Il dramma delle case di riposo

-SILVANO MINIATI-

Da tempo abbiamo segnalato il rischio dell’imbarbarimento della società italiana come conseguenza della crisi economica e sociale che investe tutta l’Europa. Coloro che avevano letto i nostri ammonimenti come il parto un tantino fantasioso dei soliti profeti di sventura dovrebbero oggi compiere uno sforzo per confrontarsi con i fatti che sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.

La situazione più sconvolgente è quella degli anziani alla ricerca di una sistemazione abitativa. Possono subire la deportazione dal centro verso la periferia e finire in casermoni con palazzi senza ascensore, con barriere architettoniche e quindi nella condizione di murati vivi. Murati vivi e soli in quanto isolati dal mondo, non più in grado di andare personalmente all’ufficio postale o a fare la spesa. Giornate intere senza scambiare una parola con qualcuno, e quindi spesso vulnerabili e vittime incolpevoli del primo lestofante che cerca di entrare in casa loro.

I parenti non si vedono e non si sentono se non in qualche rara occasione o qualche fine settimana per visite all’insegna del “mordi e fuggi”. Porti un dolcetto magari un fiorellino, saluti e te ne vai. Arriva poi il giorno della scomparsa vera e i parenti si ritrovano tutti attorno al defunto, magari nella speranza che ci sia qualcosa da spartirsi.

Il comportamento di molti parenti non nasce da cinismo o cattiveria, ma da una condizione sempre più pesante e per niente gradevole. Con la applicazione dell’ISEE e la applicazione della norma che individua i famigliari come tenuti al mantenimento, la situazione si è fatta davvero pesante.

Ricoverare un anziano in casa di riposo è diventata davvero un impresa. Com’è noto, in casa di riposo si paga una retta che può essere coperta da un concorso multiplo di risorse provenienti, una parte dalla pensione, dal contributo del tenuto al mantenimento e per la parte che rimane eventualmente scoperta, dal contributo del comune. Il contributo del comune dipende dal contenuto dell’ISEE e quindi dal reddito del tenuto al mantenimento.

In molti casi, un figlio o una figlia monoreddito è costretto, al momento del ricovero, a sottoscrivere una clausola nella quale si impegna a pagare un contributo pari a X. Un pari a X che nel suo ammontare trasforma il monoreddito in reddito del tutto incapiente rispetto a nuovi aggravi.

Abbiamo così centinaia di casi di persone che pur sopportando sacrifici pesantissimi non riescono a pagare la loro quota di mantenimento. Il comune non ha i mezzi , e quindi non paga. Alla casa di riposo che bussa a soldi, il comune risponde invece scaricandogli addosso nuove persone da ricoverare.

Si tratta spesso di cittadini veramente disastrati: tossicodipendenti, ammalati di AIDS in fase avanzata, ex ricoverati in strutture manicomiali, alcolizzati, il tutto parcheggiato in casa di riposo in attesa di tempi migliori. La casa di riposo si trasforma in poco tempo da quella che era una struttura accettabile (una casa di riposo non potrà mai essere una reggia) in una sorta di inferno dantesco dove la vita è impossibile per i pazienti, ma anche per il personale dipendente. In questo caos, proliferano anche iniziative di “fai da te” delle quali parleremo inseguito.

A Roma, sono infatti tanti coloro che utilizzando una o due stanze disponibili ci piazzano dei lettini e prendono anziani domiciliandoli, a 1500/1900 euro mensili. Il proprietario dell’appartamento, se è persona brava e con un minimo di cuore rende una permanenza davvero pesante, più accettabile, se è uno che lo fa solo per soldi, limita i movimenti, rifiuta qualsiasi richiesta considerandola pretesa assurda, e se troppo insistente, non esita a legare l’anziano al letto.

Se c’è ancora qualcuno che considera queste affermazioni non vere, beato lui , ma almeno apra gli occhi. Una volta si diceva che la civiltà di un paese si misurava da come tratta gli anziani. Oggi non ci rimane che chiederci se davvero abbiamo qualche possibilità di essere considerati un paese civile.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

4 thoughts on “Il dramma delle case di riposo

  1. E’ UNA SANTA VERITA’ E LE ISTITUZIONI NON FANNO NULLA.
    HANNO CREATO SOLO BUSINESS CASE RIPOSO PRIVATE A PREZZI
    IMPROPONIBILI E BADANTI……….AVETE PROVATO?

  2. PARLATENE, POTREMMO COSTITUIRE COMITATI PER SALVAGUARDARE
    L’ASSISTENZA DEI NOSTRI ANZIANI AMMALATI……….HANNO DIRITTO DI UN POSTO
    IN STRUTTURA MA I POSTI NON CI SONO……..SVAMA, CARTE, ECC FATTE PER NULLA……..
    E’ UNA GIUNGLA, RARISSIMI CHE NE PARLANO E DENUNCIANO QUESTO……….

    1. Sono disponibile per tutto, compreso chat case di riposo. Ma io non smanetto bene. Ci va qualcuno che smanetta bene. Giosuele

  3. E’ davvero terribile. Dopo aver girovagato 1 anno in mezzo a sti schifosi dipendenti pubblici dei vari enti, sono riuscito a mettere mia madre in una casa di riposo di Torino. Però è uno schifo. Anche li ci tengo una badante 6 ore al giorno per darle conforto. Ho provato a creare sinergie con parenti di altri ” ospiti” ma sono tutti una banda di minchie moscie. Qualcuno ha notizie di chat su case di cura?. Auguri, Giosuele

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