Brodolini: “Da ministro, fedele ai miei ideali”

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Ci piace proseguire nel ricordo di Giacomo Brodolini morto quarantasette anni fa (l’11 luglio 1969) dopo una breve ma spietata malattia, proponendo alcune lettere custodite nell’archivio della Fondazione Nenni. Fanno parte di quella sorta di “miniera” documentale che ci ha lasciato il leader socialista e che attraversa un lungo tratto di storia nazionale del Novecento. La prima è probabilmente il testamento politico del Ministro del Lavoro. Undici giorni dopo sarebbe spirato a Zurigo dove era andato per curarsi. Mentre lui lottava contro la malattia, nel Psi divampavano le polemiche. L’unificazione si era incagliata nelle secche di un deludente risultato elettorale e le due “anime” che si erano ritrovate solo pochi anni prima avevano avviato le pratiche di divorzio. Nella lettera si scorge la passione dell’uomo, la sua fedeltà agli ideali socialisti, la sua contiguità con il mondo del lavoro ma anche l’amarezza e la delusione per una vicenda politica che si era andata immiserendo con il trascorrere delle settimane e dei mesi. Il secondo è un appunto senza data ma che bisogna collocare nei primi mesi del 1962, tra la nascita del quarto governo Fanfani (21 febbraio) e le elezioni che portarono Antonio Segni alla presidenza della Repubblica (si svolsero tra il 2 e il 6 maggio). Il ministro a cui Brodolini accenna è Lorenzo Spallino, democristiano: sarebbe morto il 27 maggio del 1962. L’ultima lettera, invece, è la risposta del dirigente politico alle sollecitazioni del segretario nazionale che chiedeva informazioni sulle intimidazioni che avevano preceduto e accompagnato le elezioni del 18 aprile 1948

“CARO NENNI, COME SOCIALISTA SONO DELUSO”

Roma, 1 luglio 1969

Caro Nenni,

non interverrò domani ai lavori del Comitato centrale. Ragioni di salute sono prevalenti, anche se non esclusive, nel giustificare la mia assenza. Ho deciso, accogliendo il consiglio dei medici, di destinare almeno un mese alle cure e al riposo. La loro necessità è stata accentuata dagli eccessi di impegno e di fatica che mi sono stati richiesti dall’esercizio della mia attività, attraverso la quale ho cercato di mantenere fedeltà agli impegni dei socialisti nei confronti dei lavoratori.

Tu sai che ho sempre partecipato con passione alla vita del Partito. Ma esso mi è sembrata improvvisamente scadere a tal punto da persuadermi che l’unico modo per continuare a servire gli ideali socialisti fosse non già quello di impegnarsi in una polemica troppo artificiosa, mediocre o meschina, ma quello di recare un sia pur modesto contributo ai reali movimenti di progresso che operano nella società.

Come socialista, mi sento non solo preoccupato, ma mortificato. In me, personalmente, resta una profonda nostalgia dell’impegno culturale, della tensione morale e della serietà politica che avevamo acquisito alcuni anni or sono, e che oggi appaiono disperse. Forse noi non apprezzammo allora a sufficienza il valore di tali conquiste. Certo è che l’essere giunti al punto di oggi non è dipeso da una somma di sciagure attribuibili al fato. Chiarissime anzi – al punto da non rendere necessario il ricercarle – le responsabilità.

Ritengo tuttavia che malgrado le condizioni di deterioramento alle quali è pervenuto, i Partito resti in Italia un pilastro insostituibile della democrazia. Li stessi recenti risultati elettorali hanno indicato una sia pur sommaria consapevolezza popolare di questa verità. Ciò mi induce a considerare quanto più incisivo, e determinante, sarebbe il ruolo di un moderno e unito Partito socialista nella nostra vita politica, solo che sapessimo stabilire un più fiducioso rapporto con la base popolare del Paese e solo che al livello di governo sapessimo fare sempre il nostro dovere e il nostro mestiere di “sinistra del centro-sinistra”.

Io sono convinto che chi gioca alla scissione scherza col fuoco. Coloro che l’hanno voluta, coloro che la vogliono, coloro che (fuori del partito) l’attendono con malcelata ansia, non si rendono conto della entità delle reazioni a catena che la scissione scatenerebbe non solo nella realtà politica ma anche in quella sociale ed economica. I primi ad essere scavalcati o delusi sarebbero probabilmente proprio coloro i quale dalla scissione si attendono qualche vantaggio e sperano in una rettifica in senso moderato, dell’attuale equilibrio politico.

In effetti la vita politica, i partiti, le istituzioni, hanno bisogno in Italia di riforme e di profondo rinnovamento. Ma io credo ad un rinnovamento che derivi da scelte consapevolmente maturate, e da un allargamento reale delle basi della democrazia. Sono convinto che niente di buono sia consentito ottenere attraverso operazioni confuse, avventurose ed equivoche.

Ciò ti dice quali siano i miei orientamenti ed i miei giudizi di oggi. Se non ho apprezzato nelle scorse settimane il livello di un dibattito che da ogni parte mi è sembrato troppo spesso miope e scadente rispetto alla drammaticità della situazione, io non posso tuttavia non sentirmi schierati con quanto vogliono al tempo stesso salvaguardare l’unità del Partito, garantirne la piena vita democratica, assicurarne impegno conforme alla sua tradizione e alla sua natura di forza autenticamente socialista. L’unità può e deve avere un suo prezzo, anche alto, nelle garanzie da offrire a tutte le correnti di pensiero ed a tutte le minoranze, ma non può essere pagata con la condanna a una eterna paralisi. In particolare non vedo perché, con il massimo di affidamenti reciproci, non debba essere accolta la proposta della effettuazione di un Congresso. Tanto meno mi rendo conto delle reazioni negative che tale proposta ha sollevato. Mi pare infatti che i proponenti abbiano preso in considerazione date e scadenze piuttosto lontane. Vogliamo forse istituzionalizzare una concezione del Partito tale che, mentre proclamiamo la nostra superiorità democratica, ci porti programmaticamente ad escludere quelle consultazioni congressuali che sono la più alta espressione della democrazia?

Caro Nenni, perdonami questa lettera, forse troppo lunga. Considerala, se vuoi, una dichiarazione di voto.

Il compagno De Martino è comunque, per ogni eventualità, delegato a rappresentarmi.

Salutami tutti, e credimi con sincero affetto,

(Giacomo Brodolini)

P.S.

L’essermi astenuto dalla polemica interna non mi ha risparmiato il ripetersi di monotoni attacchi contro una mia affermazione, che – a dire il vero – è stata riferita sulla base del testo rozzamente fornitone, in modo deformato, da una agenzia di stampa. Si tratta, come sai, di una affermazione relativa al necessario apporto delle forze oggi rappresentate dai comunisti all’attuazione di talune fondamentali riforme. Puoi bene immaginare che gli attacchi ricevuti non mi hanno né colpito né turbato. Ma mi viene fatto di domandarmi, senza impertinenza, se non sarebbe possibile raccogliere in una voluminosa antologia una serie di affermazioni più o meno simili pronunciate non solo da te, ma anche da altre altissime personalità democratiche… Mi troverei, cioè, in buona compagnia.

PROMEMORIA PER: NENNI – DE MARTINO – LOMBARDI

Esistono fortissime pressioni di base per uno sciopero dei postelegrafonici a breve scadenza, e forse prima delle elezioni del presidente della Repubblica.

La situazione è aggravata dall’atteggiamento del Ministro Spallino, che resiste ad ogni tentativo di apertura di un colloquio con i Sindacati sui problemi della riforma strutturale dell’Amministrazione e delle carriere.

Occorre, perciò, alla prima occasione interessare il Presidente del Consiglio perché intervenga autorevolmente sul Ministro.

Lo sciopero potrebbe con molta probabilità essere evitato (e in tal senso potranno adoperarsi i nostri compagni della Segreteria della Federazione Postelegrafonici) se il Ministro accedesse intanto alla richiesta di:

  • Trasformare la Commissione Consultiva fra Ministero e Sindacato in organo di contrattazione;
  • porre all’ordine del giorno della prima riunione di tale commissione i problemi della riforma strutturale e delle carriere.

    (Giacomo Brodolini)

“L’ILLEGALE” MANIFESTO DEL PARROCO

Ancona, 24 maggio 1948

Caro Nenni,

rispondo alla tua del 20 maggio.

Numerosissimi sono stati i casi di pressione dell’apparato statale e di terrorismo religioso nella nostra Provincia ed in tutta la regione. Si tratta però, nella maggior parte, di episodi del genere di quelli verificatisi in tutto il resto d’Italia.

Degna di menzione mi sembra, per la palese violazione della legge elettorale un manifesto fatto affiggere dal parroco, all’interno della chiesa di S. Domenica in Recanati, la mattina del 18 aprile.

Tale manifesto, che io stesso ebbi occasione di leggere, ma di cui non ricordo di preciso il testo, diceva pressappoco:

1°) E’ dovere di ogni elettore cattolico partecipare alle elezioni;

2°) commette peccato mortale chiunque voti per formazioni politiche che non diano garanzia assoluta di ispirazione cristiana e di difesa della Chiesa Cattolica;

3°) gli aderenti e gli elettori di partiti marxisti (specificato in parentesi: Fronte Democratico Popolare) cesseranno di essere considerati figli della Chiesa. Ad essi saranno negati i sacramenti e la benedizione liturgica.

Puoi denunciare il fatto senza tema di smentia.

Fraterni saluti

(Giacomo Brodolini)

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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