LA CRISI DI RENZI E DELLA DEMOCRAZIA

RENZI-GIUSEPPE TAMBURRANO-

Il “disastro” elettorale è più grave di quanto sembri. Infatti agli astenuti, e cioè a coloro che non sono andati a votare, bisogna aggiungere i cittadini che sono andati al seggio e hanno messo nell’urna scheda bianca o nulla.

            Da una ricerca effettuata e da nostri conteggi risulta, ad esempio, che in Liguria su 1.357.540 elettori hanno votato in 688.014, cioè il 50,68%; le schede bianche sono 7.010, cioè l’1,01% e le nulle 22.752, cioè il 3,30%. Prendiamo un’altra regione per la quale siamo riusciti ad avere il quadro elettorale completo, l’Umbria: elettori 705.819, votanti 391.210, cioè il 55,42%. Le schede bianche sono state 5.139, cioè l’1,3%, le nulle 12.359, cioè il 3,15%.

            Insomma, se alle astensioni aggiungiamo i voti nulli, il PD è sotto il 25% che è stato dato contando solo le astensioni.

            In ogni caso, coloro che vogliono avere i dati completi sottraggano dal numero dei votanti i voti validi andati ai partiti ed avranno il numero delle schede bianche e nulle, e il disastro emergerà in tutta la sua reale gravità perché meno della metà degli elettori si riconosce nel sistema rappresentativo vigente.

            Un risultato catastrofico non solo per alcuni partiti, ma per il sistema politico che è “accettato” da meno della metà dei cittadini. Ovviamente, dopo le espressioni ipocrite di rammarico, tutte le caselle del potere regionale saranno riempite, anche quella di De Luca in Campania.

            La democrazia italiana è stata a lungo una delle democrazie più partecipate. Il crollo dei votanti è dunque di per sé un segnale di crisi politica.

            Negli Stati Uniti, quando nelle elezioni del 2012 l’affluenza alle urne è crollata dal 57,48% del 2008 al 49%, nessuno ha messo in dubbio che il crollo fosse un segnale della crisi della presidenza Obama. E così non si possono nutrire dubbi che il crollo della partecipazione alle nostre regionali è un segno clamoroso della crisi del governo Renzi, sottolineato più direttamente dalla forte perdita di voti delle liste PD e indirettamente, ma eloquentemente, dalla tenuta di 5Stelle e dal successo di Salvini.

 

 

 

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