Le parole d’autore di Nenni: “tendenza”

tendenza

– di FRANCESCA VIAN –

  TENDENZA

In italiano, il sostantivo tendenza esiste già dalla fine del Settecento come “attitnenni fumettoudine verso qualcosa”. Nenni opera un calco semantico, cioè trasferisce nella parola italiana “tendenza” il significato del termine politico francese “tendance”. “Tendenza” si specializza così in “orientamento che si sviluppa all’interno di partiti o organismi politici”.  La parola nuova compare dal 27 luglio 1921, quando Nenni relaziona sulle tendenze del sindacato francese, riunitosi a Lilla: “L’oratore è stato molto applaudito dai compagni della sua tendenza”.

Louis, rappresentante degli scaricatori di porto, scrive Nenni il giorno dopo, “ha rilevato l’artificiosità di critiche che non tengono conto della realtà e che sono di natura assolutamente cerebrale, perché nel fatto molte volte i maggioritari sono assai più fervidi nell’esercizio dei loro doveri che i minoritari. (…) Il militante Jaquemin, né maggioritario, né minoritario, mette in rapporto l’asprezza della contesa fra le due tendenze, (…) con l’affievolirsi della forza dell’organizzazione.” Il risultato delle tendenze è il seguente: “Ridotti ormai a una funzione secondaria nella vita sociale francese, i sindacati che contavano due anni fa più di due milioni di organizzati e non ne contano ora più che 700.000, sono in questo momento il teatro di una lotta di tendenze alla quale tutte le esigenze della lotta antiborghese sono sacrificate”.

Per i partiti francesi, la tendenza è vista da Nenni come una malattia: “In questo primo Congresso seguito dalla scissione di Tours il Partito socialista che è in convalescenza non poteva affrontare, senza grave pericolo i dibattiti di tendenza” (Avanti!, 2 novembre 1921, pagina 1); “Il Partito comunista francese, aggregato di tendenze diverse (…), per tre anni non ha fatto che esaurire ogni sua attività nella lotta intestina delle tendenze, e ha proceduto fra espulsioni e beghe che hanno ridotto a una misera cosa la sua influenza fra le masse” (Avanti!, 3 gennaio 1923, ripubblicato in La battaglia socialista contro il fascismo, 1977).

Amaramente, in pieno fascismo, Nenni estende all’Italia la parola tendenza, parola che ha per lui una connotazione fortemente negativa (diversamente, invece, da “corrente”): “Storia di ieri i Congressi tenuti sotto il grandinare dei colpi per discutere se c’era più stile a prenderle gridando ‘Viva la dittatura del proletariato’ o zufolando in sordina il turatiano inno dei lavoratori. (…) Storia di ieri il lusso delle tendenze mentre la casa bruciava. Storia di ieri le nostre scissioni, quando non c’era più da difendere che un patrimonio morale, comune a tutti. (…) Non ci si ostacoli, nel lavoro che dobbiamo e vogliamo fare, gettandoci fra i piedi, come moneta buona, (…) le false patacche delle scissioni. (…) Questo insegna la polemica sul passato, e può essere così un ponte sull’avvenire” (Il Quarto Stato, 12 giugno 1926, ripubblicato in op. cit.).

Alle divisioni, Nenni contrappone una Concentrazione di forze antifasciste, “le forze che corroderanno e vinceranno il fascismo, e alle quali già, in potenza, la vittoria appartiene, se è vero che dal grande carcere ch’è l’Italia di oggi, (…) viene al mondo civile, un solo e profondo anelito di libertà” (in “La libertà”, 2 settembre 1928, ripubblicato in op. cit.; l’immagine “La bandiera con lo stemma della monarchia sabauda sventolò per venticinque anni sull’Italia ridotta ad un carcere”, è tratta da Mario De Micheli, Scalarini, Comune di Reggio Emilia, 1974).

Al Congresso socialista di Firenze, l’11 aprile 1946, durante la durissima battaglia per la repubblica, Nenni torna sulle tendenze: “Io non sono nel Partito l’uomo di nessuna tendenza. In questi mesi non ho partecipato che molto indirettamente alle lotte di tendenza. Sono andato in giro per le province mettendo la mia modesta autorità a disposizione del Partito nella lotta elettorale e tenendomi lontano dai convegni dove in campo chiuso si affrontavano le varie tendenze attorno a delle mozioni di cui solo gli iniziati avvertono le differenze e gli scopi. Però devo dire fermamente che così come non sono l’uomo di nessuna tendenza, sono l’uomo di una politica. Per parte mia non darò il mio consenso che a una politica socialista, la quale resti profondamente ancorata al concetto che il socialismo diviene attraverso l’opera della classe lavoratrice tutta intera”, nel “presupposto che il Partito socialista è responsabile delle azioni di tutta la classe lavoratrice e non soltanto della parte piccola o grande che direttamente controlla” (Pietro Nenni, Una battaglia vinta, Leonardo, 1946).

Due mesi dopo, Pietro Nenni ottiene la repubblica.  Una vittoria non certo di tendenza, e nemmeno di partito: una vittoria per tutti.

 Torniamo presto sulla repubblica, con contestualità.         francescavian@gmail.com

francescavian

2 thoughts on “Le parole d’autore di Nenni: “tendenza”

  1. Pietro Nenni, dal “suo” aldilà, sarà molto contento, perché una studiosa, come Francesca Vian, sta analizzando il suo pensiero politico attraverso il linguaggio, con cura e precisione.
    La studiosa regala a noi che la leggiamo pagine belle e interessanti. E io La ringrazio.

  2. Carissima Maria, e carissimi anche tutti gli altri che avete scritto, Silvio, Luisa, Felice, Annamaria, Roby, Carla, Gian Luigi, devo dire che i commenti sono la ricchezza di questa pagine: siete riusciti a dare vita al pensiero di Pietro Nenni, più di quello che posso fare io che mi concentro sull’analisi storica. Avete dato valore alle idee “sulle quali siamo ancora disposti a combattere”, usando le parole di Luisa. Sono ancora all’inizio delle tante parole e battaglie di Nenni e quindi per me sono un grande sollievo gli aspetti inediti e preziosi che sottolineate.

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