M5s: Roma commissariata, elettorato umiliato

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-di VALENTINA BOMBARDIERI-

“Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo. Da oggi si cambia marcia. Bisogna riparare agli errori fatti per fugare ogni dubbio. L’attività fatta da persone che si sono dimostrate inaffidabili sarà attentamente vagliata e opportunamente annullata o riesaminata da cima a fondo”. Dopo tanta attesa ecco le parole di Beppe Grillo.

La Sindaca di Roma Virginia Raggi fa sapere su Facebook delle dimissioni del capo della sua segreteria politica Salvatore Romeo e del vicesindaco Daniele Frongia. Quest’ultimo terrà solo le deleghe per lo Sport. Inoltre sarà a breve avviata “una nuova due diligence su tutti gli atti già varati”. Una squadra di avvocati controllerà le scelte compiute dalla Raggi. In poche parole, le hanno messo l’insegnante di sostegno.

Morale della favola: Beppe Grillo ha commissariato Roma. Un comico non eletto da nessuno decide le sorti della Città Eterna, impone le scelte a un elettorato che non lo ha scelto. Esattamente quello che i grillini hanno rinfacciato in Parlamento a Renzi e Gentiloni. La vita è piena di paradossi.

Perché se ancora tutto ciò non vi ha fatto saltare sulla sedia vi basti sapere che il nuovo vicesindaco di Roma sarà eletto dai consiglieri comunali. In pole per la carica: Massimo Colomban, attualmente assessore alle partecipate, molto vicino alla Casaleggio & Associati.

Massimo Colomban compare sulla scena politica nel 2010, quando si candida in Veneto senza essere eletto nella lista di centro-destra Alleanza di Centro-Democrazia Cristiana, per Luca Zaia presidente. Nel 2012, assieme a Arturo Artom e a una decina di imprenditori fonda ConfAPRI. È stato per un po’ vicino alla Lega, poi ha fatto l’occhiolino a Renzi infine, dopo aver fatto il periplo dello schieramento politico, ha abbracciato la causa pentastellata venendo catapultato a Roma da Davide Casaleggio per “meriti amicali” (era legatissimo al padre Gianroberto che di ConfApri era punto di riferimento). Il tutto in evidente coerenza con il principio “uno vale uno”, della trasparenza, della democrazia diretta. Infatti, l’esercizio “democratico” viene direttamente esercitato dai due padri-padroni del partito.

Quando sono gli altri però a essere “unti” dall’alto il Movimento 5 Stelle non ci sta. Monti, Renzi e Gentiloni sono stati combattuti a spade sguainate e a battute sguaiate. Accusati di non avere investitura popolare (una critica fondata su ragioni politiche e non giuridiche, come ha detto Alessandro Di Battista che nel marasma romano si è eclissato, lui che pure è così sensibile al richiamo della visibilità). Ma quando si tratta degli altri si può dimenticare l’infondatezza formale di un’accusa (in Italia non esiste l’elezione diretta del presidente del consiglio che, invece, viene nominato dal capo dello Stato), quando si tratta dei “propri” (e Colomban già imposto agli elettori romani senza particolari competenze in materia di partecipate, anzi contrario culturalmente alle stesse come sottolineato in taluni suoi vecchi pubblici interventi) si può anche sorvolare (un sorvolo degno di Lindbergh, a dir il vero).

La Sindaca di Roma è stata commissariata in maniera surrettizia perché la la Raggi non può dimettersi: va manovrata non accantonata perché allontanarla da quella poltrona aprirebbe la strada al commissariamento del Campidoglio, a nuove elezioni, alla bocciatura del Movimento 5 stelle come forza di governo e in questo clima di elezioni politiche anticipate non si può fornire la plastica conferma dell’inadeguatezza della cosiddetta nuova classe dirigente grillina. Dunque, meglio umiliare Roma, meglio insultare una comunità, meglio spiegare a un elettorato (che va considerato nel suo complesso non solo relativamente agli “smanettatori” pentastellati perché il sindaco è una figura istituzionale, cioè dovrebbe rappresentare tutti) che non conta nulla quel che loro pensano e vogliono ma solo quel che conta per Grillo e Davide Casaleggio. Veramente una bellissima lezione di democrazia diretta. Ci auguriamo che tutto questo non accada, che Colomban, già da assessore alle partecipate totalmente estraneo alle dinamiche e alle speranze di una comunità, un Ufo senza competenze specifiche nella materia che gli è stata affidata, resti al suo posto. Perché se dovesse avere anche uno scatto di carriera diventando vice-sindaco, allora dovremmo parlare non di semplice fallimento del Movimento 5 stelle nella versione di governo, ma di fallimento della democrazia. E dovremmo cominciare a preoccuparci. Per il bene di una Costituzione difesa dai dirigenti grillini a parola nelle piazze e nei fatti calpestata nelle loro riunioni dal sapore massonico.

Valentina Bombardieri

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