Lo stragista di Monaco: in depressione e vittima dei bulli

 

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di ANTONIO MAGLIE

Questa volta l’Isis non c’entra. Lo dice la polizia bavarese che attraverso il suo capo, Hubertus Andrae, sottolinea anche che il gesto non può essere in alcun modo messo in relazione con la questione dei profughi. Monaco di Baviera il giorno dopo, immersa nel dolore ha ritrovato la sua placida normalità. Ali Sonboly, questo il nome del diciottenne tedesco-iraniano che ha ucciso nove persone nel centro commerciale Olympia togliendosi poi la vita a un chilometro di distanza dal punto in cui aveva seminato morte e terrore, non aveva (almeno così sembra) motivazioni politico-religiose. Ma l’evento e lo stesso profilo del giovane killer non devono indurci a trarre errate e, semmai, anche tragicamente confortanti deduzioni. Perché, semmai, la scelta di Ali Sonboly finisce per dare sostanza a quello che l’Europol in conclusione di un rapporto redatto alla fine dello scorso anno ha sottolineato: nella maggior parte dei casi gli “stragisti” del terzo millennio sono dei disadattati, persone afflitte da problemi psichiatrici che poi, semmai, incrociano la motivazione religiosa, cioè l’islamismo radicalizzato, per motivare, ai propri occhi, in maniera un po’ più logica una scelta fuori da qualsiasi logica e razionalità.


Il diciottenne di Monaco si era sottoposto a cure psichiatriche, era stato vittima di bullismo per molti anni e venerdì scorso non aveva superato l’esame scolastico. Viveva, insomma, in una situazione psicologica e personale di disagio, si sentiva estraneo a una società che considerava in larga misura nemica. Alle spalle una famiglia tutto sommato normalissima: padre tassista, madre impiegata in una filiale dei grandi magazzini Karstadt. All’apparenza un ragazzo come gli altri, trasformatosi improvvisamente in un’arma umana di distruzione di massa. Alla tv bavarese una vicina ha raccontato che Ali “era una brava persona, un buon tipo. Non l’ho mai visto arrabbiato né ho mai saputo di suoi problemi con la polizia o con il vicinato. Sorrideva sempre come una persona normale”.

Ma si portava dentro un tarlo che si è trasformato col tempo in una miccia. Lo ha urlato al vicino con il quale ha litigato mentre, armi in pugno, passeggiava nervosamente e senza la possibilità di intravvedere per sé un futuro dopo essersi già lasciato alle spalle una scia di morte. “A causa tua sono stato vittima di bullismo per sette anni…”, ha urlato all’uomo che dall’altra parte della strada lo insultava chiamandolo “stronzo” e “coglione”. Quegli insulti hanno fatto venire a galla i suoi rancori. Un aspetto della personalità di Ali che un suo compagno di classe ha confermato in una chat sottolineando che il ragazzo continuamente prometteva di uccidere i bulli che lo affliggevano. Tra quei bulli, anche l’autore della testimonianza per sua stessa ammissione: “Conosco questo cazzo di tipo, si chiama Ali Sonboly. Era nella mia classe. Facevamo sempre del mobbing contro di lui a scuola. E lui diceva sempre che ci avrebbe uccisi”.

Davanti a un computer ha alimentato il suo desiderio di vendetta e organizzato l’attacco. Da tempo, infatti, utilizzava nel suo computer giochi incentrati su sparatorie e dichiarava apertamente la sua ammirazione per lo studente diciassettenne che nel 2009 nei pressi di Stoccarda, a Winneden, aveva ammazzato quindici persone in una scuola. E questo spiega il suo accanimento nei confronti degli adolescenti del McDonald’s: cinque delle nove vittime sono giovani e giovanissimi. E per dare un senso ancora più tragico alla sua scelta, con un falso annuncio su Faceboock che prometteva cibo gratis nel ristorante, ha provato a far affluire nel luogo scelto per la strage il maggior numero di coetanei. Un quadro psicologico complesso che conferma quella tendenza all’emulazione segnalata dall’Europol. E sulla mente di un ragazzo che era stato sottoposto a cure psichiatriche dopo essere caduto in depressione (come ha rivelato il procuratore di Monaco, Thomas Steinkraus-Koch), il richiamo dello stragista adolescente di Winneden deve essere stato irresistibile

antoniomaglie

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