Le parole d’autore di Nenni:”il Cesare da Carnevale”

 – DI FRANCESCA VIAN –

 Il Cesare da Carnevale 

Carnevale Scalarini

Nenni ritratto 1933Oggi si decide se, buttato di sella il Cesare da carnevale, il paese deve ritornare alla pratica di una democrazia formale ed esteriore, o se si avvia ad una democrazia sostanziale, animata dal soffio potente della iniziativa popolare” (Noi non torniamo indietro, Avanti!, 28 novembre 1944, ripubblicato in Vento del Nord, 1978).

Il Cesare da carnevale è Mussolini. Pietro Nenni attinge sistematicamente per le immagini polemiche verso il fascismo da due aree: la criminalità e il Carnevale (con l’area attigua del teatro). Anche quando attinge dall’area della criminalità, la ridimensiona spesso in recita, chiamando Mussolini “capo-banda”. Il fascismo è “una commedia miserabile”, “il carnevale dannunziano”, “il carnevale mussoliniano”, “la follia carnevalesca”, il “carnevale fascista”, con “le marionette gerarchiche”. Anche Benedetto Croce si riferisce alla repubblica di Salò chiamandola “carnevalesco funereo neofascismo” (cfr tredicesima puntata).

Il nazismo è colossalmente brutale, ma non ha un’ideologia. Il fascismo rimane carnevalesco e godereccio anche in guerra” (Pietro Nenni, Taccuino 1942).

Randagi per venti anni attraverso carceri confino esilio, (…) ciò che ci feriva era il carnevale permanente di Palazzo Venezia, la commedia del vizio mascherato da virtù, della vigliaccheria impennacchiata, della ladreria sotto mentite spoglie spartane o francescane, dello scetticismo in veste di entusiasmo” (Avanti! 20 novembre 1943, ripubblicato in La battaglia socialista contro il fascismo, 1977).

 La vignetta di Giuseppe Scalarini del 1916 è inedita: rappresenta il dolore delle donne nella prima guerra mondiale, la loro maschera. Ferdinando Levi, figlio di Francesca Scalarini, anche a nome degli altri eredi, l’ha gentilmente trasmessa per il blog della Fondazione Nenni. Egli ha ricostruito l’ opera del nonno, con un paziente lavoro di dieci anni. Scalarini, conosciuto come il grande vignettista dell’Avanti!,  ha infatti  lavorato per circa cinquanta testate e la sua produzione è immensa. Immenso fu anche il suo rispetto delle donne: ad esse Scalarini eresse un altare ideale; davanti alle loro immagini inconsolabili, ogni guerra, ogni sopraffazione, ogni s-proposito dei potenti appare vuoto, ignobile, carnevalesco. Proprio a cospetto dell’esercito di donne beffate dall’imperialismo, dalla guerra, dal fascismo, Scalarini fa sorgere il desiderio insopportabile di una nuova era.

Carnevale deriva da “carne(m) levare”, “riferito in origine al banchetto d’addio alla carne, che si celebrava la sera innanzi il mercoledì delle ceneri” (Migliorini-Duro). E’ una parola medievale, diffusa in tante lingue: carnaval (spagnolo, francese, portoghese, olandese), carnival (inglese), Karneval (tedesco, svedese, danese), karnawał (polacco), карнавал (russo), eccetera.  Attingendo dalle immagini carnevalesche, senza bisogno di parole offensive, Nenni riesce a rendere l’idea grottesca del fascismo, non dimenticando ovviamente mai la sua natura criminale.

Il giorno in cui si diffuse la notizia dell’arresto di Mussolini, Pietro Nenni scrive: “Fu sempre un mistero per noi, che avemmo in giovinezza lunga dimestichezza col futuro duce se egli recitasse la sua parte prendendosi sul serio o ridendo di sé” (Avanti!, 28 aprile 1945, ripubblicato in Vento del Nord).

Tre giorni dopo, l’1 maggio 1945, la scrittrice Elsa Morante, nel suo diario, sembra rispondere al quesito di Nenni, descrivendo il capo del fascismo: “Dà più valore alla mimica dei sentimenti, anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare. (…) Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s’immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare” (Elsa Morante, Opere, Milano 1988). La descrizione da cui è tratto questo passaggio di Elsa Morante è stato il tema di una gag che circolava in Internet cinque anni fa. Non sapendo che l’autrice è morta nel 1985, poteva sembrare effettivamente un testo tutto riferito a Berlusconi. Solo alla fine della lettura, con un colpo di scena, si leggeva a chi era realmente diretto lo scritto polemico, che è stato opportunamente tagliato, ma non alterato.

Meglio diffidare sempre di chi si traveste da Giulio Cesare, quando è passato il carnevale.

Il prossimo appuntamento è con Il problema dei problemi.  francescavian@gmail.com

 

francescavian

2 thoughts on “Le parole d’autore di Nenni:”il Cesare da Carnevale”

  1. Questo testo di Francesca mi fa venire in mente racconti e commenti e indignazioni che sentivo da piccolo nella mia famiglia a proposito di fascismo e di carnevale. Durante il periodo di carnevale e in particolare l’ultimo giorno, alcune persone uomini e donne, giovani ma non solo, si riunivano nelle grandi cucine delle famiglie numerose (fino a 40 componenti) dei mezzadri della zona per fare quattro salti con la musica di una fisarmonica. Ad una certa ora arrivava una squadraccia di fascisti armati e a dir poco arroganti. Facevano inginocchiare i presenti e cantare “giovinezza” accompagnati dalla fisarmonica. Ero piccolo ma queste vicende mi impressionavano molto. Succedeva anche questo durante il fascismo.

  2. Mio padre parlava di burattini in camicia nera che andavano in giro a fare i prepotenti. Nei secoli i regimi autoritari hanno sempre temuto il riso, la comicità, la satira, perché “smascherano” il potere arrogante e violento, ossia gli tolgono la maschera (carnevalesca) che vorrebbe farlo sembrare positivo, efficiente, giusto. Grazie Francesca, questo “Cesare da carnevale” ci suggerisce di guardare sempre oltre la maschera e non farci ingannare dai travestimenti.

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