-ALFONSO ISINELLI-
Ancora una volta i sondaggisti italiani hanno visto male: nessuno di loro aveva minimamente pronosticato una così larga affermazione del PD di Matteo Renzi: non si vedeva un singolo partito sopra il 40% dagli anni ’50, dai tempi della DC. In sei mesi di gestione Renzi, seppur in una tornata elettorale dove l’astensionismo è stato elevato come non mai (otto milioni e mezzo di elettori in meno rispetto alle politiche del febbraio 2013), il PD ha saputo guadagnare oltre due milioni e settecento mila voti in più rispetto a Bersani, arrivando vicino a quei dodici milioni di suffragi raccolti nelle politiche del 2008 dal PD la prima volta che si presentò alle elezioni sotto questa veste, segretario Veltroni, e che sembravano una vetta ormai inaccessibile per il partito.Invece, se si andasse oggi alle elezioni politiche, è probabile che quella soglia verrebbe superata. Solo la Lega ha aumentato, non solo in percentuale, ma anche in termini assoluti, i voti rispetto all’anno scorso. Per tutti gli altri, M5S in testa, è stata una débâcle, inaspettata soprattutto per Grillo. E poi c’è stata, come abbiamo già accennato, l’astensione: mai in una tornata elettorale nazionale avevano votato così pochi elettori: il 57% per cento, se a questo numero si aggiungono le schede nulle (numerose nelle circoscrizioni del Sud) e le bianche, il non voto si attesta al 47%, praticamente la metà del corpo elettorale. Certo molto ha influito la disillusione verso l’Europa, vista come un ingombro burocratico, lontana dai problemi quotidiani, che ormai ci accomuna agli altri paesi del continente, dove il voto di protesta ha attecchito alla fine molto più che da noi. In Francia, Gran Bretagna, Danimarca, Finlandia, come primo partito si sono affermate formazioni di destra dichiaratamente anti europee con il Front National di Marine Le Pen e l’UKIP di Nigel Farage in prima fila. Un segnale più rassicurante arriva dall’area mediterranea, dove sia in Grecia che in Spagna, a fronte di una pesante sconfitta dei socialisti, c’è stata una vittoria di partiti critici ma non contrari all’Unione Europea: Syriza in Grecia è diventato il primo partito, mentre nella penisola iberica la somma di Izquierda Unida e la sorpresa Podemos, il braccio politico degli indignados, che nell’ultima stagione hanno occupato le piazze spagnole, sfiora il venti per cento. La speranza che un’altra Europa sia possibile.