Pensioni verso l’accordo: ecco i numeri

di SANDRO ROAZZI

Il cantiere delle pensioni va in vacanza ma per poco, ma soprattutto con il cauto ottimismo dei suoi principali addetti al lavoro: il Governo che annuncia di voler impegnare rilevanti risorse, i sindacati che per bocca dei loro leader ritengono positivo il lavoro compiuto anche se attendono di sapere se la cifra che verrà proposta sarà in grado di risolvere efficacemente le questioni aperte. Per le confederazioni conta soprattutto ottenere soluzioni concrete per lavoratori e pensionati più che esibire la riconquista pura e semplice del tavolo con il Governo, che potrebbe essere considerata una riaffermazione sterile di uno status sempre meno amato dal mondo del lavoro. Il Governo, con l’assicurazione di voler aumentare le risorse per il pubblico impiego, ieri, e per le pensioni oggi, gioca una grossa carta per acquisire consenso in autunno.

Lo fa perché, dopo il trattamento con i guanti bianchi usato da Bruxelles per Spagna e Portogallo, è lecito pensare che i paletti posti intorno alla flessibilità di bilancio potranno essere spostati oltre l’1,8% senza rischiare la graticola. Le priorità in Europa sono altre, purtroppo, mentre appare chiaro che il tempo del rigore punitivo è tramontato forse per sempre. I soldi insomma potranno venire anche da margini più ampi di bilancio senza più incorrere nei fulmini della burocratica Inquisizione europea.

Il 6 settembre si riparte ma non certo da zero. Sembra anzi che per i disoccupati di lungo corso ed alcune altre categorie di lavoratori come gli invalidi il ricorso all’anticipo pensionistico potrebbe essere in larga parte indolore con il Governo disponibile a coprire buona parte di capitale, interessi e assicurazione (almeno fino ai 2000 euro lordi), riducendo al massimo l’onere per il lavoratore negli anni di… mutuo (non oltre l’1-2%). Porta aperta anche per favorire l’accesso alla pensioni dei lavoratori precoci ormai prossimi all’uscita (possibile un bonus da tre a 5 mesi per favorire un flusso annuo di circa 60 mila unità) . Ed anche per i lavori usuranti ci sono le premesse per allargare gli stretti margini che separano dalla pensione anche se è da definire la platea di riferimento.

Disponibilità esistono anche verso le pensioni in essere con l’ipotesi di coniugare assieme ( ma è decisiva qui più che mai l’entità delle risorse), un aumento della quattordicesima e della no tax area fiscale. Del resto mettere soldi nelle tasche dei lavoratori può essere un buon affare: a luglio l’inflazione tendenziale resta con il segno meno (-0,1%) e le tendenze che spingono verso il rialzo sono poco rassicuranti: riguardano alcuni prezzi pubblici ed un assestamento di quelli dell’energia. Come dire: assomigliano più a…tasse che a prezzi. E resta il nodo dell’occupazione. Crescono i nuovi posti di lavoro, ma sono tutti indipendenti, anche se calano gli “scoraggiati” che si rimettono in pista e fanno crescere il tasso di disoccupazione, rendendolo un dato meno…negativo.

Ma nel lavoro dipendente i contratti a termine, per effetto stagionale certo (agricoltura e turismo), superano quelli a tempo indeterminato: 60 mila contro 27 mila. Buon segnale viene invece dal calo della disoccupazione giovanile (36,5%) ma con una domanda in sospeso: se, per dirla tutta , si tratta di giovani incamminati verso lavori con una prospettiva o verso nuove forme di precarietà, voucher ad esempio. Ecco perché però un buon esito del confronto sulle pensioni potrebbe andare oltre i risultati concreti. Potrebbe significare una iniezione di fiducia per tutti. A settembre l’ultima parola. Ed alla legge di stabilità che si confeziona però al Ministero dell’Economia…

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi