Se oltre 200.000 € all’anno ti sembrano pochi…

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-di SILVANO MINIATI-

Finalmente i riflettori si sono accesi sui 94 dirigenti RAI che con o senza incarico, percepiscono ogni anno trattamenti superiori ai 200.000€. Il fatto è sicuramente positivo, ma ancora una volta rischiamo che il polverone impedisca di vedere la realtà in quanto è certo che le cifre che sono diventate pubbliche grazie agli elenchi pubblicati dalla RAI non sono affatto onnicomprensive del trattamento che ogni dirigente riesce a cumulare.
Sarebbe davvero interessante indagare su quali sono i piccoli e grandi benefit che ogni incarico si porta dietro e in particolare, quello di chi ufficialmente incarichi non ne ha, e proprio per questo, viene compensato da gettoni, rimborsi spese e trasferte che sicuramente sfuggono a coloro che cercano di capire quale sia davvero il trattamento riservato ad un dirigente RAI.

La prima considerazione che sorge spontanea riguarda la pletora di direttori, vice-direttori, conduttori, incarichi dai quali nel paese dove si parla tanto di meritocrazia non si torna mai in dietro. Quando vieni promosso, acquisisci un diritto che vale fino al momento della pensione e a nessuno viene in mente di sostenere che possa valere per un dirigente RAI lo stesso principio che vale per un operaio, per un tecnico, che se perdono l’incarico al quale sono stati nominati, perdono anche lo status di dirigente. Leggendo gli elenchi pubblicati in questi giorni, e scorrendo le foto delle quali finalmente si fa grande sfoggio, incontri persone che ti erano note nei decenni scorsi e che magari svolgevano ruoli importanti. Nelle didascalie che accompagnano le foto, trovi le spiegazioni delle mansioni e dei ruoli che hanno permesso agli interessati di realizzare carriere niente affatto disprezzabili. Nel fare questi confronti, diventa gioco forza prendere atto che quel signore o quella signora che magari ti ricordi per il ruolo che svolgeva 15 o 20 anni fa, non ti risultava essere ancora in servizio e beneficiare di un più che invidiabile trattamento.

Se poi, vai a spulciare bene in quegli elenchi, ti può sempre capitare che ti spuntano nomi e cognomi di persone che ogni tanto fanno capolino in piccoli spezzoni televisivi nei quali ovviamente i trattamenti d’oro vengono denunciati solo se riferiti in particolare ai pensionati. Difficilmente ti capita un giornalista che, vivaddio, parli di privilegi quando si tratta di trattamenti riferiti alla casta alla quale appartiene.
In questi anni, non siamo mai riusciti ad avere dati certi e aggiornati sui privilegi dei giornalisti in generale. Sia quando si trattava di stipendi sia quando ci si riferiva alle pensioni o ai tanti “escamotage” per cui gli ordini professionali e le associazioni di categoria hanno sempre usato il verbo ‘occultare’ in base al principio che se un calciatore guadagna milioni, nessuno si dovrebbe scandalizzare per il trattamento di un giornalista prestigioso. Viene pagato in base alle leggi del mercato e non ad astrusi principi di equità e di decenza. Ai giornalisti che in perfetta buona fede, mettono in guardia verso il rischio di campagne populiste che spesso sono alimentate anche da una scarsa considerazione della libertà delle professione e di chi l’esercita, sarebbe bene incominciare a far notare che il richiamo alle leggi del mercato e il chiudere gli occhi sui tanti grandi o piccoli atteggiamenti omissivi per quanto riguarda i trattamenti, contribuiscono a creare quel senso comune che sta ormai dilagando e che porta a trovare sempre e comunque una giustificazione ai comportamenti degli altri purché ovviamente, per altri, si intendano coloro che di privilegi ne hanno già tanti.
Quando sentiamo parlare dei pochi cittadini che hanno tantissimo e dei tantissimi che invece non hanno a sufficienza per vivere dignitosamente, dovremmo cercare di chiederci se il sistema dell’informazione aiuti davvero ad individuare le cose che non vanno e i possibili rimedi o se invece, non sia diventato una sorta di analgesico che aiuta a dormire sonni tranquilli. E’ ovvio che quando gli elenchi ai quali ci si riferisce sono particolarmente numerosi il rischio di fare di ogni erba un fascio è molto serio e dovremmo fare uno sforzo per cercare di neutralizzarlo.

Dal mondo dell’informazione, è lecito attendersi un contributo in positivo a partire dalla rimessa in discussione di principi che se dati per immutabili, creano solo grande ingiustizia come avviene per esempio per le cosìdette catene di comando. Se diventi direttore o vice, dovrebbe trattarsi di un riconoscimento che vale soltanto per il momento in cui eserciti quella funzione. Se sei stato direttore di giornale o direttore di rete e domani non lo sei più, ridiventi un dipendente normale come avviene per un tecnico, o un operaio della FIAT o della OLIVETTI. Fra il nuovo ruolo che noi suggeriamo, per chiunque sia chiamato a fare informazione e formazione, c’è sicuramente anche quello di rifiutarsi di svolgere compiti che con l’informazione non hanno proprio niente a che vedere. Chi avesse l’ardire di passare in rassegna le tante cose che si sono dette e scritte sulle pensioni e sui privilegi previdenziali avrebbe di che domandarsi se davvero il sistema informativo Italiano sia concepito per formare coscienze e cittadini in grado di decidere consapevolmente o non abbia come scopo quello di sfornare notizie preconfezionate che portano inevitabilmente, troppo spesso a legare il somaro dove vuole il padrone.

Un ultima considerazione riguarda i dirigenti “senza incarico”. Se sono senza incarico, è ovvio che non sono per nulla dirigenti. Sarebbe forse ora che qualcuno si ponesse una domanda molto elementare riguardante i posti beneficiati da tale anomalia. Il Dottor Dall’Orto che risulta percepire 652.000€ all’anno dovrebbe rispondere ad una semplice domanda. Se esistono decine di dirigenti “senza incarico” ed è escluso comunque che uno possa trovarsi in quella situazione ‘Motu proprio’, la verità è una e una soltanto. Dall’Orto è sicuramente consapevole e quindi compie abuso di atti di ufficio o peggio ancora sta incappando nel reato in omissione dei medesimi facendo in modo che la RAI spenda illegalmente fior di quattrini.

In Italia, esistono decine di migliaia di studi legali teoricamente a disposizione dei cittadini; di associazioni di consumatori; ed esistono centinaia e centinaia di carte dei diritti degli utenti quasi tutte giustificate con lo scopo di proteggere appunto gli utenti dagli errori, dalle imprecisioni e dall’arroganza della pubblica amministrazione. Possibile che tutta questa pletora di persone, di gruppi e di associazioni non riesca ad uscire dai tavoli dei bar, dal ruolo di nulla-facenti e magari tra una discussione sul costo di un calciatore e il pronostico per la prossima partita, non riescano a dare segnali di esistenza in vita? Possibile che si debba sempre rifugiarsi nella denuncia delle responsabilità della politica e dei politici. Rendiamoci finalmente conto che ciò diventa sempre più un semplice pretesto per nascondere la nostra cattiva conoscenza.

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