Due record, debito pubblico e povertà

 

-di SANDRO ROAZZI-                

Tutto possiamo dire dell’Italia ma non certo che non si faccia notare a suon di record. Oggi se ne registrano due, lontanissimi uno dall’altro eppure entrambi sintomo di un Paese che fa fatica a risalire la china.

Bankitalia ci comunica che a febbraio il debito pubblico è aumentato di 21,5 miliardi di euro toccando il picco di quota 2.214,9. Per giunta l’Istituto di via Nazionale ritocca anche il dato del 2015 portandolo al 132,7% del Pil , peraltro già previsto dal Governo nella revisione delle stime fatta qualche giorno fa. A far la parte del leone in questo aumento c’è  la scelta del Tesoro di accrescere le disponibilità liquide di 11,2 miliardi. Non è inconsueto che nei primi mesi dell’anno si faccia incetta di liquidità, a maggior ragione oggi con l’inondazione Bce… sarebbe un delitto non farla per acquistare soprattutto titoli di stato. E risparmiare in seguito. Resta il fatto che la crescita del debito pubblico aguzzerà la vista di Bruxelles e degli altri “guru” internazionali di peso come il Fmi sui nostri conti. Mentre sarebbe sperabile, come del resto si sbracciano Renzi e Padoan, che l’orizzonte del confronto sulle politiche economiche non resti ancorato ai soliti, logori  e perforati in vario modo, criteri rigoristici.

L’altro record invece è più angosciante. Eurostat segnala che gli europei considerati poveri passano in Europa dal 9% all’8,2%, con un calo dello 0,8%. L’Italia è in cima alla classifica con un 11,5% , ma soprattutto con un insignificante calo sul 2014 dello 0,1%. E pensare che qualcuno voleva anche ridurre  le pensioni di reversibilità, proposito ormai rientrato. Sono 7 milioni gli italiani che versano in condizioni economiche di “gravi privazioni materiali”. Il doppio della Germania, e quasi il triplo della Francia che rispettivamente mostrano tassi del 5% e del 4,5%. Ma questa situazione si  fa ancora più triste sul piano umano perché mette in luce che molto spesso chi è povero è anche solo, si va dal genitore single all’adulto  senza nessuno accanto. E’ il caso di dire che il tempo della solidarietà non è affatto finito, mentre quello del cinismo dovrebbe fare un passo indietro.

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