Quale sinistra per l’Italia?

-di CESARE SALVI-

Probabilmente Sanders non diventerà presidente degli Stati uniti, e difficilmente il partito laburista di Corbyn avrà la maggioranza alle prossime elezioni in Gran Bretagna. Tuttavia quanto sta avvenendo in quei paesi è di straordinaria importanza.

Soprattutto (ma non solo) i giovani chiedono un cambiamento profondo, su una piattaforma che richiama molti aspetti della socialdemocrazia dell’ “età dell’oro”, e si rivolgono ad anziani e sperimentati uomini politici, come Sanders e Corbyn, che hanno mantenuto per decenni un atteggiamento coerente con i punti alti di quella storia.

Qualcuno ha detto che si profila un nuovo “riallineamento” negli orientamenti degli elettori simile (e naturalmente inverso) rispetto a quello che portò alla vittoria di Reagan e Thatcher. È presto, naturalmente, per dire se questa ipotesi è fondata. Anche nell’Europa occidentale ci sono segni di questa direzione (Spagna, Portogallo). Mentre le socialdemocrazie ancora subalterne mostrano crescenti segnali di crisi (Germania, Francia).

E in Italia? Finora la disaffezione a sinistra ha condotto a una crescita enorme dell’astensionismo(si è messo tra parentesi che nelle recenti elezioni regionali sia in Emilia Romagna che in Toscana ha votato meno della metà degli elettori). Ma ancora manca una convincente (e non residuale) politica di alternativa a sinistra.

L’iniziativa che ha assunto lo (strano) nome di “Cosmopolitica” presenta certamente aspetti positivi, a cominciare dalla grande partecipazione alle tre giornate di dibattito. Si è voluto intanto dare un segnale di unità, anche provando ad allargare le forze coinvolte (oltre i promotori: Sel e i parlamentari usciti dal PD).

Sono stati indicati valori e prime linee di una possibile piattaforma programmatica, con indicazioni chiaramente “a sinistra”.

C’è stato però un sostanziale rinvio sulle scelte politiche più rilevanti. Come ha scritto il Manifesto, “il vero congresso arriverà a dicembre. E così il vero simbolo, il vero nome e le vere regole democratiche”. Un rinvio probabilmente inevitabile, se non altro perché per ora sono fuori forze significative della sinistra italiana, o di quello che ne resta (“Possibile” di Civati, che anzi ha deciso di “proseguire il percorso per diventare un partito”, aprendo il tesseramento per il 2016, Rifondazione, la sinistra socialista). E tuttavia non va dimenticato che non è il primo (speriamo che non sia l’ultimo) evento, preannunciato come quello del nuovo inizio, che si conclude con un rinvio.

Inoltre, è evidente che i nodi da sciogliere, anche tra i promotori di “Cosmopolitica” non sono pochi. Non solo la leadership ( un giovane, e quale, o un “vecchio”?), ma soprattutto la forma partito e i rapporti con il PD.

Quanto al primo aspetto, la scelta sarà tra insistere sullo scioglimento di tutti i soggetti esistenti, o adottare invece un modello che contemperi il pluralismo con il principio “una testa un voto”. La prima ipotesi indubbiamente comporterebbe il permanere di divisioni a sinistra, a mio avviso dannose; e del resto significative esperienze europee (Germania, Francia, Grecia) sono nate con modalità federative.

Il secondo aspetto è il più delicato, anche perché è legato a decisivi nodi programmatici non ancora sciolti nemmeno tra i promotori di “Cosmopolitica”, e tuttavia decisivi per affrontare in modo serio e credibile i prossimi e importanti passaggi (referendum costituzionale, elezioni politiche). Mi limito a segnalare due di questi nodi: l’Europa, e il modello di democrazia da contrapporre alla legge Renzi-Boschi.

Sul rapporto con il PD, il “lodo Galli” è intelligente, ma non sufficiente. Com’è noto, il parlamentare uscito dal PD ha detto: è inutile discuterne, tanto con la nuova legge elettorale non sono previste coalizioni, e quindi bisogna comunque correre da soli. Tuttavia è chiaro che il problema rimane, come dimostra la vicenda di Milano, sia perché prima delle elezioni politiche (se non saranno anticipate al 2017) ci saranno altre elezioni amministrative, e regionali, sia perché è chiaro (ed è emerso anche dal dibattito di “Cosmopolitica”) che ci sono opinioni diverse, e che l’esito del referendum costituzionale sarà al riguardo molto rilevante.

Bisognerà insomma andare oltre gli “eventi”, pur utili, come quello di “Cosmopolitica”, e cercare di arrivare, con tenacia e spirito unitario, al “dunque”, anche rinunciando a qualche eccesso di spettacolarismo da un lato, di politichese dall’altro.

Il punto da tenere sempre presente è che il popolo di sinistra in Italia ancora esiste, ed è numeroso (ricordavo prima i dati sull’astensionismo). Ma è molto diffidente: teme soprattutto l’ennesimo tentativo di auto salvataggio di un ceto politico, come quelli che si sono ripetuti dal 2008 in poi.

Le energie e lo spirito combattivo visti all’Eur sono un segnale positivo, che richiede però, fin dai prossimi mesi, un atteggiamento di apertura agli assenti, coerenza e intelligenza.

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