Referendum, anche Indro Montanelli diceva cazzate…

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-di SILVANO MINIATI-

Indro Montanelli è stato sicuramente uno dei giornalisti più importanti nella storia del nostro paese.

La sua notorietà è derivata sicuramente da una vita ricca di battaglie che hanno avuto molto spesso il pregio della chiarezza. Giustamente, si è parlato spesso di Montanelli come di un giornalista liberale molto attento alle vicende dell’Italia e del mondo, capace di trovare, quasi sempre, definizioni e immagini in grado di fare breccia nel senso comune dei lettori. Molti ricorderanno come Montanelli risolse una contraddizione grave che gli si era creata nei suoi rapporti con il potere di allora.

Erano gli anni del dominio incontrastato della Democrazia Cristiana e della chiesa sulla politica italiana. Questo non piaceva affatto a Montanelli, che non volendo spingersi fino al punto di assumere una posizione chiara contro la DC, inventò una immagine che ebbe poi successo nel lessico politico in occasione delle elezioni, affermò che si tappava il naso andando a votare DC. Un appoggio elettorale che credo che molti demo-cristiani considerarono addirittura un insulto.

Una posizione pilatesca che però a ben vedere, rappresentava un clamoroso esempio di trasformismo politico. Ricordare In queste ore quella posizione di Montanelli significa almeno per me prendere atto del trasformismo certo molto più deprimente esibito da tanti esponenti della politica e delle istituzioni, persone che usano il metodo Montanelli senza assumersi la responsabilità di farsi capire bene dai cittadini.

Sarebbe davvero interessante che coloro che in questi giorni fanno a gara a convincerci che, il votare ‘sì’ in occasione del referendum significa tutelare gli interessi generali del nostro paese, pur approvando una legge che loro stessi definiscono imperfetta e bisognosa di tanti aggiustamenti. Si tratta evidentemente di compagni e amici che dichiarano di votare “sì” magari con motivazioni tra loro molto diverse e ai quali fa difetto la consapevolezza che votando “sì”, esercitano un diritto legittimo del quale non c’è niente da vergognarsi. Si vota “sì” o “no”, lasciando perdere una volta tanto i “ma però e i purché”.

Da persone come Luciano Violante, Anna Finochiaro, Piero Fassino ci si attenderebbe la forza e la chiarezza necessarie per sostenere che la riforma costituzionale voluta da Renzi e dalla Boschi è il meglio che si possa avere. Sentire compagne e compagni che hanno partecipato a nottate intere di discussioni per partorire un testo dichiarato ancora oggi bisognoso di approfondimenti e aggiustamenti fa davvero una brutta impressione.

E’ comunque evidente che quando si è alla ricerca di compromessi, si finisce per far passare in secondo piano anche la propria storia personale e le proprie sensibilità. Quando poi emergono episodi vergognosi come gli attacchi all’ANPI, o il controllo degli ingressi alle feste dell’Unità, bisognerebbe dire alto e forte che il loro “sì” parte da motivazioni e stati d’animo del tutto diversi da quelli di chi conduce una campagna dissennata a favore del “sì”.

Prendere le distanze da chi troppo in fretta liquida una storia che ha coinvolto milioni di uomini e di donne che grazie ai loro sacrifici hanno contribuito a far nascere l’Italia democratica sarebbe quanto meno necessario. A tutti questi compagni e amici, sarà bene ricordare che per votare “sì” al referendum, non è affatto necessario “turarsi il naso”.

Quella di “turarsi il naso” fu un invenzione di chi voleva esprimere un “no” che fosse furbescamente camuffato da “sì”. Quella di “tapparsi il naso” sarebbe una emerita cazzata. Le cazzate sono tali e tali rimangono anche se sostenute da Indro Montanelli, persona certamente controversa, ma sicuramente un gigante se messo a confronto con politici e giornalisti di oggi.

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