Referendum, che fine ha fatto l’autonomia della Cisl?

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– di SILVANO MINIATI

Quello che sta succedendo in vista del voto sulle riforme costituzionali è davvero sufficiente a far accapponare la pelle. Quello che più mi impressiona non è l’importanza del voto in sé, poiché per me chi vota “sì” merita lo stesso rispetto e considerazione che personalmente riservo a chi vota “no”. Quello che fa più impressione è il processo che si è messo in atto, che rischia di travolgere principi e storie che consideravo ormai consolidate. Mi sto domandando in queste ore ad esempio che fine abbia fatto la tradizionale autonomia della CISL dai partiti, dai governi e dagli schieramenti in generale.


Mi viene spontaneo chiedermi se una scelta come quella compiuta dalla CISL favorisca o danneggi il processo unitario che il sindacato sta faticosamente ricostruendo. Per me non è affatto semplice considerare che una scelta come quella del votare “sì” o “no” al referendum possa essere ritenuta ininfluente sul ruolo che il sindacato sarà chiamato a svolgere in futuro in Italia. Se alla scelta della CISL fa seguito poi a tamburo battente quella davvero molto più militante della Coldiretti viene il timore che stiano riemergendo antichi richiami a ruoli che rischiano di confondere politica, convinzioni ideologiche e religiose, che per decenni non hanno affatto giovato né alla politica, né al sindacato. Se poi scorro l’elenco di coloro che a vario titolo cercano di spiegare che la riforma delle istituzioni così come si configura è certo molto pasticciata e se ci fosse tempo, sarebbe meritevole di ulteriori aggiustamenti e precisazioni ma che una sua bocciatura sarebbe comunque una catastrofe per il nostro paese.

Per me, che ho sempre cercato di valutare le persone per quello che dicevano e facevano e non per le etichette politiche delle quali si fregiavano e soprattutto per il fatto di avere sempre distinto coloro che facevano appello alla mia capacità di ragionare, scorrere oggi l’elenco di coloro che da Giorgio Napolitano a Luciano Violante, per finire a Franco Marini e se volete a Roberto Benigni, che cercano di convincermi che la scelta di oggi è di fatto tra Renzi e il Diluvio mi sembra francamente indigeribile.

Personalmente, non so affatto immaginare quale potrebbe essere il risultato del referendum preferibile in quanto al momento sono pieno di dubbi e di perplessità. Anche per quanto riguarda il mio voto. C’è, però, una tentazione che si sta facendo strada e che mi spinge verso una scelta netta. Mancano ancora molti giorni alla scadenza e se ogni giorno un pezzo di coloro che si erano dichiarati contrari o almeno incerti e dubbiosi si schierano a favore del “sì”, corriamo il rischio che a votare “no” rimangano davvero tre gatti. Al momento, tra i tanti che in questo momento storcono la bocca di fronte ai miei dubbi e al mio rifiuto di schierarmi semplicemente perché lo fanno gli altri, ci sono molti di coloro che negli ultimi anni ne hanno davvero indovinate poche. Chi, in questi anni non è riuscito a sfuggire dall’elenco dei cattivi maestri dovrebbe almeno avere il pudore di rispettare i dubbi e le perplessità degli altri, ed evitare di assumere l’atteggiamento spavaldo di chi, a prescindere dal merito dei problemi dimostra di ritenere che lui ha comunque sempre ragione.
Abitiamo vivaddio in un paese che ha tanti problemi e anche tanto bisogno di persone serie. Di personaggi infallibili, potremmo fare tranquillamente almeno.

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