-di SANDRO ROAZZI-
Moderata quanto si vuole, ma la ripresa continuerà in Italia. La pagella primaverile di Bruxelles questa volta è meno “aggressiva” del solito nei confronti del nostro Paese e le sue cifre sono assai vicine a quelle del Def predisposto dal Governo: 1,1% la crescita nel 2016 contro l’1,2% italiano. Le ombre riguardano soprattutto il debito pubblico che secondo l’Europa dopo rimanere inalterato quest’anno rispetto al 2015, mentre inizierà a scendere comincerà dal 2017 attestandosi al 131,8%.
C’è da chiedersi come mai questa prudenza da un pulpito che di solito tuona moniti e vede tempesta anche all’apparire di qualche nuvola sul cielo dell’economia. Una prima spiegazione probabilmente sta nelle condizioni economiche complessive del Vecchio Continente che non suggeriscono il ricorso ai proclami bensì la cautela nel procedere verso mesi ancora pieni di insidie per tutti. In secondo luogo il realismo con il quale il governo Italiano ha indicato le sue previsioni ha di per sè smussato eventuali spigoli nel giudizio europeo. Ma forse anche il delicato rapporto fra la Bce di Draghi e la Germania ha consigliato di non arroventare ancor di più il clima politico ed economico.
E’ un fatto che in queste condizioni la discussione sui margini di flessibilità che l’Italia chiede potrebbe procedere con minori difficoltà, così come nella prudenza di Bruxelles implicitamente si può rinvenire il riconoscimento che qualcosa da cambiare nelle regole europee c’è, anche se è difficile capire quando e se sarà possibile intervenire. L’impianto degli anni ’90 ormai fa acqua da tutte le parti, se non altro per la considerazione che lo spauracchio non è più che l’inflazione ma il suo opposto ovvero la deflazione, fino a spingere la Bce ad un’opera di supplenza mai vista. Non è un caso che diversi esperti invitano a considerare il fatto che per anni i consumi privati, pur…claudicanti, hanno perfino fatto meglio di quelli pubblici quando dovrebbe essere il contrario.
Ma è proprio Draghi, ancora una volta, a riportare l’attenzione sul vero problema quando sostiene che bisogna riattivare gli investimenti senza i quali si continuerà a navigare a vista. Investimenti come questione cruciale. Del resto l’aumento moderato del Pil di quest’anno per Bruxelles sarà dovuto ad una ripresina dei consumi interni. Per crescere di più, l’anno prossimo, servirà proprio la spinta degli investimenti. Pubblici e privati, ma questa prospettiva richiama anche la esigenza di un contesto di relazioni politiche e sociali diverso da quello seminesistente di oggi.