Versalis, ultimo baluardo della chimica

-di SANDRO ROAZZI-

Quel che resta della chimica italiana domani è in sciopero. Otto ore e manifestazione a Roma per Versalis, l’azienda che Eni non ritiene più strategica, la cui produzione sta puntando sempre di più verso la chimica verde, vale a dire il futuro. Ultimo bastione della chimica italiana ma non presenza residuale sul piano industriale dunque. Una questione che richiama direttamente l’esigenza di ragionare anche in termini di politica industriale, la vera Cenerentola di un Paese manifatturiero che vuole restare tale ma che è fin troppo disattento sul piano governativo e politico su questo punto con l’alibi, assai fragile, che lo statalismo in economia è finito. Eni è disponibile a restare al 30% in Versalis chiedendo garanzie a chi subentrerà sul piano degli investimenti ed occupazionali(diversi stabilimenti sparsi per l’Italia e oltre 5000 addetti) ma è chiaro che non la considera nel core business del gruppo.
In pole position per acquistare è un fondo statunitense, da alcuni osservatori giudicato troppo piccolo per “pensare in grande”, il cui curriculum è quello di aver seguito per lo più imprese non certo di grande spessore, mentre non è neppure ben chiaro se ha la forza economica per acquisire davvero Versalis. Insomma chi non si fida, i sindacati in primis, non solo teme che si ammaini il tricolore definitivamente sulla chimica, ma che possano prender corpo intenzioni speculative invece che scelte industriali.
Inoltre chimica verde richiama relazioni di prospettiva importanti con l’ambiente e l’agricoltura. Una scommessa che non pare essere amata dal suo attuale proprietario, l’Eni, proiettato sempre più verso le attività estere riguardanti l’energia. La vertenza assume allora un valore che va oltre la difesa dei posti di lavoro. La mappa dei settori produttivi in Italia su cui poggia la produzione ha già perso pezzi importanti.
Vero è che il nostro tessuto produttivo è composto di tante piccole e medie imprese, ma se non si salvaguardano le attività che sono in grado di rimpiazzare settori maturi e obsoleti si rischia di ridurci ai margini dell’evoluzione industriale europea e mondiale. Va bene, certo, potenziare la ricerca come si comincia a fare, ma senza conservare le basi solide già esistenti potrebbe essere uno sforzo almeno in parte vano. “Speriamo che il Ministro Calenda possa valutare con maggiore concentrazione questa vertenza che riguarda più in generale il futuro industriale del Paese”, sostiene Paolo Pirani Segretario Generale Uiltec Uil. Già, per il Ministro fresco di nomina ecco la prima gatta da pelare e non da poco.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi