La fiducia di Padoan

-di SANDRO ROAZZI-

In un giorno particolarmente depresso per la borsa dove arrancano alcuni titoli bancari, il Ministro Padoan rilancia “l’operazione fiducia” rispetto alla decisioni che Bruxelles si accinge a prendere sulla richiesta di flessibilità avanzata dal Governo italiano.
Il ragionamento del Ministro dell’Economia è in sostanza che l’Italia ha le carte in regola anche perché lo scoglio del debito pubblico non è tale se si valutano da un lato i positivi esiti delle riforme varate e dall’altro da fattori “rilevanti “ come la dinamica dei prezzi e la pressione deflazionistica, l’acuirsi della crisi dei migranti, l’impatto negativo che avrebbe una politica di consolidamento di bilancio più marcata. U ragionamento che viene espresso da una lettera inviata a Bruxelles e nella quale si sottolinea anche la sostenibilità del debito nel lungo periodo e l’evoluzione dell’avanzo primario.

Questa sottolineatura non è certo nuova ma si manifesta proprio nel momento in cui Bruxelles sembra intenzionata ad offrire margini di flessibilità, ovvero risorse per la crescita aggiuntive, vicini a quelli chiesti dal Governo mantenendo però il dito puntato sul debito pubblico a rischio di procedura di infrazione. E’ in corso insomma una partita a scacchi nella quale però la mossa dello scacco matto per ora non dovrebbe convenire a nessuno. Le variabili in campo infatti sono molte, dalla Brexit al trattamento che verrà riservato alla Grecia. Se si arrivasse ad esempio ad una ristrutturazione sia pure graduale del debito greco, con che faccia l’Europa potrebbe “punire” l’Italia sullo stesso problema. Altre questioni inviterebbero inoltre alla prudenza: quella dei migranti che fa emergere timori destabilizzanti ovunque; il disordine bancario e la volatilità dei mercati; il perdurare della deflazione tanto temuta dalla Bce di Draghi.

E’ complicato insomma fare la voce grossa per chiunque. Resta il fatto che la partita rimane aperta. Su un punto però il governo italiano fa bene a non recedere: quando sostiene, sia pure fra le righe, che un nuovo giro di vite sul bilancio nei fatti comporterebbe una gelata dell’economia. Ovvero, basta con una occhiuta politica di austerità a senso unico. E forse il nodo cruciale sta proprio lì, specialmente se si vuol disegnare un futuro diverso per questa malandata Europa.

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