Boccia (Confindustria) “in soccorso” di Renzi


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-di SANDRO ROAZZI-

Salpa verso il mare aperto la nave del nuovo corso confindustriale targata Boccia. Lo fa con gli applausi calorosi verso il Presidente della Repubblica Mattarella, quelli scroscianti per il predecessore Squinzi, quelli che accompagnano l’emozione visibile del neo Presidente quando saluta il padre imprenditore che l’ascolta.
Ma è il primo applauso che suggella la sintonia fra Boccia e la platea quando la relazione afferma che “si nasce piccoli e poi si diventa grandi”, concentrando in questa frase lo sforzo da compiere verso il futuro ed una sorta di manifesto a suo modo “riformista” del nuovo corso, assai benevolo con il Governo Renzi, dialogante con il sindacato, singolarmente sensibile ai nodi sociali del Paese…

Poco retorica, senza lamenti, Boccia lancia due segnali che certamente faranno sorridere Renzi e Padoan. La Confindustria, ricorda Boccia, si batte fin dal 2010 per il superamento del bicameralismo perfetto e la riforma del titolo quinto della Costituzione: “Questo traguardo oggi è a portata di mano”. La posizione sul referendum verrà decisa il 23 giugno ma già questa sottolineatura è tutto un programma. Le riforme del resto “non conta chi le fa, ma come sono fatte. E se le condividiamo, le sosteniamo”, più chiaro di così…Per Confindustria questo vuol dire liberare il Paese da veti di minoranze e da particolarismi.

Altro riconoscimento evidente riguarda l’Europa: “Se oggi la politica di bilancio in tutta Europa non è più restrittiva lo si deve all’azione dei governi italiani, soprattutto quello in carica”. Insomma appoggio al Premier ed al Ministro dell’Economia. L’Europa deve ritornare ad essere quella delle opportunità e dell’inclusione e qui i…numi tutelari richiamati sono certamente inusuali: il socialista Delors e Papa Francesco.

“Diventiamo esperti di futuro” sollecita Boccia, lo fa in una situazione non facile: l’Italia è ripartita ma non è in ripresa. Anche la domanda interna inciampa in continuazione come dicono gli ultimi dati Istat sulle vendite al dettaglio. Una risalita perfino “deludente” nella quale si fronteggiano due tipi di imprenditoria che Boccia definisce senza peli sulla lingua: chi ha innovato e va, chi fa della sopravvivenza il suo credo ed affonda. La parola d’ordine è ancora una volta produttività ma che si affianca alla esigenza di avere una politica industriale, terminologia scomparsa da tempo nel lessico imprenditoriale e politico ma che riemerge sull’onda della quarta rivoluzione industriale. E di conseguenza lo scambio salario-produttività viene collocato dal nuovo Presidente di Confindustria al centro dei rapporti da ritessere con i sindacati. Prima dei contratti ci si doveva intendere su questo e sul ruolo della contrattazione nelle imprese (nella quale si colloca anche il welfare aziendale). Oggi però “non si può interferire con i contratti aperti”. Vale a dire… non ci chiedete di sconfessare Federmeccanica. Forse però non basterà visto che le retribuzioni secondo l’Istat sono ai minimi dal 1982. Contratti fermi da anni come quelli del pubblico impiego, rinnovi nella tempesta come quello dei metalmeccanici lo spiegano. La replica sindacale non è univoca: la visione salari-produttività è “vecchia” per la leader della Cgil Camusso mentre il Segretario della Uil Barbagallo dà più importanza alla volontà di Boccia di riprendere presto il confronto diretto e di non chiedere aiuto al… Governo.
Forse anche alcune aperture sociali, inedite per quel contesto, potranno aiutare: l’accenno alle povertà, al salvataggio delle periferie, all’immigrazione come opportunità di sviluppo. Un mosaico di buone intenzioni che ha l’ambizione di star dentro un ruolo più progettuale di Confindustria anche per riguadagnare uno smalto un po’ sbiadito. Ora però tocca alla prova dei fatti.

 

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