Quelle false accuse contro Ignazio Silone

 E’ stato uno dei più grandi narratori italiani, l’uomo che ha dato voce a quei “cafoni” che non potevano avere un posto nella storia scritta dai vincitori in quanto “vinti”, nati “vinti”. Suo fu l’articolo con il quale il giornale del Partito Socialista “Avanti!”, volle pubblicamente ringraziare Pietro Nenni il giorno della vittoria della Repubblica nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946. Ignazio Silone è stato un grande protagonista della letteratura e anche della politica, un protagonista mai banale, mai “organico”, mai comodamente allineato. Contro di lui è stata lanciata da alcuni storici l’accusa di essere stato un collaboratore della polizia politica fascista, l’Ovra. Accuse che aveva già smontato Giuseppe Tamburrano. Adesso Alberto Vacca cancella definitivamente quelle infamie con nuovi documenti e analisi calligrafiche che fanno piazza pulita di teorie costruite con insufficienti verifiche o conferme. Esplicito il titolo del libro di Vacca, edito da Guerini e Associati: “Le false accuse contro Silone”. Domani, 7 luglio, il lavoro di Vacca verrà presentato nella sede nazionale romana della Uil, in via Lucullo, alle 16,30. Ci sarà ovviamente l’autore. Al dibattito parteciperanno Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Nenni che ha promosso l’iniziativa insieme alla Fondazione Silone, alla Fondazione Buozzi e, ovviamente, alla Uil ai cui fondatori lo scrittore abruzzese fu molto vicino, Piero Craveri, Gianna Granati e Giuseppe Tamburrano. Coordinerà il dibattito Aldo Forbice, giornalista, che firma la prefazione al libro. E di questa prefazione qui di seguito presentiamo alcuni stralci.

                                                         Un oltraggio all’onore

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-di ALDO FORBICE*-

Non conoscevo Alberto Vacca. Un giorno mi è arrivata una lettera in cui lo studioso mi annunciava  che aveva scritto un libro su Ignazio Silone per provare la sua “innocenza”. Da anni ormai numerosi storici e ricercatori rigorosi avevano definite come “falsità”, “calunnie gratuite” o semplicemente “errori di ricercatori nel metodo e nelle interpretazioni di documenti d’archivio” le affermazioni di due storici – Mauro Canali e Dario Biocca – sulla cosiddetta “doppiezza” del grande scrittore abruzzese. I libri di questi due scrittori erano stati ampiamente pubblicizzati dalla stampa e di conseguenza ne erano scaturite polemiche, anche recenti, sui media.

Non dico che all’inizio ero scettico, ma sicuramente mi ero convinto che quello di Vacca fosse u nuovo lavoro di ricerca e di riflessioni per confutare le tesi di questi studiosi che continuavano ossessivamente a infangare un grande scrittore e politico che, ovviamente, non poteva difendersi. Perché i due storici, insieme e separatamente, continuano da anni a perseverare? Evidentemente lo scoop rende. Ha acutamente osservato Giuseppe Tamburrano (uno storico che da anni, con studi e ricerche, la dimostrato l’inconsistenza delle accuse a Silone spia dell’OVRA):

  “Questo di Silone spia era un boccone appetitoso con tutti gli ingredienti per lo scoop. Un grande scrittore, un militante politico che è stato inviso a tutte le dittature, di destra e di sinistra, a tutte le chiese, a tutti gli apparati di potere, viene smascherato, scoperto professionista del più squallido mestiere, quello di spia, traditore del suo partito: è un colpo grosso, è uno scandalo, estremamente piccante, eccitante…”

…Alberto Vacca ha fatto un lavoro di ricerca attento e rigoroso, proseguendo nell’appassionato studio di Giuseppe Tamburrano, che, come si è detto, già qualche anno fa aveva scoperto, facendo eseguire un’approfondita analisi calligrafica delle note informative, che quei documenti non erano stato  redatti da Silone. Ora Vacca è riuscito a scovare anche il vero autore, quell’Alfredo Quaglino che faceva una vita da nababbo (con cospicui finanziamenti dell’OVRA) e che timbrava i suoi testi con la sigla 3000 HP, un potente motore automobilistico all’epoca.

Quaglino era il nipote di un noto parlamentare socialista, amico del leader riformista socialista Turati e del segretario della Confederazione del lavoro, Bruno Buozzi. Viveva a Parigi anche per infiltrarsi negli ambienti antifascisti degli emigrati italiani, ma si spostava frequentemente, sia all’estero (Berlino, Vienna, Madrid, Londra ecc.) che in Italia (prevalentemente Roma e Milano). Un personaggio misterioso al servizio dell’OVRA che, altrettanto misteriosamente, si è eclissato dal dopoguerra. Come ogni spia di professione.

A scoprirlo, come si racconta nel libro, è stato Alberto Vacca, da una serie di riscontri, dall’analisi approfondita dei testi e delle perizie calligrafiche delle note informative e delle lettere ritrovate. Quel che appare sorprendente è la serie di errori, anche madornali dei due ricercatori. Evidentemente ritenevano che non vi sarebbero stati controlli e verifiche (chi è infatti in grado di impiegare un anno di lavoro nelle sale dell’Archivio di Stato?). E gli errori e i travisamenti Vacca li indica tutti, con scrupolo e competenza. Appare poi ancora più stupefacente l’ossessione dei due ricercatori nell’attribuire a Silone nuove “colpe” e responsabilità: spionaggio, tradimento, delazione e ci sono anche squallide accuse, sul piano personale, su cui preferiamo sorvolare.

Addirittura in un recente saggio del solito accusatore, Mauro Canali (Il tradimento, Marsilio, Venezia 2013), si fa chiaramente intendere che Silone potrebbe avere avuto una parte anche nell’arresto di Antonio Gramsci (l’8 novembre 1926) da parte della polizia fascista, come “informatore dell’OVRA”…

…La verità, come dimostra Alberto Vacca nella sua ampia ricerca, è che negli archivi sono state trovate lettere degli stessi funzionari e agenti della polizia politica e dell’OVRA che smentiscono clamorosamente ogni connivenza di Silone con gli apparati della polizia del regime. Non è stata rinvenuta poi alcuna ricevuta  o altro documento che attesti la collaborazione dello scrittore sotto forma di pagamento o comunque di servizi usufruiti. È confermato invece che l’unico rapporto intrattenuto da Silone con la polizia politica passava attraverso l’ispettore Bellone, a cui si era rivolto subito dopo l’arresto del fratello Romolo, accusato di aver collaborato ad attentati terroristici e di far parte del partito comunista. Questo fratello, tanto amato perché era l’unico della sua famiglia sopravvissuto al terremoto in Abruzzo, morì nel 1932 nel carcere di Procida, forse in seguito a stenti e mancanza di cure e forse anche a postumi di torture subite dai suoi carcerieri.

Nelle poche lettere ritrovate all’Archivio di Stato, Silone aveva promesso a Bellone informazioni in cambio di un trattamento carcerario più umano per il fratello. In realtà però lo scrittore non ottemperò neppure a quell’impegno: inviò all’ispettore solo notizie note, tratte dalla stampa antifascista clandestina, non denunciò mai nessuno e – con buona pace dei suoi accusatori – non provocò alcun danno al movimento antifascista e, in generale, a chi operava clandestinamente contro il regime… 

…Silone ancora oggi, come si è detto, è lo scrittore italiano più conosciuto nel mondo. Vorremmo ricordare però, in conclusione, lo stretto rapporto esistente fra lo scrittore abruzzese e Albert Camus, intellettuale “non allineato” e premio Nobel per la letteratura. Lo scrittore  franco-algerino è morto il 5 gennaio 1960 a soli quarantasette anni, in seguito a un misterioso incidente stradale, e ora un recente libro di Herbert Lottman rivela che in realtà si è trattato di un attentato organizzato dai servizi segreti sovietici. Camus si sentì sempre solidale con Silone, per molti anni, al punto che, quando vinse il Nobel, nel 1957, dichiarò: “A meritare il Nobel era Silone. Silone parla a tutta l’Europa. Se io mi sento legato a lui, è perché egli è nello stesso tempo incredibilmente radicato nella sua tradizione nazionale e provinciale”.

E quando, nel 1976, Silone entrò, dopo anni di attesa, nella rosa delle candidature al premio Nobel per la Letteratura, Heinrich Boell disse:

“Sogno, sì sogno, un cristianesimo sociale e diciamo pure socialista. Un cristianesimo che ormai prescinda dalle strutture storiche della chiesa, ma che riscopra alcuni vecchi miti, profonde tradizioni e che ami la libertà. È un socialismo non ancorato alle ideologie di partito e meno ancora negli apparati burocratici. È vero, sa di utopia. C’è uno scrittore italiano che sento vicino in questo sogno, uno scrittore che stimo anche come uomo, Ignazio Silone”.

Anche noi non abbiamo alcuna difficoltà ad ammettere di condividere quel sogno.

* Stralci dalla prefazione di Aldo Forbice al libro di Alberto Vacca: “Le false accuse contro Silone”, Guerini e Associati editore, 2015, pagg. 184, euro 19,50

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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