Dalla padella nella brace

costa politica

-di ALFONSO ISINELLI-

Visto che nei sei mesi passati dalla presentazione del disegno di legge governativo sul finanziamento pubblico ai partiti, il Parlamento, come preventivabile, aveva tergiversato (e visto che Renzi da neo segretario del PD, voleva subito cogliere la palla al balzo), Enrico Letta, prendendo tutti in anticipo ha trasformato il disegno di legge in decreto, rendendolo immediatamente operativo.

Ma resta sempre il nostro dubbio sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti (saremmo l’unico paese in Europa, Svizzera a parte). Non sarebbe bastato adottare veri e stringenti criteri di controllo, costringere i partiti a riformarsi? Altrimenti non è come buttare via il bambino con l’acqua sporca?

Visti i risultati delle ultime elezioni, dove tra grillini, astensionismo, schede bianche e nulle, si è superato il 50% degli elettori e che è altamente improbabile che la maggior parte dei votanti per i partiti “tradizionali” abbiano intenzione di concedere il loro 2 per mille, la politica si illude di vivere con quello che verseranno i loro iscritti, una somma inevitabilmente irrisoria?

E non sarà più facile fare politica per i ricchi, che oltre a metterci i propri soldi, potranno sfruttare, le dichiarazioni dei redditi dei cittadini più abbienti?

E sarà una politica migliore, alimentata da caste e interessi particolari?

Siamo proprio sicuri che per lisciare il pelo all’opinione pubblica, non cadremo dalla padella nella brace?

Alfonso Isinelli

 

 

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