Brexit, i rischi per l’Italia

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-di SANDRO ROAZZI-

Remain o leave, questo è il giorno. Tutti si dicono pronti, Bce e Fed in testa. Tutti hanno cercato di spaventare in ogni modo gli inglesi per cercare di dissuaderli dalla Brexit. Anzi Junker e Schaeuble hanno fatto di più, hanno mostrato i denti. Perfino il cardinal Bagnasco ha sentito l’esigenza di bocciare le divisioni. L’euro scettico Cameron convertito alla causa europea ha fatto sapere che tanto non se ne andrà. Forse spera di contrattare ancora condizioni vantaggiose per la Gran Bretagna anche se Bruxelles lo ha diffidato anche a pensarlo. Ma si sa, dopo i risultati non resterà che trattare. A lungo se servirà. La calma della vigilia è già passato. I pro ed i contro scontano ormai analisi ripetute e sono stati sviscerati a sufficienza. Manca solo… la predizione di Nostradamus sull’esito del referendum. Nei palazzi del potere romani c’è attenzione ma senza nervosismo. Sterlina ed euro hanno atteso la loro sorte rafforzandosi sul dollaro, non si sa mai.
Le borse già guardano oltre e sanno che l’eventuale euforia per la permanenza inglese in Europa sarà di breve durata.


Eh già, perché sfogliando l’agenda dei lavori balza subito agli occhi che dietro la vicenda Brexit si nasconde, ma neanche troppo la debolezza dell’Europa. Se ne sono accorti i consumatori europei che hanno piegato in basso l’indice di fiducia di giugno, peggiore di uno 0,3% rispetto a maggio, come riprova che il peggior nemico per il cammino dell’Europa resta la grande incertezza sulle prospettive. E fra pochi giorni ci saranno le elezioni spagnole… Certo un remain inglese potrebbe far indietreggiare le posizioni nazionaliste e xenofobe rispetto a quelle che non rinunciano a politiche di integrazione ed inclusione, ma non fino al punto di restituire fiducia nella istituzione europea. Il duello proseguirà, statene certi. Semmai fin d’ora qualche lezione l’eventuale Brexit l’ha gia’ espressa. In primo luogo che va superata l’asfissiante burocrazia europea che è diventata una sorta di buco nero per un processo di avanzamento dell’identità europea e che sta anche nelle motivazioni del separatismo inglese che sogna il giorno dell’indipendenza anche da questa invadenza.

In secondo luogo è evidente che è cresciuta ancor di più la delusione per l’Europa fatta di regole e regolette minuziose con la pretesa di regolare tutto e tutti mentre latita l’Europa che dovrebbe stabilizzare la crescita e creare lavoro dando risposte serie a crescenti diseguaglianze e aree di povertà. Vada come vada la Brexit, insomma un cambio di passo appare necessario anche se le resistenze si faranno sentire con l’obiettivo di condizionare nuovamente la condotta della Bce e di limitare i pochi progressi, ma importanti, compiuti nella direzione di cambiare i parametri su conti pubblici ed economia per aggiornarli ai nuovi scenari della crescita mondiale.

Per l’Italia i rischi sono considerati non tali da provocare sconvolgimenti. Ma anche per il nostro Paese qualche riflessione si impone. Intanto è chiaro che non si può più galleggiare su una ripresa debole ed insicura. Sarebbe saggio mettere davvero la parola fine alle conseguenze della recessione ed aprire un nuovo capitolo che sia chiaro e convincente per le aspettative di milioni di imprese e famiglie. Non è poi da escludere che archiviato il caso inglese si guardi agli altri punti deboli del panorama europeo. Essere preparati in termini di alleanze nel vecchio Continente e di buon governo a casa propria non sarebbe male per non finire nel mirino della speculazione. Il buon Cicerone definiva il buon governo una delle migliori virtù civiche. Tanto che immaginò che Scipione l’Emiliano il distruttore di Cartagine, nota bestia nera dei Romani, caduto nel sonno dopo una lauta cena con il vecchio amico Massinissa abbia sognato la ricompensa per aver bene operato in vita migliorando la vita collettiva: risiedere, dopo la vita terrena, sulla via lattea, ovvero il livello più alto e nobile del cielo.

Vale a dire che su questa terra il buon governo non deve aspettarsi ricompense se non il cambiamento in meglio della vita di tutti. A guardare questa Italia e questa Europa infrastrutture politiche… del tipo ciceroniano non se ne vedono ancora. Con gli scandali nostrani, poi… Pazienza, ma il guaio e’ che non si vedono nemmeno quelle opere che servirebbero per modernizzare la società europea. Quelle in grado di veicolare, con scelte politiche adeguate, nuova fiducia. Ed invece vanno realizzate se si vuole sfuggire a nuove ed imprevedibili turbolenze che diventino una minaccia peggiore della Brexit, l’Eurexit.

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