L’orecchio del padrone

-di ANTONIO TEDESCO-

La notizia lanciata da Il Foglio su di un possibile spionaggio all’interno del M5S apre scenari da “watergate” e contribuisce ad alimentare sospetti su di un “Partito ierocratico” guidato da un potente guru, ombra oscura di un Movimento/setta.

Grillo garantisce che Casaleggio non spia i propri cittadini/parlamentari e «la verità – sintetizza sul proprio blog – è che la paura sale per le amministrative e il fango è pronto per essere tirato contro il Movimento 5 Stelle». Grillo, si sa è uomo d’onore. Ma al di là del fatto specifico, nonostante le smentite del comico, c’è una “Spy Story” che avvolge in una nube oscura il Movimento Cinque Stelle, un partito in cui il dissenso non è ammesso e che lo ha sino ad ora “ostracizzato”.

Gli ultimi avvenimenti ci spingono a fare alcune riflessioni e a porci delle domande sul M5S che, nonostante tutto aveva introdotto nella politica alcuni elementi di novità ed aveva fatto della democrazia diretta (?), della trasparenza e della lotta alla casta i simboli di una nuova rivoluzione liberale.

  1. Le espulsioni dei deputati “dissidenti” sono in aperta contraddizione con alcuni articoli della nostra Costituzione: il secondo comma dell’articolo 1 che attribuisce la sovranità al popolo che la esercita nei modi previsti dalla Costituzione, cioè le scelte elettorali; il 49 che attribuisce ai cittadini il diritto di organizzarsi democraticamente in partiti per concorrere alla politica nazionale (ma il carattere dell’organizzazione democratica appare estraneo a un partito che non tollera dissenso); il 67 che considera il parlamentare rappresentante della nazione e di conseguenza vieta il vincolo di mandato, un principio che Casaleggio e Grillo pubblicamente non amano, che cancellerebbero volentieri; anzi lo modificherebbero nella sostanza perché il vincolo deve esserci ma con loro.

  1. L’uso strumentale del concetto di democrazia diretta: “l’uno vale uno” oggettivamente nel web in salsa casaleggiana viene puntualmente smentito e i tanti “uno” vengono piegati al volere dell’”Uno” (con l’iniziale maiuscola).

  1. E’ pensabile che la nuova forma di partecipazione democratica si possa articolare solo attraverso un blog? O il web, al contrario, non dovrebbe essere uno strumento, insieme a tanti altri, al servizio dei cittadini (di tutti i cittadini) che vogliono essere coinvolti nella politica? Il fatto è che quello virtuale è un mondo molto manipolabile. Si pone, allora, una questione enorme relativamente alla reale libertà dell’elaborazione e dell’espressione del pensiero (articolo 21 della Costituzione) e al suo possibile (e tecnicamente realizzabile) controllo centralizzato (con conseguente manipolazione o, nel peggiore dei casi, cancellazione).

  1. Esiste oggettivamente un aspetto oscuro nel rapporto tra Casaleggio e la politica ed è sintetizzabile in un quesito: è lui che mette al servizio del partito la sua competenza professionale, o è il partito al servizio dei suoi interessi economici e di potere?

  1. Questo è il momento giusto per affrontare con chiarezza il problema delle regole evitando di commettere gli stessi errori compiuti a proposito della disciplina del conflitto di interessi. Le forme della politica non possono essere trasformate (come è avvenuto con Tangentopoli) a colpi di inchieste giudiziarie o di commissioni di indagine parlamentari; possono essere riformate solo attraverso la definizione di regole che obblighino chi si ritrova o si ritroverà nella condizione Casaleggio (e Grillo) a garantirci con documenti alla mano, verificabili e controllabili da tutti, il rispetto dei criteri di trasparenza e dei principi di legge (a cominciare da quelli costituzionali). Non si tratta di una questione ad personam ma di un problema generale: se questo (o anche questo) è il futuro, allora dobbiamo avere delle regole che ci impediscano di replicare gli stessi errori già commessi con il conflitto di interessi scoprendo solo a posteriori i pericoli che corre una democrazia quando al governo arrivano protagonisti avvolti in una nube di opacità (non per scelta personale, ma per condizioni oggettive). Non una normativa contro qualcuno semmai proposta al culmine di una polemica politica come quella annunciata tempo fa nel pieno del “caso Quarto” dal Pd, ma un intervento che restituisca ai cittadini il “piacere” della politica attraverso partiti trasparenti nelle forme di finanziamento, affrancati dal peso di “relazioni pericolose” con poteri forti e fortissimi (soprattutto finanziari: non è bello che un presidente del consiglio abbia tra i suoi ospiti fissi alla Leopolda un “mago della finanza” o più “maghi della finanza”), al riparo dalle manipolazioni (o, addirittura, colonizzazioni) nell’uso degli strumenti della web democrazy. Come direbbero i Pink Floyd, si tratta di rendere chiaro il lato oscuro della luna: e forse non a caso uno tra i pezzi più belli di quell’album era Money.

Antonio Tedesco

Rispondi