La Merkel umiliata in “casa”: Afd due punti sopra Cdu

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Angela Merkel umiliata “in casa”. Ieri il land in cui la cancelliera tedesca è politicamente nata, il Meclemburgo-Pomerania (il suo collegio elettorale), ha voltato le spalle alla Cdu e con i suoi voti ha consentito all’Afd, il partito populista di Frauke Petry di sorpassare il partito al governo a Berlino (insieme alla Spd). Un colpo durissimo per Frau Angela che non ha ancora deciso se ricandidarsi o meno alle prossime politiche, ma il voto di ieri in uno dei land tra i meno popolati del Paese ma tra i più significativi per la carriera passata (e quindi anche futura) del capo del governo, potrebbe avere un peso determinante sulle sue scelte e quindi sugli equilibri politici. Non a caso Frauke Petry si è affrettata ad affermare che “per Angela Merkel è un tonfo non solo a Berlino ma anche nel suo collegio elettorale del Meclemburgo”, indicando immediatamente la causa della sconfitta: “La sua catastrofica politica sull’immigrazione”. Per giunta questo straordinario risultato dell’Afd arriva dopo l’affermazione di alcuni mesi fa in altre tre regioni e dopo l’ottimo risultato ottenuto nelle ultime consultazioni europee. I “populisti” (e xenofobi) hanno ottenuto il 20,8 per cento dei consensi mentre la Cdu (che governava anche qui con la Spd) si è fermata al 19 (addirittura sotto i sondaggi della vigilia che la davano tra il 20 e il 22, perdendo 4 punti sulle precedenti elezioni dove già aveva lasciato per strada un 5 per cento). I socialdemocratici sono sempre il primo partito con il 30,6 con una flessione del cinque per cento. Cala la Linke (meno 5,2) che ottiene il 13,2 mentre i verdi non riescono ad entrare nel parlamento del Land essendo scesi al 4,8 (-3,9). Fuori anche i liberali e i neonazisti. L’affluenza alle urne è aumentata del 10,1 per cento. Il partito della Petry non solo ha riportato alle urne un 34 per cento di astensionisti, ma ha anche sottratto voti alla Spd (il 17 per cento dell’elettorato), alla Cdu (15), alla Linke (12), ai neonazisti (16), ai Verdi (3). Per capire il “fenomeno Afd” e avere una lente di ingrandimento utile per la lettura anche di questi ultimi risultati elettorali, vi presentiamo alcuni stralci del libro di Jakob Schwoerer, ricercatore tedesco, pubblicato da Biblioteka Edizioni in collaborazione con la Fondazione Nenni (collana: Bussole). “Populismi. Il Movimento 5 stelle e l’Alternativa per la Germania” mette a confronto due esperienze politiche, in realtà piuttosto diverse, ma accomunate nella generica (e in buona misura imprecisa) definizione di “partiti populisti”.

-di Jakob Schwoerer*-

A partire dagli anni Ottanta dello scorso secolo i cosiddetti partiti “populisti” hanno iniziato a stabilirsi sempre più frequentemente all’interno dei sistemi partitici di molti paesi europei. Sull’onda della crisi economica e finanziaria che si sta verificando in Europa, questi partiti – che esprimono il loro dissenso nei confronti del potere della classe dirigente politica e dei partiti e che si presentano come portavoce del popolo “onesto” e “semplice” – hanno registrato un grande successo sia nei sondaggi sia anche concretamente nelle elezioni. Il populismo, come viene definito da tanti esperti politici, è molto di più di un mezzo stilistico per ottenere un maggior consenso: si tratta di un nuovo tipo di ideologia (anche se «thincentred»), che si differenzia da quelle tradizionali basate sulla contrapposizione di lavoro/capitale o chiesa/stato. Questa nuova ideologia si fonda su un nuovo tipo di politica: una politica diversa da quella vigente – vista come disonesta ed arretrata – una politica che deve essere definita attraverso il popolo, così da far valere “la democrazia diretta contro quella rappresentativa” come afferma in modo semplice e chiaro Monica Simeoni.

In particolare sono stati i partiti populisti di destra a registrare recentemente un crescente successo elettorale, un successo che è stato sottolineato nuovamente dalle ultime elezioni per il parlamento europeo: il “Front National” (FN), con quasi il 25% dei voti, è stato il partito che ha ottenuto il maggior consenso in Francia e in Austria la “Freiheitliche Partei” (FPÖ) ha ottenuto, con quasi il 20% dei voti, 7 punti percentuali in più rispetto alle elezioni europee del 2009. Tuttavia nel quadro della crisi economica e finanziaria in cui l’Europa si trova, non solo si rafforzano i partiti populisti già esistenti, bensì si registra anche la nascita di nuovi partiti di successo.

Anche in Germania, rimasta a lungo praticamente libera da fazioni populistiche di rilievo, si è formato un nuovo partito che viene spesso definito – non solo dai media ma anche da alcuni esperti di scienze politiche – come partito populista di destra. Si tratta della “Alternative für Deutschland”5 (AfD), che, con il 7,1% dei voti nelle scorse elezioni europee, è adesso rappresentato al parlamento europeo da 7 deputati. Tuttavia attualmente questo partito – a seguito del proprio congresso del 4 e 5 Luglio del 2015 atto a stabilire una linea orientativa più definita – si trova in una fase di cambiamento, a seguito della quale ci si può aspettare una svolta verso destra e, di conseguenza, anche una maggiore accentuazione delle posizioni relative alle politiche di integrazione e di migrazione. Ci resta invece da vedere se in futuro il partito riuscirà a giocare un ruolo rilevante sulla scena politica, dato che, a seguito del congresso, si è verificato il distacco di gran parte dell’ala liberale.

Un paese interessante per quanto riguarda il populismo è l’Italia, dove nel 2009 è stato fondato il “Movimento 5 Stelle” (M5S) che, come la AfD, viene generalmente inserito nel quadro dei partiti populisti. Tale partito – nato proprio nel periodo di crisi economica che sta attanagliando incessantemente il paese – è riuscito in breve tempo a stabilirsi saldamente come forza all’interno del sistema politico italiano. In Italia tuttavia, differentemente dalla Germania, i partiti populisti di successo sono più la regola che l’eccezione: la “Lega Nord” e “Forza Italia” – definiti dagli esperti proprio come partiti populisti – non solo esistono già da decenni ma sono stati inoltre più volte chiamati ad adempiere a responsabilità governative.

Sia la AfD che il M5S mostrano a prima vista alcune analogie: entrambi si sono affermati sulla scia della crisi economica e finanziaria, presentano tutti e due posizioni chiaramente anti-establishment ed inoltre sembrano poter essere inseriti nell’insieme dei partiti populisti. Tuttavia c’è una notevole discrepanza sia per quanto riguarda le condizioni economiche e politiche dei paesi nei quali questi partiti si trovano ad agire, sia per quanto riguarda lo stato d’animo generale che regna nel popolo italiano e in quello tedesco. Un’analisi comparativa, che analizzi le differenze e le analogie fra questi partiti, appare dunque – già a questo punto – di grande interesse. Esiste tuttavia un’ulteriore elemento, che non solo giustifica quest’analisi ma che la presenta anche come necessaria: si tratta delle prospettive future delle democrazie rappresentative e della cultura po- litica europea. Difatti, dopo un lungo periodo in cui si è discusso su una possibile funzione correttiva che i partiti populisti determinerebbero positivamente, adesso invece in Germania gran parte degli studiosi di scienze politiche si trovano d’accordo sul fatto che questi partiti populisti di destra, che attualmente stanno riscuotendo un grande successo, creino in realtà in prima istanza una situazione di potenziale pericolo per le democrazie europee occidentali. Sotto questo punto di vista, la fondazione di un partito populista anche in Germania – il paese economicamente più forte e il più influente dell’Unione Europea – appare alquanto preoccupante. Ed ancora più preoccupante si presenta la situazione in Italia: se sommiamo tutti i risultati dei sondaggi attuali che riguardano i partiti italiani definiti come populisti dalla letteratura specializzata (quindi Lega Nord, Forza Italia, M5S), vediamo che essi raggiungono addirittura la maggioranza assoluta (stato del 20.10.2015). Una reale coalizione di questi partiti appare tuttavia più che improbabile.

In ogni modo, sia che l’azione di questi partiti venga valutata come positiva o come negativa, non si può negare che – con il crescente successo elettorale dei populisti – la loro richiesta “rivoluzionaria” di una nuova forma di politica e la loro agitazione contro le “vecchie” élite politiche e contro le istituzioni potrebbero provocare notevoli cambiamenti nella politica e nella società europea. Questo lavoro si sviluppa quindi intorno al seguente interrogativo: La “Alternative für Deutschland” e il “Movimento 5 stelle” possono veramente essere annoverati nella famiglia dei partiti populisti? E se sì, si tratta di un populismo di destra, di sinistra o piuttosto di un populismo inclusivo? La risposta a questa domanda fornisce già indizi riguardo alle conseguenze che l’azione di questi partiti potrebbe avere per la democrazia tedesca ed italiana: se il M5S e la AfD fossero seriamente intenzionati ad imporre una forma radicale di democrazia, allora il nostro presente – già adesso fondato su un modello di democrazia che soffre sempre più fortemente di perdita di legittimità – si troverebbe ancora più sotto pressione.

L’interrogativo che si pone questo lavoro richiede in primo luogo di affrontare criticamente il concetto di populismo. A questo proposito si argomenterà, che troppo spesso i partiti vengono etichettati come populisti senza che tale caratterizzazione derivi da un’analisi precisa concernente la qualità e la quantità delle posizioni populiste. Per ottenere una definizione non erronea dei partiti secondo “canoni populisti” è inoltre utile un’osservazione più precisa e dettagliata delle caratteristiche specifiche del singolo paese, in particolar modo dello stato d’animo generale in cui si trova la sua società; tale analisi è utile poiché il sorgere di nuovi partiti, in particolar modo di quelli populisti, si lega spesso a determinati stati d’animo a livello sociale che favoriscono la loro nascita. Inoltre se si conosce il contesto sociale in cui questi partiti agiscono, si possono addirittura osare previsioni sul loro successivo sviluppo elettorale…

La nascita della AfD è innanzitutto strettamente legata al settembre del 2012, quando alcuni ex membri della CDU come Konrad Adam, Bernd Lucke, Alexander Gauland und Gerd Robanus fondarono il “Verein zur Unterstützung der Wahlalternative 2013” (“Associazione per il sostegno dell’alternativa elettorale 2013”) che per le elezioni federali del 2013 intendeva unirsi al partito “Freie Wähler” (“Elettori Liberi”). Il momento chiave di questa fondazione è rappresentato, secondo Alexander Häusler, dalla decisione della cancelliera Merkel – decisione presa nel marzo 2010 – di votare a favore del piano europeo di salvataggio per la Grecia. Contro questa decisione si espresse, fra gli altri, anche un gruppo di professori neo-liberisti di economia, di cui faceva parte anche Bernd Lucke. Essi rifiutavano l’impiego di proventi per il salvataggio dell’Euro, visto come un illecito intervento sul mercato dal parte dello stato. Lucke era già comparso sulla scena politica tedesca nel 2005 quando, con una lettera redatta insieme ad altri professori e colleghi, aveva fatto appello al governo federale per far sì che non venissero incrementati gli stipendi dei dipendenti pubblici. Precedentemente tali aumenti erano stati discussi all’interno del governo della SPD (i socialdemocratici) e dei verdi. Nel 2010 Lucke fondò “l’assemblea plenaria degli economisti” (“Plenum der Ökonomen“) a cui, da allora fino al 2013, aderirono più di 320 professori di economia. Lo scopo promosso era quello di poter mettere a disposizione della politica importanti e imprescindibili conoscenze economiche.

Nel 2013 Lucke presentò la propria candidatura in una lista creata insieme ai Freie Wähler che ottenne 1,1% dei voti alle elezioni per il Bundestag. Tale collaborazione terminò tuttavia subito dopo le elezioni e tale rottura fu dovuta soprattutto al rifiuto da parte dei Freie Wähler del ritorno al marco tedesco. Di conseguenza il 6 febbraio 2013 dal “Verein zur Unterstützung der Wahlalternative 2013” venne fondato il partito “Alternative für Deutschland” del quale, durante il primo congresso del partito tenuto il 14 Aprile 2013 a Berlino, vennero nominati portavoce Bernd Lucke, Frauke Petry e Konrad Adam.

Nella letteratura scientifica che riguarda questo tema – letteratura che fino ad oggi è di dimensioni molto limitate – fra i motivi che hanno permesso la rapida ascesa della AfD vengono spesso sottolineati l’elevato valore di determinate associazioni ed iniziative civiche di tipo conservativo e con opinioni radicali circa il mercato libero. Molte figure che avevano un ruolo di primo piano in tali associazioni sono oggi annoverati fra i membri della AfD. Fra queste associazioni si trova la “Zivile Koalition” (“Coalizione Civile”) – una rete di diverse iniziative conservatitrici e con idee fondamentaliste sul mercato libero – che si è formata nel 2004 grazie ad una massiccia collaborazione di Beatrix von Storch, membro della AfD dal 2013.

Un’altra associazione degna di nota è il “Bürgerkonvent” (“il convento dei cittadini”), fondata nel 2003. Anche Hans-Olaf Henkel – vice-portavoce della AfD da marzo 2014 fino alla sua uscita dal partito a luglio del 2015 – ha preso parte a questa associazione.

La Zivile Koalition e il Bürgerkonvent vengono definiti talvolta come «elemento centrale di una strategia lobbistica con posizioni conservatrici e a difesa del libero mercato», una strategia «che si potrebbe sviluppare come una variante tedesca dell’americano “Tea Party”. Nella letteratura specialistica si fa inoltre riferimento al “Bund freier Bürger” (“Unione dei cittadini liberi”) come una sorta di partito precursore della AfD. Si tratta di un partito fondato nel 1994 da Manfred Brunner – ex membro della FDP – noto per aver presentato un ricorso alla corte costituzionale federale contro il trattato di Maastricht. Ed effettivamente furono diversi gli ex membri del Bund freier Bürger che dopo la fondazione della AfD ne divennero membri o sostenitori e fra questi Joachim Starbatty, Karl Albrecht Schachtschneider e Bruno Bandulet.

Diversamente da molti altri partiti populisti, la AfD non possiede alcun leader centrale e carismatico. Bernd Lucke, essendo stato uno dei tre principali portavoce del partito, era sì quello con la maggiore presenza mediatica, tuttavia accanto a lui si trovavano altre figure che comparivano spesso sulla scena pubblica. Secondo Dieter Plehwe e Matthias Schlögl all’interno del partito si potevano individuare (fino al congresso del partito di luglio 2015) due correnti politiche che lottavano al fine di ottenere la leadership: un’ala moderata neoliberale-conservatrice, a cui appartenevano fino all’inizio di luglio Bernd Lucke e dal 2014 anche Olaf Henkel e un’ala radicale nazional-conservatrice che ruotava intorno alla figura di Alexander Gauland, Frauke Petry e Konrad Adam. Questi ultimi hanno avuto la meglio nel diverbio interno circa la direzione da far prendere al partito, a discapito di Lucke e dei suoi sostenitori per i quali il partito era divenuto troppo di destra e che sono poi usciti dal partito.

La AfD si è presentato per la prima volta alle elezioni federali tedesche del 2013, ottenendo il 4,7% dei secondi voti non riuscendo quindi per poco a superare la soglia di sbarramento del 5% per ottenere seggi al Bundestag. Alle elezioni europee del 2014 ha ottenuto il 7,1% dei voti. Attualmente nei sondaggi elettorali il partito gode fra il 7 e il 10% (stato: 26.11.2015)…

…Per quanto riguarda la provenienza dell’elettorato della AfD non è ancora stato condotto alcun sondaggio simile a quello relativo all’elettorato del M5S. Le principali informazioni possono essere desunte dall’analisi dei voti delle elezioni europee del 2014. Sulla base di quest’analisi si può per esempio osservare come, differentemente dal M5S, la percentuale dei disoccupati che votava la AfD non è particolarmente elevata: solo il 9%. Secondo i dati del “Forschungsgruppe Wahlen“, la percentuale dei lavoratori che hanno votato la AfD è solo l’1% minore di quella dei disoccupati. Anche le considerazioni relative al livello di istruzione degli elettori della AfD che si possono desumere da quest’analisi non sono particolarmente degne di nota: il partito è stato votato dal 5% di coloro che possedeva la maturità professionale, dall’8% di coloro che possedeva la terza media, dal 7% di chi aveva la maturità liceale e dal 6% di chi aveva un titolo universitario.

Per quanto riguarda l’auto-collocamento politico degli elettori della AfD, diversamente dal caso del M5S, non esiste alcun studio oggetto di pubblicazione periodica. Alcune indicazioni rilevanti ci sono tuttavia fornite da uno studio di giugno 2014 condotto dall’istituto di ricerca Forsa e pubblicato sulla rivista tedesca “Stern”, secondo il quale il 28% dei “simpatizzanti della AfD” si collocherebbe nello spettro politico di destra, il 17% in quello di sinistra e il 55% al centro. Differentemente da quelli del M5S, i potenziali elettori della AfD sembrerebbero dunque collocarsi più a destra. Lo stesso sondaggio giungerebbe inoltre alla conclusione che il 55% dei potenziali elettori della AfD giudicherebbero in modo negativo le proprie aspettative economiche future e questo sarebbe dunque un segnale del fatto che le aspettative di declino sociali hanno giocato un ruolo di grande importanza per l’ascesa sociale del partito. Per quanto riguarda la provenienza politica degli elettori della AfD, i sondaggi per l’elezione del Bundestag del 2013 e quelli per l’elezione del parlamento europeo del 2014 confermano i risultati dell’appena citato sondaggio Forsa…

Se si riassumono dunque i voti ottenuti dalla AfD nel corso di queste due elezioni, si può vedere che la maggior parte dei voti giungono dalla FDP – un partito che difende gli interessi delle imprese – e dalla Unione Cristiana (CDU e CSU) ovvero soprattutto dal centro destra borghese. Da questi tre partiti (FDP, CDU, CSU) giungono 1.290.000 voti, ovvero la maggioranza dei voti (53,09%). Dal centro-sinistra giungono invece solo 930.000 voti, ovvero il 38,27% del totale, e di questi quasi la metà provengono solo dal partito “Die Linke“.

Una questione altrettanto interessante è quella sollevata “Forschungsgruppe Wahlen” che, riferendosi alle elezioni europee del 2014, ha posto la seguente domanda: per quale motivo ha votato la AfD? Con questa domanda è stato evidenziato che, se il 60% degli elettori intervistati aveva scelto il partito per le sue idee politiche, il 39% lo aveva invece eletto per intaccare i partiti tradizionali. Appare dunque evidente che fra gli elettori della AfD, una considerevole parte vota il partito per protesta, chiaramente a causa dell’insoddisfazione e della sfiducia verso gli altri partiti. Un fatto questo dimostrato anche dal sondaggio di Infratestdimap, secondo cui il 60% degli intervistati dichiarano di aver votato questo partito per «delusione verso gli altri partiti» (la media degli elettori di tutti i partiti è invece ben inferiore, ovvero 32,17%).

Nello stesso sondaggio il 40% degli intervistati si sono manifestati d’accordo con l’affermazione «l’immigrazione gioca il ruolo principale nel mio voto». L’opinione secondo cui l’apertura dei confini al resto d’Europa minaccerebbe il benessere del paese è sostenuta dal 52% degli elettori della AfD (la media degli elettori di tutti i partiti è invece ben inferiore, ovvero 31%).146 Riassumendo quanto evidenziato in questo capitolo si può affermare che la maggior parte dell’elettorato della AfD e dei potenziali elettori del M5S hanno sfiducia nei confronti degli altri partiti oppure ne hanno un opinione negativa. La supposizione che entrambi i partiti siano stati eletti principalmente per protesta, per critica, è quindi evidentemente corretta. Inoltre gli elettori – o meglio i potenziali elettori – di entrambi i partiti non hanno un’opinione positiva dell’immigrazione; tuttavia mentre per i potenziali elettori della AfD essa non si limita agli stati extra-europei ma si estende anche a quelli europei invece per i potenziali elettori del M5s la libertà di viaggiare all’interno del’UE non deve essere limitata. Il fatto che i potenziali elettori del M5s siano contrari all’immigrazione extra europea ma non a quella interna ai confini europei deriva probabilmente dal fatto che l’Italia è sempre stata e rimane essa stessa una terra da cui la gente emigra. I potenziali elettori di entrambi i partiti si differenziamo tuttavia in modo fondamentale nella loro provenienza politica: l’elettorato del M5s, secondo la sua stessa auto-collocazione, proviene in egual misura dal centro-sinistra e dal centro-destra. L’elettorato della Afd invece proviene dallo spettro dei partiti borghesi di centro destra. Il sondaggio di Forsa indica inoltre che la maggioranza dei potenziali elettori della AFD ha aspettative negative per il futuro e questo è un indizio che i motivi per il voto a questo partito non sia tanto nel malcontento e la sfiducia verso i partiti tradizionali quanto la paura di subire un declino sociale.

*Stralci dal libro: “Populismi. Movimento 5 stelle e Alternativa per la Germania”, collana Bussole, Biblioteka Edizioni e Fondazione Pietro Nenni 2016, pp. 222, euro 20

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