Renzi ci riprova: Decontribuzione ma solo al Sud

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-di ANTONIO MAGLIE-

Emulando la “settimana enigmistica”, proponiamo a chi ci legge queste due dichiarazioni e li invitiamo a cercare l’errore. Dice Giuliano Poletti, ministro del lavoro: “Non credo che nessuna legge mai possa inventare o creare posti di lavoro”. Dice Matteo Renzi, presidente del Consiglio a Caltanissetta, ultima tappa, in ordine di tempo, del suo tour elettorale: “Gli incentivi del Jobs Act solo per il Mezzogiorno saranno confermati integralmente”. Il Sud, si sa, di lavoro (buono) ha bisogno. Ma se a crearlo non provvede una legge ma, immaginiamo, gli investimenti, perché mai si punta ancora una volta su uno strumento, la decontribuzione, l’incentivo a pioggia, che sta mostrando, mese dopo mese, tutta la sua inconsistenza?

Enzo Russo, da fine economista, spiega in questo Blog, commentando la sintesi del rapporto della Svimez, come al momento manchi ancora una strategia credibile di intervento nel Mezzogiorno, una strategia più che mai necessaria perché Poletti per una volta nella vita ha ragione: le leggi sul lavoro disciplinano la materia ma non la creano, la modellano ma non le danno l’anima. I dati, d’altro canto, li ha snocciolati l’Inps. Nei primi nove mesi del 2016 sono stati stipulati un milione 213 mila 334 contratti a tempo indeterminato. Essendo state le cessazioni un milione 168 mila 879 si ha un saldo positivo di 47.455 rapporti con un crollo del 90 per cento rispetto al 2015 quando il saldo fu di 519.690 contratti. Motivo? La decontribuzione totale è cessata ed è contestualmente venuto meno l’interesse delle aziende perché se il denaro non puzza in questi casi finisce per assumere addirittura i profumi di una squisita colonia.

Il mondo dell’impresa, delle attività produttive e commerciali non ha avuto bisogno di forza lavoro? Non si direbbe. Infatti, negli stessi nove mesi sono stati venduti la bellezza di 109 milioni e mezzo di voucher con un incremento del 34,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015 quando ne furono piazzati 81 milioni e trecentomila. Insomma, il lavoro serve, purché sia a buon prezzo. Difficile, allora, non convenire sull’opportunità della riflessione sollecitata dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “Continuiamo ad avere una politica di stop and go. Bisogna ragionare su quante risorse sono state investite sulla decontribuzione. E chiedersi se quelle risorse, investite per la creazione di lavoro avrebbero potuto dare risultati migliori”. Perché c’è una bella differenza tra creare posti (per legge impossibile, Poletti dixit) e creare lavoro. Nel primo caso si possono percorrere scorciatoie; nel secondo bisogna avere un piano, un programma, un progetto, una strategia. E quella, purtroppo manca.

Renzi dice che questo nuovo giro di valzer decontributivo riservato soltanto al mezzogiorno d’Italia costerà qualcosa come 730 milioni. Una volta spesi cosa resterà? Il presidente del Consiglio dice di non avere nostalgie per la Cassa per il Mezzogiorno. Chi ha avuto modo di vivere in quell’epoca e di essere già abbastanza adulto per apprezzarne le luci (pochissime) e le ombre (molte) ricorda (in questo caso veramente senza nostalgia) i capannoni vuoti tirati su in poche settimane in improvvisate zone industriali con il solo intento di mungere un po’ di quattrini senza produrre nemmeno uno spillo. Ci fu all’epoca anche un certo “turismo” sull’asse nord-sud approfittando delle agevolazioni che venivano garantite a chi mostrava l’intenzione (in molti casi solo quella) di voler contribuire alla ripresa produttiva del Sud. Questo nuovo giro decontributivo in qualche maniera rievoca quel passato nel senso che poi lascerà poco. Il Mezzogiorno produttivamente è in piena desertificazione e servono veri investimenti perché solo quelli possono creare lavoro vero, solido, finalizzato allo sviluppo e non al semplice e fuggevole maquillage.

antoniomaglie

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