Raggi e Appendino dicano se accettano i voti di Alemanno e Borghezio

151410508-355dc559-02f8-4fdf-98d8-fa3900f79c2d

Ha ragione Luigi Di Maio quanto afferma che il diritto di voto è individuale e pertanto i candidati devono rivolgersi ai singoli elettori per convincerli con le loro proposte, i loro programmi, la loro scala di valori etici e di priorità amministrative. Il discorso, però, cambia quando illustri personaggi politici entrano in campo e fanno una pubblica dichiarazione di voto perché in quel caso una risposta diventa obbligatoria proprio per il rispetto che si deve portare ai singoli elettori che decidono anche in base alle alleanze, alle “vicinanze” o alle sotterranee connivenze.

Gianni Alemanno ha detto che a Roma è tentato di votare Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 stelle; a Torino, a sua volta, Mario Borghezio ha fatto sapere che con il suo voto cercherà di gonfiare le vele di Chiara Appendino, la pentastellata che proverà a rimontare su Piero Fassino.
Fermo restando che questa corsa al voto apparentemente neutrale, filtrata attraverso il costume italico intriso di trasformismo sin quasi dagli albori dell’unità, offre sempre più l’immagine di un vero e proprio mercato delle vacche che confidiamo non vengano colte da moria come nel famoso film di Totò, Peppino e la Malafemmina, una parola di chiarezza da parte dei candidati sarebbe opportuna altrimenti la titolarità individuale del diritto di voto e l’inviolabilità delle autonome scelte proclamate da Di Maio si trasformano in un ipocrita camuffamento della furbizia elettorale, pratica estremamente nota a quei “vecchi partiti” che lui, Grillo e il Movimento 5 stelle criticano, anche giustamente, a tutte le ore e anche più volte nell’arco dei sessanta minuti.

La Raggi ha il dovere, per chiarezza nei confronti soprattutto di quei cittadini l’hanno votata dando credito alla sua campagna contro il malaffare di Mafia Capitale e il malcostume di una attività amministrativa cominciata prima dell’ignavo Marino e che ha prodotto nella città un profondo degrado. Deve dire se accetta la dichiarazione di voto di un ex sindaco che a quelle vicende e a quelle pratiche da lei criticate avrebbe dato un contributo come denunciato dalle inchieste giudiziarie e dai rinvii a giudizio. La Appendino, a sua volta, deve spiegare se la sua idea di moderatismo nei modi, nelle parole e negli atti è in qualche misura conciliabile con le trovate configurabili come xenofobe che nel corso della sua lunga milizia leghista Borghezio ha messo in campo, come ad esempio gli insulti all’ex ministro Cecile Kyenge (ma si potrebbe anche ricordare l’antico passato in Ordine Nuovo o la “pulizia” a base di detergenti di un vagone dell’intercity Torino-Milano occupato da nigeriane o la “preghiera dello zingaro” recitata in comitiva a un raduno a Voghera, eccetera).
Qui non siamo più nel campo delle scelte individuali che sono sacrosante, ma in quello del posizionamento dei candidati che per aiutare gli elettori a scegliere devono dire cosa intendono fare, con chi e con il voto di chi. E’ evidente che in assenza di risposte tutti sarebbero autorizzati a ritenere che alla Raggi vada bene la gestione di Roma compiuta da Alemanno & compagni e che la Appendino riconosca legittimità democratica alle iniziative, su questo piano al contrario molto discutibili, di Borghezio.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Raggi e Appendino dicano se accettano i voti di Alemanno e Borghezio

  1. Mi sembra un interrogatorio di terzo grado che contraddice lo spirito libero di ciascuno di noi. Se lo subissi io, vi manderei a farvi un bagno di libertà del diritto di leggere ciò che vogliamo. Temo che per alcuni mantenere alcuni tabù serva per tutelarci dalle paure. Provate a convincervi che ci sono persone che non hanno paura di alcunché e che il popolo non è così ingenuo ed influenzabile. Lasciateci la libertà per la quale non solo Voltaire ma anche lo spirito libero dei socialisti si sono battuti.

Rispondi