Rai in svendita

 

Rai-Tv

-VITTORIO EMILIANI-

 

Non so se appartengo al cosiddetto “partito Rai”, certo l’ho conosciuta a fondo e anche amata in quattro anni di CdA, devo dire che, era diversa da quella di oggi, più solida, con buoni bilanci, alti ascolti e prime file di manager ancora notevoli (erano quelli cresciuti con la riforma del 1975, molti socialisti). Però questa storia di Renzi che ad una emittente di Stato in difficoltà coi conti, con una evasione del canone (il più basso d’Europa) per la quale il governo non ha fatto e non fa nulla, chiede, oplà, 150 milioni di euro perché i sacrifici li fanno tutti, e se non li ha, che venda Rai Way la società delle torri, mi sembra lunare. Il 49% di Rai Way noi l’avevamo ceduta nel 2001 ai texani di Crown Castle per la bella cifra di 724 miliardi di lire al netto delle tasse (quindi 360 milioni di euro press’a poco, già depositati alla Chase Manhattan Bank), operazione cancellata da Gasparri, ministro killer per conto di Berlusconi che nel frattempo aveva vinto le elezioni.

Vendere ora un bene così strategico per “fare cassa” e dare al premier 150 milioni significa svenderlo. Il bello è che Renzi subito dopo sostiene che non vuole più una Rai soggetta al governo e ai partiti. Ma quello che chiede non è un colpo mortale all’autonomia aziendale della Rai medesima?…Mah. La sensazione di avere a che fare con dilettanti allo sbaraglio cresce ogni giorno di più. Una azienda è una azienda, accidenti, mica un’opera pia. Poi che si debbano fare tagli e risparmi non v’è dubbio e però esiste anche un contratto di servizio biennale – in fase di rinnovo – che obbliga la Rai a fare parecchie cose costose e non remunerative: per esempio tutta l’informazione regionale, radio e tv. Certo ci sono centri Rai sovradimensionati, a cominciare da quello enorme di Firenze creato da Ettore Bernabei vicino all’Autosole, e tuttavia non li ridimensioni in quattro e quattr’otto. Ci vuole un piano pluriennale, serio e incisivo che, per esempio, riporti la Rai a produrre in proprio anziché appaltare all’esterno.

fondazione nenni

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