Plus ça change, plus c’est la même chose

Foto Tamburrano

– GIUSEPPE TAMBURRANO –

Il primo passo è fatto, e alla grande. Matteo Renzi con una valanga di voti è stato eletto segretario del PD. Resta il secondo passo, quello decisivo: la Presidenza del Consiglio. Ma prima ci sono le europee e il PD potrà misurare la sua “forza propulsiva”: un successo sarebbe inevitabilmente attribuito alla leadership di Renzi. Forte dei due successi a lui spetterebbe – anche per Statuto del PD – la Presidenza del Consiglio.

Qui vi è l’intoppo: che non è tanto la forza di Letta quanto la legge elettorale che va cambiata per la sua turpitudine e perché vi è una sentenza della Corte Costituzionale.

Correttamente – e abilmente – Renzi ha proposto 3 modelli: il “sindaco d’Italia”, il Mattarellum e lo spagnolo. Ne parlerà con i leaders degli altri partiti e potrà orientarsi efficacemente. Questa è la road map. Fatta una nuova legge elettorale, le dimissioni del governo Letta sono inevitabili e dopo le elezioni verrà spalancato il portone di Palazzo Chigi, anche in virtù dello statuto del PD, a Matteo Renzi.

Ma qualche nuvola scura resta all’orizzonte. Renzi si è attribuito un potere di intervento negli affari del governo che ha mandato in bestia (si fa per dire) il “mite” Letta. Ma il peggio deve ancora venire: Renzi discuterà di una nuova legge elettorale anche con Berlusconi che per ora si è tenuto le mani libere sul modello preferito.

E così avremmo Berlusconi di nuovo in campo? Il berlusconismo è l’espressione dell’Italia moderata-conservatrice, maggioritaria: dominante, tranne brevi momenti (la Resistenza, il primo centro-sinistra) dall’Unità. Dunque non è facile ridurne l’influenza

Che questa sia la prospettiva appare molto probabile – e realistico –. Se Renzi e Berlusconi si accordano sul sistema spagnolo, il tempo per ridisegnare i collegi sarà quello necessario per consentire a Letta di sloggiare, alla componente alfaniana di tornare a casa in Forza Italia e al Parlamento di approvare la nuova legge elettorale.

E così il povero Napolitano potrà tornarsene alla sua amata Napoli: “tutto cambia perché tutto resti”.

E la sinistra? Non potrà neppure sfogarsi contro Renzi che è il segretario stravotato del PD e il “sole dell’avvenire” resterà nei cuori di tanti italiani.

Giuseppe Tamburrano

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Plus ça change, plus c’est la même chose

  1. E aggiungo: nel caos del PD i due massimi leader storici sono silenti.
    D’Alema non ha ancora concluso la vendemmia?
    Veltroni ha deciso di trasferirsi definitivamente in Africa?

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