Microcredito e M5s: le verità “nascoste” di Grillo

restitutionday-696x462-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Ieri a Firenze Beppe Grillo in piazza con un enorme assegno di 80 milioni di euro. «Il Movimento 5 stelle, dalla sua nascita a oggi ha rinunciato, restituito e donato oltre 80 milioni di euro, precisamente 80.727.000,585 euro. Una cifra che aumenta ogni giorno». Soldi che i parlamentari grillini si sono tagliati dallo stipendio. Iniziativa lodevole. «Abbiamo lasciato allo Stato una cifra enorme in stipendi dei parlamentari, è la dimostrazione che si può fare qualcosa senza leggi e leggine per passione e per amore verso il prossimo» e ancora «Questo movimento è nato dall’impossibile perché secondo molti era impossibile fare politica senza soldi.

Queste le parole di Beppe Grillo. Sul blog in prima pagina un articolo titolato “80 milioni di ragioni per dire no – #RestitutionDay”, dove vengono elencati nel dettagli i tagli che i grillini e la loro “honestà” hanno fatto.

Honestà” che, forse anche per gli ultimi fatti non positivi di cronaca giudiziaria, non ha prodotto l’attenzione del passato. Ma meglio non sottolinearlo perché altrimenti partono i gruppi ultrà che alimentano la propria fedeltà al Grillo-pensiero a colpi di insulti e di grida manzoniane contro “quei collusi servi del governo”, in una logica cybernetica che Torquemada e Vysinskij finiscono per apparire degli scolaretti (e i film di Alvaro Vitali uno straordinario esempio di raffinatezza linguistica). Ma che piaccia o no un problema c’è. Ieri a Firenze c’erano quattro gatti e tre cinesi impegnati a fare le foto al Beppe nazionale. Le invettive sono sempre le stesse, contro Matteo Renzi e ieri, special guest, Dario Nardella, sindaco di Firenze definito “il duplicato del capo del Governo”. Il leader (non si sa bene perché e per come) del Movimento Cinque Stelle ha perso il suo sex appeal.

Nessun riferimento agli scandali delle firme false né tantomeno allo scandalo riguardo i diecimila euro di stipendio percepiti da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Il primo è stato attaccato anche da un gruppo parlamentare grillino per circa 110 mila euro spesi “per eventi sul territorio”.

Ma arriviamo al punto. 479.000 euro sono stati versati a finanziamento del fondo per il microcredito del Movimento Cinque Stelle.

Cominciamo dal principio. Cosa è il microcredito? È semplicemente un idea venuta ad un banchiere bengalese, Muhammad Yunus. Vincitore del premio Nobel nel 2006. Un fondo concepito come un sistema di prestiti per imprenditori che si trovavano in situazioni disagiate per poter chiedere i soldi alle banche. Quindi senza garanzie. In sostanza i Cinque Stelle non si sono inventati proprio un bel niente.

Sui siti ufficiali del Movimento Cinque Stelle, non sui canali istituzionali, perché sia mai che vengano utilizzati, troviamo scritto così: “Il microcredito nasce grazie ad un fondo creato dai parlamentari 5stelle che si sono dimezzati gli stipendi.”.

In Italia il fondo per il microcredito è stato approvato con il D.lgs. 141/2010 e modificato successivamente con il D.lg. 169/2012. In questi due anni grazie al fondo sono stati erogati più di 7 mila prestiti per una cifra superiore ai 60 milioni di euro. Qui le informazioni ufficiali, per chi volesse disertare il Blog Pentastellato e saperne di più.

Inoltre, per amore della verità, il fondo dove i parlamentari versano il residuo del loro stipendio è il fondo di garanzia. Nasce nel 1996 sotto il Governo Prodi. Quando Grillo a occhio e croce faceva ancora ufficialmente il comico, per lavoro e non sotto mentite spoglie. Fondo operativo dal 2000 e gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Alla sezione dedicata alla garanzia del microcredito il Ministero dello Sviluppo Economico ha destinato per l’anno in corso trenta milioni di euro, cui si aggiungono i versamenti volontari effettuati da enti, associazioni, società o singoli cittadini”. Anche questa notizia facilmente reperibile su un sito istituzionale non su un blog qualunque. Per quanto possiamo credere, nonostante facciamo molta fatica, alla verità del Sacro Graal grillino.

Se ancora non vi sembra abbastanza, vi servirà sapere che lo Stato Italiano corrisponde al suddetto fondo circa 13 miliardi, il Movimento Cinque Stelle con poco più di 10 milioni. A occhio e croce lo 0,076% del Fondo. Che tra l’altro non è propriamente senza garanzie reali. Leggendo l’art.3 del D.M. è precisato che “la garanzia diretta del Fondo sui finanziamenti di cui all’articolo 3 è concessa su richiesta del soggetto finanziatore fino alla misura massima dell’80 percento dell’ammontare del finanziamento da questi concesso”. Le banche, tanto nemiche dei grillini, chiedono per quel 20% le stesse identiche garanzie che chiederebbero per un prestito normale, ovvero garanzie necessarie a coprire l’intero importo del finanziamento.

Ai Cinque Stelle va il merito di aver incrementato il Fondo, non di averlo inventato. Sono però in difetto su una cosa: alla votazione per convertire in legge il decreto riguardo il fondo di garanzia hanno votato contro. Qui le prove.

Ancora una volta, alla faccia della tanto decantata “honestà”.

Valentina Bombardieri

7 thoughts on “Microcredito e M5s: le verità “nascoste” di Grillo

  1. Che pena mi fate.
    Cmq grazie per questi articoli vera linfa vitale per noi.
    State alla canna del gas

  2. Rispondere ad un utente, “cerca di attivare il cervello”, indica il concetto di democrazia che sostenete.Povera sinistra, povera Italia.

  3. Bellissimi. Chiedono civiltà e poi sono i primi ad insultare. In un paese veramente civile, neanche il diritto di voto dovrebbe avere questa gente.

  4. Io credo che la notizia da mettere in evidenza sia che dei parlamentari, indipendentemente da chi ha creato il Microcredito, lo alimentano con parte del loro stipendio e come forza politica rinuncino al finanziamento pubblico ai partiti (camuffato come rimborso elettorale) coda che non vedo fatta da altri parti tuoi. Poi se vogliamo parlare di cosa è un decreto legge e di come viene utilizzato dalla vecchia politica…. La Vostra, se mi permwtto, è un andare a cercare le pulci nel posto sbagliato. Con rispetto.

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