Padoan ai critici: L’1% non è una scommessa

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-di SANDRO ROAZZI-

Le previsioni sulla crescita non sono una scommessa, replica alle critiche il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e cita i punti cardine della legge di stabilità per tentare di centrare l’anno prossimo l’1% di Pil. Neutralizzare la clausola di garanzia che riguarda Iva ed accise in primo luogo, anche se questa appare una delle misure controverse: può aiutare a stabilizzare i consumi, ma solleva obiezioni da parte di coloro che ricordano come le imposte indirette sono inferiori a quelle di altri Paesi mentre sarebbe meglio concentrare le risorse su fisco e costo del lavoro.

Poi ci sono gli interventi per l’innovazione, la produttività, le Pmi. Infine famiglie e pensioni. Sembrerebbe un insieme di misure accettabili (anche per Bruxelles), ma che potrebbero non avere la forza di trasferire all’economia quel cambio di basso che è poi alla base delle previsioni che danno per il 2017 un Pil al rallentatore, vicino al mezzo punto percentuale. Ed anche questa valutazione non pare essere una…scommessa, tanto più che le percentuali stimate per il Pil non sono esaltanti né per l’ Europa, né per altri giganti dell’economia mondiale.

Se Padoan ammette che la congiuntura internazionale ha determinato fra le sue conseguenze anche il rallentamento dell’Italia, come poter ignorare che gli stessi influssi non facciano anche nel 2017 da zavorra dell’andamento economico? E poi: è davvero tutto frutto di un destino… estero cinico e baro la bassa crescita del 2016? Se guardiamo i capitoli che possono rivitalizzare la nostra economia le lacune non sono poche: investimenti pubblici e privati debolissimi, consumi impantanati nella deflazione, occupazione in ripresa ma sempre con l’affanno fra sgravi che terminano e voucher che esplodono.

Riforme importanti come quella dell’IRPEF rinviate. Senza parlare della instabilità in cui si vive ogni giorno, prodotta da una politica litigiosa, da eventi come il referendum che assomigliano a un giudizio di Dio, al permanere di una burocrazia ottusa, agli scricchiolii del sistema bancario con i suoi possibili esuberi, al ritorno in grande stile del risparmio che è l’altra faccia di un clima di incertezza. Si guardi al mercato immobiliare: riprendono le compravendite ma perché i prezzi continuano a scendere soprattutto per le case nuove, altrimenti destinate al limbo dell’invenduto. E comunque la risalita è lenta: secondo l’Istat dal 2010 il calo si aggira sul 15%. Ecco perché la vicenda economica si trascina a fondo valle e la previsione dell’1% di Pil nel 2017 no, non è una scommessa, piuttosto sembra un miracolo.

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