Democrazia sempre più delegata, e noi cittadini?

vittorioemiliani-VITTORIO EMILIANI-

La prima, e per ora unica, volta in cui il governo pose la fiducia su di una riforma elettorale fu, nel 1953 per far passare la legge maggioritaria subito battezzata legge-truffa dalle sinistre all’epoca fieramente proporzionaliste. Legge-truffa per modo di dire: bisognava che un partito o una coalizione conquistassero il 50,1% per godere del lauto premio di maggioranza, alla Camera restavano le 4 preferenze, al Senato il collegio uninominale. Il 50,1 non il solo 40 % e coi capilista nominati come prevede l’Italicum. Così si potrà governare normalmente con decreti e leggi senza doverle “blindare” con la fiducia. Governare a colpi di fiducia è ormai normale. Le leggi approvate con questo catenaccio furono appena 9 su 100 col governo Prodi I (1996-98), scesero ancora col governo D’Alema e a zero con l’Amato n.2, per balzare fino al 45 % con Monti (alle prese però con una vera emergenza con lo spread schizzato oltre quota 500) e fissarsi al 44,78 nel solo 2014 con Renzi. Cioè un voto di fiducia ogni 12 giorni. Fra decreti legge e leggi col catenaccio della fiducia, le proposte di iniziativa parlamentare sono per contro pochissime, sempre meno. Mentre aumentano le leggi delega al governo con paletti incerti. Ne escono leggi confuse che richiedono valanghe di decreti legislativi attuativi.
Per far funzionare bene un Parlamento non si può scaricare ogni provvedimento sull’aula. Ma questo succede quando le opposizioni non si fidano della maggioranza e non fanno approvare più quasi nulla in commissione, in sede deliberante o legislativa. Nell’ultima legislatura della Prima Repubblica, il 54,7 % delle proposte di legge risultava ancora approvato in commissione e il 45,3 in aula. Nella scorsa legislatura il rapporto si è clamorosamente ribaltato: appena il 15,1 % in commissione e l’84,3 % in aula. Potete immaginare gli ingorghi. In questo clima di diffidenza “armata” fra governi e critici od oppositori parlamentari il numero degli emendamenti ingigantisce divenendo molto spesso ostruzionismo non dichiarato. Infine interrogazioni e interpellanze parlamentari. Si accusava il governo Berlusconi perché aveva risposto soltanto ad un 40 % di esse. Il governo Renzi ha risposto a meno del 25 % delle richieste di chiarimenti. “Maglie nere”, Lorenzin (3 risposte ogni cento interrogazioni), Padoan e Giannini (4 risposte). Ma che ci sta a fare anche una Camera elettiva? In fondo è un fastidio.

Ps: oggi l’ex presidente Napolitano ha rimpianto il Mattarellum “legge elettorale che diede risultati eccellenti”. Ma subito dopo ha detto che dall’Italicum non si può tornare indietro. Sono un po’ frastornato, lo confesso.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Democrazia sempre più delegata, e noi cittadini?

  1. Caro Emiliani….da quando i Democratici (tutti intendo quelli reali nel paese) hanno rinunciato a porsi il problema della necessità di un partito democratico organizzato (ed ormai sono più di 40 anni di ritardi ) in cui il primato del pensare e dell’operare fosse affidato ad un “Ordine di idee” pienamente Democratiche, per poi trarrne metodo e ordinamento sostanziale, di carattere politico, innanzi tutto nel funzionamento in ogni suo aspetto e competenza di un nuovo, ed anche per molti aspetti inedito, partito. Di fatto in questo <> si è rinunciato tutti ad entrare con rinnovato impegno, in un epoca nuova, in cui l’utilizzazione di un corretto ed idoneo metodo scientifico potesse permette lo struturarsi, (per primo,) di nuovi sostanziali paradigmi e cognizioni teoriche e contenuto di equo diritto e di dovere, a partire dalla formazione, necessaria all’intendere e pensare del singolo individuo, ed in ogni altra tipologia del suo relazionarsi con le cose del suo tempo e con se stesso. In sostanza la diffusa convinzione e l’affermarsi di un idea che far politica fosse solo amministrazione e compromesso ha trasformato e subordinato lidea stessa di compromesso e di amministrazione ad ogni sorta di pensare ed agire spregiudicato e sensa ne metodo scientifico ne contenuti etici, lasciando che ciascuno secondo le sue esigenze e punti di vista, spesso solo di comodità occasionali, personali o di clan, le potesse trasformare in occupazione permanente di posizioni nel sistema istituzionale e di governo. Ed anche quando questo nelle sue forme migliori (come nel caso del On.Pres. Napolitano) si è tradotto in una qualche forma di paternalistica “sagezza” si è dimostrato ed ancora si dimostra, al dunque, sostanzialmente inefficace a produrre ciò che effettivamente è e continua ad essere assente. Ed assente, è un soggetto politico nuovo che sia nei contenuti di intendere e pensare, coerente e funzionale all’ ordine democratico di tipo sostanziale. Un intendere e pensae che deve essere elaborato da un moderno intellettuale collettivo, organico ai diritti ed ai bisogni umani, capace per sua natura e finalità, di far coincidere <<l'Ordine del pensare democratico ( con ogni sua declinazione, per come anche filosoficamente ed idealisticamente si è storicamente espresso nella storia del nostro paese) con l'elaborazione (e rielaborazione) di un ordinamento comportamentale e funzionale, capace di unire le molte forme di diversità del pensare Democratico in un unitario progetto di governo e indirizzo umano di progresso, sapendo rendere consapevole ciascuno della concreta esigenza di concordare e determinarsi sulle priorità, imposte dalle contraddizioni, dai limiti e ritardi insiti nella realtà storica, metodologica e cognitiva, anche degli stessi Democratici per come fino ad oggi si sono formati ed espressi in quanto Cittadini. Ciao

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