Le parole d’autore di Nenni: “epurazione”

valigeria

– Come? Hai messo su una valigeria?
– Sì. Capirai, con tanta gente che, dopo la Costituente, dovrà fare le valigie…

Giuseppe Scalarini, 13 aprile 1946

 – DI FRANCESCA VIAN –

 EPURAZIONE (24° puntata) 

Nenni rovesciato

Epurazione” nel significato di ‘estromissione di qualcuno per motivi politici’ diviene una parola abituale in italiano, dopo che, al X Congresso del partito del 1921, Lenin propone una čistka degli elementi più infidi, previa una verifica della loro condotta politica”. Il vocabolo russo non è facilmente traducibile: risulta più forte di epurazione, più debole di purga. La parola čistka ha larga diffusione nella stampa, viene tradotta con epurazione, almeno negli anni Venti, utilizzando un francesismo derivato dalla parola pur, già conosciuto nella lingua italiana, anche con significati corrispondenti (un attento studio è in Vincenzo Orioles, Russismi). Negli anni Cinquanta prevale purga e la parola sembra adatta soprattutto a definire quanto accade in URSS, benché Nenni la utilizzi anche diversamente.

Quando Lenin parla di čistkaPietro Nenni non è ancora socialista; egli però passa alla storia della lingua italiana, per avere reintrodotto epurazione in Italia, durante la seconda guerra mondiale, con il significato di ‘allontanamento dalle cariche o dalle funzioni pubbliche di chi è compromesso con il fascismo’. In questa accezione la voce è già accreditata a Nenni dai vocabolari. L’epurazione fu una delle sue grandi battaglie del momento.

La lotta implacabile contro ogni superstite influenza del fascismo, l’epurazione rigorosa dell’esercito, della polizia, della magistratura e di tutte le amministrazioni pubbliche” (Avanti!, 5-6 giugno 1944, ripubblicato in Vento del Nord).

Ci sono troppi fascisti in giro mascherati da antifascisti. Fioriscono agli occhielli troppi distintivi rossi, perché ciò non puzzi di opportunismo. (…) Tutto ciò deve cessare. Ogni lavoratore ha diritto al lavoro, sia che abbia una tessera di partito, sia che non ne abbia. I posti nell’amministrazione pubblica e privata si devono conquistare da oggi in poi coi titoli di studio di lavoro di diligenza di capacità, non coi titoli politici. L’epurazione noi vogliamo condurla non col criterio del “levati di lì tu che voglio venirci io”, ma col criterio di porre ad ogni posto di lavoro la persona più capace e la più onesta. I partiti non devono essere delle vetrine o delle botteghe, ma delle milizie; ci si entra per servire un’idea, non per servirsene. Lo scopo dell’epurazione non è la vendetta, ma la eliminazione dai posti di comando di chi ha tradito ieri e può tradire domani” (Avanti!, 12 giugno 1944, ripubblicato in Vento del Nord).

Il 31 luglio del 1944 venne costituito l’Alto Commissariato per l’epurazione, presieduto prima da Carlo Sforza, e successivamente da Pietro Nenni. “Su azione promossa da Sforza, numerosi senatori vennero dichiarati decaduti in quanto “complici” del fascismo (309 su 420)” (Gino Pallotta). Insomma qualcuno ha dovuto già fare le valigie, come auspicava Giuseppe Scalarini, il 13 aprile 1946, in questa bella vignetta (scalarini.it).

 “Per condurre a fondo la lotta interna per distruggere i resti del fascismo. Il governo ci ha dato due leggi, quella delle sanzioni e quella dell’epurazione. Noi domandiamo che queste leggi siano implacabilmente applicate in tutte le province e soprattutto nelle province dell’Italia meridionale. Ci sono troppi prefetti fascisti, che sono ancora al loro posto e che devono andarsene; ci sono troppi generali fascisti in posti di comando effimeri che potrebbero diventare covi di guerra civile, e che devono essere sciolti perché la nazione non tollererà nuove minacce di guerra civile. L’epurazione sarebbe, in definitiva, una commedia, se si arrestasse alle porte del Quirinale e dei Consigli d’amministrazione, e questo non è tempo di commedie” (Napoli, 3 settembre 1944, discorso al Consiglio nazionale del Partito Socialista, pubblicato in Una battaglia vinta, Leonardo, 1946).

Purtroppo per le generazioni presenti e future, l’epurazione non fu facile, e la macchina dello stato restò inquinata di tanti prepotenti, che avevano approfittato del fascismo, ed erano pronti ad approfittare anche della repubblica, benché forse preferissero la monarchia.

La prossima settimana sentiamo cosa ne pensa Nenni dell’esito di questa battaglia, con il verbo epurare, che Nenni utilizzò accanto all’aggettivo epurazione, già dal 1922.                                     francescavian@gmail.com

 

francescavian

3 thoughts on “Le parole d’autore di Nenni: “epurazione”

  1. Parole sante quelle di Pietro Nenni richiamate in questa puntata, soprattutto per chi ha vissuto quei drammatici momenti. A proposito di discriminazioni del fascismo posso citare le vicende di mio padre che nei primi anni trenta lavorava con carriola e badile alla costruzione di un canale e veniva continuamente minacciato di licenziamento perché non iscritto al partito fascista, ma mantenuto al lavoro dal capo cantiere perché lavoratore modello dal punto di vista della produttività, sia pure con l’invito persistente di iscriversi al partito fascista.

  2. In URSS, purtroppo, questa operazione di “pulizia” del partito e della società divenne eliminazione fisica di chiunque si allontanasse anche solo di poco dall’ortodossia del regime. Mi colpisce una frase di Nenni, che sembra in opposizione alle pratiche di un regime antidemocratico: “I posti nell’amministrazione pubblica e privata si devono conquistare da oggi in poi coi titoli di studio di lavoro di diligenza di capacità, non coi titoli politici….col criterio di porre ad ogni posto di lavoro la persona più capace e la più onesta.” Se venisse scritto oggi un manuale di etica professionale questa frase dovrebbe essere impressa per prima, in quanto più importante di tutte le altre. Ogni politico dovrebbe conoscerla a memoria, farla propria e testimoniarla difronte allo stato e ai cittadini. Ecco, per me dovrebbe essere così. Grazie, Francesca, per questa nuova bella puntata.

  3. Infatti, Luisa. Anche in tutti gli ingranaggi dello Stato, dovrebbe essere così. Io sono dipendente dello Stato da 24 anni. Molti, troppi continuano a “disfare” la macchina dello Stato che sono pagati per costruire. Vanno proprio contro, nel mio settore, all’articolo tre della Costituzione. Chi è fuori dalla Costituzione dovrebbe essere fuori dall’impiego nello Stato. E richiamando la frase di Nenni, “per diligenza e capacità”: basterebbe almeno la diligenza. Almeno quella. Grazie, Luisa.

Rispondi