Quando cade un “eroe di carta”

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Come diceva Brecht «sventurata la terra che ha bisogno di eroi». Ma chi sono gli eroi di oggi? Forse è questa la domanda da porsi. Assistiamo troppo spesso alla creazione da parte dei media di veri e propri “eroi di carta”, funzionali a un “circo dell’informazione” che brucia tutto nel giro di poche ore, dimenticando il passato nella ricerca spasmodica di nuovi “fenomeni” da utilizzare in questa sorta di ordalia senza fine e finalità.

Pino Maniaci, giornalista di Telejato, era considerato un eroe dell’antimafia. Ora a carte scoperte, a intercettazioni pubblicate, l’immagine di uomo della legalità sembra sciogliersi come neve al sole (quando si parla di vicende siciliane meglio usare cautela, come ha spiegato con le sue opere Leonardo Sciascia perché il vero può essere solo apparente e l’apparente, al contrario, avere la forma del vero). Maniaci, come raccontano le cronache condite di registrazioni pubblicamente esibite, avrebbe chiesto soldi e favori personali ai sindaci di due comuni, concedendo in cambio trattamenti privilegiati nei suoi servizi televisivi. Le intercettazioni non sembrano lasciare spazio a molte interpretazioni; Telejato, al contrario, sostiene che si tratta di abili confezionamenti per eliminare lo “scassaminchia”. Nei video l’uomo riceve soldi in cambio di un interessato silenzio. Lo stesso uomo che, poi, “raccomanda” l’amante per trovarle posto presso una famosissima struttura sanitaria palermitana. La mafiosità si regge sull’esasperazione del concetto familistico: scambi di favori (voto di scambio compreso), vincoli cementati col sangue (non a caso di parla si “famiglia”), omertà (“cosa nostra”); si premiano gli adepti, si puniscono i “nemici” con una sola finalità: ricavare benefici, garantire il soddisfacimento di interessi personali e di gruppo, fare soldi. Quei video “sporcano” nella dimensione privata l’immagine che Maniaci aveva offerto di sé nella dimensione pubblica. Tutto, ovviamente, va preso con beneficio di inventario e partendo dalla presunzione di innocenza dell’inquisito. Toccherà al tribunale stabilire se quella esibita è la realtà o soltanto apparenza. D’altro canto, come rimava Manzoni, si può cadere tre volte nella polvere per rialzarsi puntualmente.

Rosaria Aprea, detta “Miss Coraggio”, titolo assegnatole nel 2014 a Miss Italia. Divenne testimonial della lotta contro la violenza sulle donne. La ragazza raggiunse tragicamente la notorietà nel maggio del 2013 dopo essere stata pestata per gelosia dall’ex fidanzato, Antonio Caliendo, che la colpì con un calcio provocandole la rottura della milza. Sembrava una parabola conclusa. Non sembra, però, essere così perché la vittima di ieri ha deciso di vestire oggi i panni del carnefice. La Aprea ha ricevuto un’ordinanza di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall’ex che l’aveva picchiata e che lei avrebbe tentato di investire con la propria autovettura.

La politica italiana di certo non è da meno. Beppe Grillo, si fa portavoce della sovranità monetaria, del riscatto del popolo. Risultati fino a ora: zero. Ha reso impossibile la creazione di una vera opposizione, che potesse magari davvero cambiare le cose. Propone referendum sull’euro, o meglio contro l’euro senza preoccuparsi di cosa verrà dopo e soprattutto senza preoccuparsi di dare un’occhiata alle leggi che di fatto impediscono una consultazione che non può essere convocata per cancellare trattati internazionali. Da qualche tempo a questa parte, a onor del vero, di abolizione della moneta unica non parla più. Parla, invece, molto di trasparenza, critica il Pd per la condanna di Renato Soru ma non lancia mai una aperta offensiva contro l’evasione fiscale e quando è stato “pizzicato” dall’Agenzia delle Entrate il suo concittadino Gino Paoli è immediatamente corso in suo aiuto manifestando umana solidarietà.

Bisogna forse riflettere sulla facilità con la quale viene attribuita la qualifica di “eroe”, prendendo anche atto che spesso l’eroismo si concretizza in una azione (e in conseguenze) inattesa anche per lo stesso protagonista. Chi sono gli eroi? In un paese così poco abituato al rispetto delle regole, spesso così definiamo persone che svolgono correttamente e onestamente il proprio lavoro. A volte è la semplice retorica del momento che ci induce ad abusare del termine. I marò, per esempio, sono vittime di una vicenda complessa, tortuosa e per loro anche dolorosa. Ma non sono eroi perché erano perfettamente a conoscenza dei rischi che incombevano sulla professione scelta. Nello svolgimento del loro lavoro, sono rimasti impigliati in un incidente drammatico, la morte di due pescatori. Di lì, anche per motivi politico-elettorali (non valgono solo in Italia, funzionano anche in India) sono diventati loro malgrado i protagonisti di una complessa vicenda diplomatico-giudiziaria. Di eroico c’è ben poco visto che con l’India si litiga sulla giurisdizione, cioè su chi debba processarli.

Bisognerebbe, in certi casi, recuperare un minimo di discrezione. La figlia di uno dei marò, Giulia Latorre, in un’intervista radiofonica ha annunciato che potrebbe partecipare alla versione omosessuale della trasmissione “Uomini e Donne” di Maria De Filippi. Per carità, nulla di scandaloso. I tempi, però, appaiono decisamente inappropriati. Probabilmente in totale buonafede, la ragazza si presta a una strumentalizzazione. Il circo mediatico la cerca e la corteggia infischiandosene della qualità delle sue scelte di vita, delle sue capacità. E’ solo “carne da pubblica macellazione”, il cognome che associandosi a un popolarissimo fatto di cronaca consente a una trasmissione di lucrare qualche decimale di share in più. Non siamo più al concetto sessantottino del “privato è pubblico”: quello era un principio che aveva una sua forza politico-sociale, era lo sberleffo in faccia al perbenismo clerico-fascista, alla gretta chiusura di una società per molti versi ancora arcaica. Ora il privato diventa pubblico in virtù di una logica commerciale. Viviamo con un occhio infilato in un gigantesco buco della serratura, allargato continuamente dai social media che non a caso hanno fatto la fortuna finanziaria di chi li ha inventati (e probabilmente di chi inventerà i prossimi). Siamo ben oltre la profezia di Andy Warhol che attribuiva a tutti gli abitanti della terra il diritto a poter contare almeno su un quarto d’ora di notorietà nella vita.

Insomma, bisognerebbe restituire a determinate parole il loro reale valore (e significato, ovviamente). E sulla velocità del consumo mediatico dovremmo provare a par prevalere la lentezza del pensiero meditato. Resta, poi, da capire perché in Italia ci sia così tanta fretta nell’attribuire la qualifica di “eroe” al primo malcapitato di turno. Forse perché di eroi veri in giro ve ne sono sempre meno. Meglio quelli di carta o di cartone.

Valentina Bombardieri

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