Silenzio, il tuo smart-tv ti ascolta…

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-di GIANMARIO MOCERA-

Wikileaks: la CIA ha realizzato tool di spionaggio per Android, iOS e poi ne ha perso il controllo…..

Così le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia resa nota da Wikileaks: migliaia di documenti pubblicati che dimostrano l’attività di cyber-spionaggio messa a punto dalla CIA: si tratta di dispositivi (tool) capaci di “entrare in casa nostra o in qualsiasi luogo ci troviamo” attraverso i nostri apparecchi informatici. Nello specifico, si tratta di tools che riguardano i principali sistemi operativi, come Android, iOS, Windows e gli altri in uso con gli Smart TV.

Le tecniche e gli exploit usati dalla CIA per sorvegliare i “bersagli” attraverso dispositivi di uso comune.

Questi exploit tools in grado di “infettare” i dispositivi che fanno parte della nostra vita domestica quotidiana erano stati creati per tenere sotto controllo in incognito i bersagli scelti. Ma come avveniva tutto questo? Semplicemente trasformando il dispositivo infettato in un potenziale microfono, pronto ad ascoltare ogni conversazione del sorvegliato 24 ore su 24. Se la notizia fosse vera e così sembra, abbiamo un’altra prova di quanto ci sia ancora da discutere e ragionare circa le potenzialità della rete e di quanto insidioso e invisibile sia il controllo che si può esercitare attraverso i dispositivi informatici.

Anche se tutto ciò non dovrebbe stupirci più di tanto perché tutti oramai sappiamo che qualsiasi azione compiuta in rete può lasciare una traccia indelebile del nostro passaggio, la rivelazione di Assange ci deve allarmare non solo per la sorveglianza terribilmente invasiva così prodotta, ma soprattutto perché la CIA ha finito per perdere il controllo di questi tool che ora sono disponibili nel web per tutti coloro che vogliano farne uso per gli scopi per il quali sono stai progettati, cioè spiare!

Questo è il vero problema, siamo spiati continuamente per gli scopi più disparati e nelle più occasioni disparate; siamo controllati molto più di quanto possiamo immaginare. Ma l’aspetto più grave è dato dal fatto che potenzialmente possiamo essere spiati da chiunque riesca ad infettare i nostri digital device.

Come difenderci da queste insidie? Quali limitazioni dovremmo introdurre per contenere sul nascere i pericoli di una cyber-pandemia capace di diffondere un contagio senza limiti nella rete ?

E’ difficile dare risposta a queste domande, ma è necessario invece porsele ancor prima di trovare le soluzioni. Strumenti così congegnati possono essere messi in campo solo con imponenti investimenti finanziari che solo le grandi potenze sono in grado di sostenere. I quotidiani hanno riportato la notizia che dal 2002 fino al 2013 la cancelliera Angela Merker è stata spiata attraverso il suo cellulare e per questo “scandalo” il presidente Obama si era dovuto scusare affermando di non essere stato informato di questa attività dell’Agenzia. L’affermazione di Barak Obama è inquietante perché se l’uomo più potente del mondo non conosce una parte rilevante delle attività di spionaggio dei suoi “servizi”, vuol dire che le persone che vivono nei paesi democratici (e non solo) possono essere in serio pericolo.

L’imbarazzo di Obama che partecipa al vertice di capi di stato con l’atteggiamento del baro (inconsapevole) e che umilmente chieda scusa è comprensibile, ma la diffusione di questi tools nel web è a disposizione potenzialmente di tutti ed è sinceramente preoccupante.

Sono gli atti di spionaggio che devono essere sottoposti all’approvazione e al controllo delle istituzioni democratiche o meglio è la politica che si deve assumere le responsabilità di quelle scelte come nel caso della Cancelliera Merckel e il problema non può essere semplicemente liquidato come una iniziativa “sfuggita al controllo” dell’Amministrazione.

In pericolo non è solo la violazione della privacy, ma tutte le relazioni internazionali, la lealtà del confronto tra i capi di stato delle grandi potenze economiche e militari.

Se da un lato gli strumenti di cyber-spionaggio possono avere impieghi utili come nella prevenzione di atti di terrorismo, dall’altro possono rappresentare una minaccia per i cittadini comuni specie quando la loro disponibilità sul web è così ampia, agevole e diffusa.

Nel momento in cui Julian Assange afferma che “potenzialmente tutti gli apparecchi informatici possono essere stati infettati dal virus”, dobbiamo anche sapere che noi a casa non disponiamo di tecnologie in grado di individuare il virus, a meno di verifiche probabilmente costose dell’integrità del nostro dispositivo elettronico.

Questa vicenda, fa emergere un problema di responsabilità diretta dell’Amministrazione Americana verso i propri cittadini. Mi piacerebbe pensare ad una Class Action di carattere internazionale contro gli Stati Uniti d’America o contro qualsiasi agenzia, ente o soggetto che progetti ed attui comportamenti che ledono e mettono a rischio un diritto universale come quello alla privacy: non è sufficiente un cambio ai vertici dell’Agenzia, occorrono misure più efficaci .

Sono convinto che non ci sarà mai una Class Action contro gli Stati Uniti, forse non ci sono le condizioni giuridiche internazionali, tuttavia mi sento di raccomandare la lettura due articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo:

Articolo 3

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 12

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Nel 1948 quando fu scritta la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, internet e la rete non esistevano, oggi invece sarebbe auspicabile richiamare questi fondamentali diritti dell’uomo e chiedere che il Governo Italiano si esprima sulla vicenda. Non è ammissibile lasciare tutti noi nel dubbio che chiunque possa spiarci, scrutarci nella nostra intimità attraverso cellulari, tv e pc. Un question time su questo argomento del Ministro degli Interni potrebbe essere un buon inizio per iniziare a discuterne .

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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