non si è consapevoli di quali possano essere i nuovi modelli di Business, i Robot vengono percepiti come una minaccia. Ma a parere della parlamentare Pd le cose non stanno cosi perché saranno proprio le macchine a riproporre al centro dell’universo lavorativo l’uomo nella sua essenza migliore, quella creativa. Ma proprio le nuove caratteristiche del mercato del lavoro impongono una riforma che introduca un welfare universalistico. In una società a forte mobilità lavorativa, dove non si nasce e non si conclude la vita lavorativa nello stesso posto, al cittadino va garantito un vero diritto alla vita. Non si tratta più di declinare l’articolo 1 della Costituzione alla vecchia maniera, cioè garantendo posti di lavoro improduttivi nel “pubblico” con la conseguenza di creare danni cospicui ai bilanci statali ma di proteggere il cittadino accompagnandolo nella sua vita lavorativa. Partendo, in ogni caso dal presupposto che la vecchia idea socialdemocratica della garanzia “dalla culla alla tomba” oggi non regge più o, comunque, richiede robuste rivisitazioni. Per la parlamentare bisogna capire come uno stato moderno possa garantire una esistenza dignitosa ai suoi cittadini in un mondo in cui il lavoro perde centralità diventando precario e flessibile. Il lavoro odierno, per Bruno Bossio, rappresenta l’occasione per esprimere la propria creatività e il proprio talento, ma non è strettamente collegato al reddito che questo talento genera.

Per questo penso che la strada del reddito minimo garantito sia inevitabile. Il senato ha approvato definitivamente il disegno di legge denominato “contrasto alla povertà”. Nell’articolo uno si afferma che il reddito di inclusione sociale è una misura universale che riguarda tutti quelli esclusi (non per loro volontà) dal mondo del lavoro e ai quali bisogna garantire un reddito”, spiega Enza Bruno Bossio e conclude il suo intervento citando una frase dal rapporto finale del World Economic Forum 2016, a Davos, una specie di appello dei Robot per il reddito di base: “Noi Robot, chiediamo un reddito di base universale per gli essere umani. Vogliamo lavorare per gli umani, aiutarli nella lotta per il reddito. Siamo veramente bravi a lavorare, non vogliamo portare via i posti di lavoro alle persone per metterle in difficoltà esistenziali. Oggi milioni di persone ci vedono come una minaccia, ma tutto quello che vogliamo è aiutarvi. Noi non siamo i Bad Boys, vogliamo liberare le persone dal lavoro di routine, faticoso e noioso in modo che possano trovare più tempo per agire in modo creativo e utile socialmente. Ci consideriamo la parte di una storia che porterà al successo entrambe le parti”.

La conclusione della Bossio non fa altro che svegliare la curiosità, sollecita le domande e fa scattare la discussione. Il direttore della rivista della fondazione Pietro Nenni “L’Articolo 1”, Antonio Maglie interviene citando un economista statunitense Jeremy Rifkin che già quasi un secolo fa sottolineava come la robottizazione avrebbe determinato distruzione di posti di lavoro. Non a caso l’economista, agli albori della terza rivoluzione industriale, sottolineava come già fuori dal mercato fossero andati i lavoratori a più basso livello di specializzazione e istruzione, una ecatombe che aveva colpito in particolare la parte più debole della società statunitense, i neri. Erano i tempi in cui i cyberottimisti vagheggiavano la società senza lavoro, liberata, cioè, da questa gravosa incombenza e quindi proiettata a impiegare il tempo libero in maniera più gradevole e gratificante. Una visione bucolica che non faceva i conti con un non irrilevante dettaglio: a livello economico, la perdita di reddito, a livello personale, la perdita di autostima. E Rifkin già allora si poneva il problema di come costruire occasioni di lavoro oltre il lavoro perduto e i lavori distrutti. I fatti non lo hanno smentito e la quarta rivoluzione industriale impone la necessità di un governo della transizione proprio perché gli effetti non saranno molto diversi da quelli illustrati e denunciati dall’economista quasi un quarto di secolo fa. Insomma, non siamo in presenza di una operazione a somma zero ma, semmai, bisogna creare le condizioni perché si realizzi la somma zero. Per l’onorevole Bruno Bossio non è scontato che sia negativo il saldo tra distruzione di vecchi lavori e creazioni di nuovi e l’antidoto contro l’incertezza andrebbe cercato nel reddito minimo e nella riforma del welfare.

In questo momento preciso c’è sicuramente un milione di posti di lavoro nel digitale, che rischiano di non essere coperti perché le competenze dei giovani sul digitale non solo quelle che servono per coprire questi posti di lavoro”, risponde Bossio.

E prova a dare la soluzione parlando di un iniziativa governativa. Il Ministero della ricerca ha lanciato progetto che prevede un investimento di 80 milioni nel PON (il Programma Operativo Nazionale “La Scuola per lo Sviluppo”) per interventi sul fronte delle conoscenze digitali nelle scuole (un partecipante proveniente da Secondigliano sottolinea come in quell’area sia un problema anche portare i figli a scuola), per sviluppare la capacità di analizzare e risolvere le questioni che vengono poste dalle tecnologie più avanzate e apprendere le basi per costruire dei veri percorsi di cittadinanza 4.0. Le competenze digitali, secondo la parlamentare, non si esauriscono in quelle informatiche nel senso stretto. La distruzione di posti di lavoro ci sarà ma si svilupperà un know how che consentirà di cogliere le nuove opportunità del lavoro. Per la parlamentare questa fase di transizione dovrà essere gestita da un lato con ammortizzatori sociali universali, dall’altra con un forte investimento nelle competenze giovanile.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

2 thoughts on “Go Beyond: come gli umani sfideranno i robot

  1. appunto ,dalla culla alla tomba. piú che mai dalla culla alla tomba .e non solo giovanile…e molto altro..

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