Carlo Azeglio Ciampi va rispettato non usato

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-di SILVANO MINIATI-

Questa mattina l’Italia ha salutato Carlo Azelio Ciampi. Il cordoglio è stato davvero unanime.
L’ampiezza e l’intensità della partecipazione popolare è stata il migliore riconoscimento dell’impegno che il Presidente ha dedicato nell’arco di tutta la vita al bene dell’Italia e dell’Europa.
Coloro che hanno deciso di uscire subito dal coro dei consensi e dei riconoscimenti, convinti evidentemente che ciò potesse portare qualche consenso in più lo hanno fatto, pensiamo a Salvini, Feltri e qualche altro ricorrendo ad argomenti talmente miserevoli da non meritare niente di più di una semplice presa d’atto.

Un aspetto della vicenda che riteniamo invece meriti una qualche attenzione in più è quello relativo al comportamento dei mass media. In queste ore di Ciampi si è detto e scritto molto. A parte Salvini e soci, le nostre critiche non riguardano quello che si è detto in generale, ma quello che si è colpevolmente ignorato.
In generale, si sono citati episodi e dichiarazioni difficilmente contestabili. Ciampi amico dell’Italia. Sostenitore integerrimo dell’Europa, impegnato senza sosta a ridare slancio ai sentimenti più rassicuranti che hanno riguardato e riguardano le tradizioni migliori del nostro paese. Il Ciampi che abbiamo conosciuto e continueremo a ricordare.

Quello che invece consideriamo un’autentica falsificazione e presa in giro è l’atteggiamento dei giornali, soprattutto delle testate più importanti che hanno continuato a ripeterci che Ciampi ha svolto un ruolo importante per salvare l’Italia dal disastro economico, per aiutare in modo determinante il nostro paese ad entrare con dignità in Europa. Coloro che sono giunti fino a ricordarci Ciampi come esponente di quel movimento di azionisti dal quale arrivò un contributo significativo alla resistenza e alla politica italiana, è sicuramente condivisibile.

Il vuoto che abbiamo rilevato in tanto parlare di Ciampi è invece quello relativo al Ciampi ministro e collaboratore di D’Alema e di Prodi. Il Ciampi sostenitore inflessibile in ogni sede della concertazione come strada obbligata per gestire la crisi economica e garantire all’Italia stabilità e sviluppo.

Sarebbe davvero importante ricostruire in maniera precisa i comportamenti di tutti quei giornalisti e opinionisti che quando Monti prima e Renzi successivamente sono comparsi all’orizzonte, si sono spellati le mani per le iniziative tese a cancellare anche l’ipotesi di ogni politica di concertazione. Chi ancora parlava di concertazione, era bollato subito come gufo e non meritava altro che la considerazione di patetico nostalgico che cercava di impedire che grazie ai Poletti, ai Padoan e ai Boeri, l’Italia si avviasse definitivamente sulla strada della rinascita e del benessere.

Non dubitiamo affatto della sincerità della quale in tanti hanno fatto a gara a ricordare Carlo Azelio Ciampi, magnificandone le doti di uomo serio, di politico avveduto capace di guardare al futuro, pensando al bene degli italiani e non soltanto a quello personale.

A tutti questi, sarà bene ricordare che anche loro dovrebbero rispondere di politiche che hanno prodotto danni evidenti. Parlare di Ciampi e di concertazione, dare qualche notizia dei contenuti degli incontri dedicati a discutere con CGIL, CISL e UIL delle questioni più delicate, vorrebbe dire riconoscere che quegli incontri non hanno partorito solo documenti importanti o decisioni certo positive.

Il grande merito di Ciampi è di aver creato un clima di rispetto e di collaborazione fra tutte le parti sociali.
Coloro che ritenevano i rapporti con il sindacato fossero una sorta di peccato originale dal quale emendarsi il più in fretta possibile e che per questo si collocarono da subito in una vasta schiera di persone della quale consideriamo facenti parte Fornero, Giavazzi e i loro colleghi del Corriere della sera, Il presidente dell’INPS, Boeri e il Senatore Ichino.

A tutti loro rivolgiamo un invito. Piangete pure quello che a mio giudizio è stato il migliore presidente che ha avuto il nostro paese. Piangetelo pure continuando magari ad usare trucchi e trucchetti per sostenere che voi siete stati sempre grandi estimatori sia della persona che del politico. Per favore però, ricordatevi (se lo scrivete è pure meglio) che è scomparso un uomo che alla concertazione ci credeva davvero. Un uomo che aveva capito che i discorsi non servono proprio a niente se non accompagnati da fatti concreti.

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