Le parole d’autore di Pietro Nenni (dodicesima puntata)

dodicesima puntata
di Francesca Vian –

LA POLITICA DELLA PRESENZA

Bisogna fare, come è possibile e a prezzo di qualsiasi sacrificio, la politica della presenza; bisogna cioè che l’antifascismo sia presente sul piano internazionale e sul piano nazionale; che sia presente sul piano politico e su quello sociale, malgrado gli sforzi disperati che il fascismo fa per farci tacere. Poiché la politica della presenza dia i suoi risultati (lenti, ma sicuri) sono necessarie due cose: una teoria giusta e una tecnica adeguata” (Avanti!, 2 luglio 1932; ripubblicato in La battaglia socialista contro il fascismo, 1977).

La questione che ci rimane da esaminare in rapporto a quello che abbiamo chiamato la politica della presenza. Dei partiti momentaneamente vinti e sbandati come i nostri, dei partiti fuori legge (…) ora raramente nella storia della emigrazione si vide un movimento così compatto come il nostro, e tanto capace di devozione e di sacrificio. C’è oggi una tendenza a sottovalutare tutto quello che si fa, c’è anche una certa tendenza a dire che tutto questo non conta nulla e non cava un ragno dal buco. Guai al partito se esso si lascerà guadagnare da questo pessimismo, da questo romanticismo piccolo borghese, di cui una delle forme più insidiose è quella che si esprime nel consiglio pseudoeroico: – Basta con i giornali e coi discorsi, ci vogliono delle bombe.

Tutte le emigrazioni socialiste hanno conosciuto queste crisi di pessimismo e queste forme di disperazione e hanno vinto perché hanno saputo respingerle e vincerle con una grande risolutezza. All’estero c’era un’altra battaglia da combattere ed era di smascherare il fascismo. Anche questa battaglia è stata condotta con molto successo. La parola del nostro partito è risuonata ammonitrice e incitatrice nei Congressi internazionali e in centinaia di grandi riunioni proletarie. La stampa socialista di tutto il mondo ci ha offerto la più larga ospitalità per fare luce sulla situazione del nostro paese. In questo settore il successo dei libri antifascisti è stato anche più decisivo. Per misurare l’importanza dei risultati raggiunti basta considerare la rabbia e l’accanimento con cui il fascismo ha cercato di ostacolare questa azione. Le Cancellerie di tutta Europa sono piene delle scartoffie mussoliniane con cui la dittatura protesta contro la libertà consentita alla propaganda socialista e antifascista italiana” (Avanti!, 16 luglio 1932; ripubblicato in La battaglia socialista contro il fascismo, 1977).

Presenza deriva dal latino prae sum: “Sono (sum) innanzi (prae)”, “sono davanti”, “sono qui”. La “presenza” antifascista di Nenni, durante l’esilio francese, fa quasi commuovere. Nel 1942, nel cuore della guerra, sulle pendici dei Pirenei, stampa sei numeri di un “Nuovo Avanti”. La figlia Giuliana lo aiuta a poligrafare, la moglie Carmen imbusta e spedisce. I francesi intercettano un numero; Albonel, l’aiutante del commissario che lo arresta, ha nella sua libreria “Six ans de guerre civile en Italie” di Pietro Nenni: più presenza di così! Chiudono Nenni in prigione per qualche giorno, e poi lo spediscono al confino sul Massiccio centrale, dove impara cos’è la solitudine, fino a quando riesce, correndo ostinatamente in bicicletta per gli uffici del Massif Central, ad avere l’autorizzazione per far avvicinare la famiglia. Sceso dalla bici, scrive: “Sono così contento che mi pareva stasera di ritrovare il volto dei miei in ogni ricamo di nuvole sospeso sui monti” (Taccuino 1942).

Qualche giorno dopo scrive che la disfatta (dei fascisti) è “scritta nelle cose”. Nenni ha una grande passione per le “cose”: ci ritorneremo più volte perché per lui sono una filosofia. L’unica “cosa” che si poteva fare nel ventennale esilio delle forze antifasciste, nelle prigioni, nei confini, nel silenzio forzato delle proprie case, era quella di esserci, di essere presenti, di stare “prae”, davanti, con risultati che Nenni definisce “lenti, ma sicuri”, per il suo consueto ottimismo politico (checché ne dica lui, che spesso si è definito pessimista, a causa della durezza estrema della sua infanzia).

Il grande vignettista dell’Avanti! Giuseppe Scalarini, il 6 novembre 1916, in piena censura di guerra (le censure sono tutte uguali), tratteggia il signor “Affarismo” che ha storto e annodato tutte le penne (l’immagine è tratta da Mario De Micheli, Scalarini, Comune di Reggio Emilia, 1974); eppure Scalarini, continua a present-are il suo straordinario dissenso alla guerra, così come – durante il ventennio – la “presenza” del pensiero antifascista cammina e cammina, “malgrado gli sforzi disperati che il fascismo fa per farci tacere” (Pietro Nenni).

Il prossimo appuntamento è con neofascismo. francescavian@gmail.com

francescavian

5 thoughts on “Le parole d’autore di Pietro Nenni (dodicesima puntata)

  1. Quella di Nenni era” la Politica della Presenza”; oggi siamo” alla politica dell’assenza” e, forse, all’assenza della politica.Molto bella la vignetta di Scalarini. Stiamo conoscendo ed apprezzando diversi aspetti di Pietro Nenni. Direi anche l’aspetto poetico. Bello ” quel ritrovare il volto…in ogni ricamo di nuvole…Grazie.

  2. E’ incr4dibile la grande perseveranza di Nenni, nonostante tutto. Oggi sembra invece prevalere l’accidia. Grazie Francesca

  3. Più si leggono le cose di Nenni, che tu hai tolto dalla polvere, più si riscontra l’attualità del suo pensiero, la sua metodica di leggere la realtà.

  4. Grazie, molto bello anche questa volta. Leggendo ho pensato che un atteggiamento di grande responsabilità e partecipazione, nei rapporti sia fra le persone che fra i paesi, è espresso da una semplice frase: “Io ci sono”.

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